Siamo in Finlandia nella seconda metà degli anni ’90 ed un gruppo di ragazzi, apprese le lezioni del power metal da parte di maestri come gli Helloween ed i ben più classici Iron Maiden e Judas Priest, decidono di fondare la propria band e battezzarsi Tricky Beans.
Dopo i consueti cambi di formazione interni, e l’ispirazione proveniente dai compatrioti, Stratovarius la band cambia nome in Sonata Arctica e, nel 1999 pubblica l’album d’esordio intitolato “Ecliptica” facendosi subito conoscere sia terra finnica che in Europa.
Il seguito di questo album, perfettamente in equilibrio tra atmosfere power e synphonic metal, è “Silence” (2001) del quale oggi vi voglio parlare:
… of Silence: si tratta semplicemente di un minuto d’introduzione ad una delle tematiche dell’intero album, l’importanza del silenzio appunto, basata su di un breve discorso narrato dalla voce di Nik Van-Eckmann e dalla tastiera di Mikko Härkin.
Weballergy: velocità, tastiera e batteria lanciate a mille e la voce di Tony Kakko che si erge al di sopra dei silenzi assordanti. Insomma, il sound che tutti i fan della band finlandese hanno imparato a conoscere ed apprezzare sin dal precedente “Ecliptica”.
Più che apprezzabili i vorticosi assoli di tastiera e chitarra firmati da Härkin e da Liimatainen, il testo poi è una “poesia selvaggia”in pieno stile Sonata Arctica.
False News Travel Fast: intrecci melodici ed eterei aprono le danze a quella che, se analizzassimo solo il titolo, potrebbe essere una delle frasi più vere di questi ultimi tempi sul versante dell’informazione in generale.
La poesia qui si tinge con i colori più tipici del fantasy, si parla infatti di libri di racconti e specchi di tragedia, e cita apertamente la copertina con la frase “walking cross snowfields”. Guardare, ed ascoltare, per credere! Da ricordare poi l’intervento del compatriota Timo Kotipelto (voce degli Stratovarius) nell’ultima strofa.
The End of This Chapter: un telefono squilla, risponde una giovane donna (Renay Gonzalez), ma dall’altra parte una voce lugubre (Nik Van-Eckmann) risveglia in lei i ricordi di un inquietante passato.
Dopo il breve dialogo la combo tastiere, adeguatamente effettate con riverberi e delay, e voce narrano della folle gelosia e della rabbia dell’uomo per la fine della relazione. Una spirale corale di sentimenti negativi divisa in sei capitoli che si protrae fino alle più tragiche conseguenze.
Black Sheep: chitarra, tastiera e batteria sono, ancora una volta, lanciate a mille verso un altro testo che parla della natura e delle misteriose creature che la abitano.
Soprannaturali, a volte di difficile comprensione, ma con sentimenti ed emozioni più che umani come l’amore e la confusione. Anche qui l’affiatamento ed il virtuosismo di Härkin e Liimatainen è una garanzia!
Land of the Free: corale e speranzosa, la canzone ha non pochi richiami fantasy pur essendo chiaramente dedicata alla realtà che ci circonda.
Last Drop Falls: una intro che mischia perfettamente atmosfere acustiche ed altre più eteree accoglie l’ascoltatore. A primo ascolto potrebbe sembrare una canzone d’amore, invece si tratta di una power ballad di dolore.
Il protagonista viene lasciato dall’amore della sua vita, che ora è tra le braccia di un altro, e si rende conto del tremendo inganno in cui è incappato. L’assolo di chitarra poi, è leggermente meno virtuoso e veloce rispetto agli altri del disco, ed accompagna perfettamente il dolore che traspare dalle parole del frontman.
San Sebastian: dopo l’intermezzo precedente, si ritorna alle consuete velocità e sinfonie tipiche del power metal, ma non si abbandonano le tematiche dell’amore.
Il protagonista, infatti, era follemente innamorato di una ragazza, ma non si è mai dichiarato a lei perché aspettava il momento giusto. Purtroppo il tempo è passato, e anche tanto, ed ora i suoi cieli sono grigi.
La troppa attesa gli è stata infatti fatale, il sole di San Sebastian scalda qualcun altro mentre lui è sposato con la luna. L’assolo ed i cori finali sottolineano perfettamente il dolore e la profonda tristezza dello sfortunato protagonista di questa storia.
Sing in Silence: poteva mancare, visto il titolo di questo album, una canzone come questa? Ovviamente no! Ah, post scriptum, ve l’ho già detto che parla di una ragazza, la classica cocca dei genitori, che si perde nel labirinto della droga?
Anche qui l’assolo di chitarra, firmato sempre da Liimatainen, si discosta leggermente dai canoni della mera esecuzione tecnica per abbracciare l’emozione.
Revontulet: il titolo finlandese, significa infatti aurora boreale, appartiene ad uno stupendo e breve strumentale di circa un minuto e mezzo dove possiamo sentire la band scatenarsi su velocità, arpeggi e scale folli.
Talullah: dolci e malinconiche note di piano avvolgono l’ascoltatore come un freddo abbraccio. La band, ispiratissima, scrive un altro pezzo su un amore non corrisposto.
Lei è bellissima, lui le aveva promesso il mondo, le aveva dato il suo cuore, ma ora è tutto finito ora che lei ha lasciato per sempre la sua mano. Nonostante il dolore di lui lei, piangendo, lo guarda e gli sorride tristemente per l’ultima volta.
Lo sguardo di lui indugia sulla figura di lei che ora danza con un altro, molto probabilmente incapace di provare ciò che lui ha provato, ma cerca di essere contento per lei che sta andando avanti. Ma si sa, siamo umani, e la gelosia è sempre dietro l’angolo.
Lacrime negli occhi e gelo nel cuore la canzone si potrebbe riassumere con la strofa è più facile vivere da soli che aver paura che il tempo sia finito. Toccante come poche.
Wolf & Raven: dall’amore più romantico e tormentato si passa all’odio ed alla vendetta più pura con vaghe tinte horror. Un classico della band.
The Power of One: canzone conclusiva dell’album, da ricordare i pezzi bonus nelle varie edizioni successive per anniversari eccetera, che sfiora i 12 minuti e regala momenti di pura poesia sospesa tra l’elettricità delle chitarre e l’etereo del cantato e delle tastiere. Uno dei pezzi, sia a livello strumentale che lirico, più belli dell’intero disco.
Giudizio sintetico: immagino che ora il genere power metal, a molti, possa risultare sorpassato ed anche un po’ noioso viste le tantissime sfumature, variazioni e soprattutto band. Ritengo comunque che “Silence” sia veramente un ottimo disco che mostri tutti i lati di una band valida, più ai tempi che ora, come i Sonata Arctica.
Copertina: si tratta di due disegni divisi. Da una parte c’è un albero in mezzo alla neve mentre, in lontananza, una figura si allontana lasciando le sue orme sul bianco manto. Dall’altra, un paesaggio più primaverile con una buia notte illuminata dalla luna e da una stella cadente. Anche qui c’è la misteriosa figura di prima.
Etichetta: Century Media Records
Formazione: Tony Kakko (voce), Jani Liimatainen (chitarra), Tommy Portimo (batteria), Marko Paasikoski (basso) e Mikko Härkin (tastiera) oltre ai musicisti aggiuntivi già citati
Vanni Versini – Onda Musicale