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14 giugno 1995: a soli 47 anni muore il grande Rory Gallagher

William Rory Gallagher nasce a Ballyshannon il 2 marzo 1948 e muore a Londra il 14 giugno 1995. E’ stato un chitarrista e cantante irlandese.

Inizia a suonare la chitarra all’età di nove anni ispirato da grandi bluesman come Muddy Waters, Leadbelly e da musicisti folk come Woody Guthrie. Nella seconda metà degli anni sessanta Rory si trasferisce a Londra dove da vita ai Taste, con il bassista Eric Kitteringham e il batterista Norman Damery, entrambi provenienti dagli Axels, con i quali incide anche del materiale pubblicato solo successivamente in Tattoo.
 
In seguito la formazione cambia con l’ingresso di Richard McCraken al basso e John Wilson alla batteria. Con la nuova band Rory incide tre album in studio e due dal vivo, tra cui una formidabile esibizione al Festival dell’Isola di Wight. I Taste, forti di un hard blues muscolare e grezzo (ne è un esempio la rilettura di Sugar Mama, da Taste), si avvicinano ai grandi trii del momento come Jimi Hendrix Experience e Cream.
 
L’album On The Boards riesce  meglio del precedente e permette a Gallagher di spiccare come eccellente chitarrista, cantante acutissimo, autore dallo stile particolare, sassofonista e armonicista.
 
I Taste si sciolgono nel 1971 per volontà di Gallagher, deciso ad avviare quella che sarebbe divenuta poi una stupenda carriera solista. McCraken e Wilson crearono così gli Stud. Il primo dei due intraprende in seguito una buona carriera da sideman con Kevin Ayers, Medicine Head e altri, mentre del secondo si perdonole tracce.
 
Gallagher ingaggia quindi il bassista Gerry Mc Avoy e il batterista Wilger Campbell ad affiancarlo, ed esordisce con un buon album omonimo nel 1971, contenente Sinnerboy, proseguendo poi con l’ottimo Deuce, contenente alcuni classici come I’m Not Awake Yet, Used To Be, Don’t Know Where I’m Going e soprattutto Crest of a Wave.
 
Dopo un album dal vivo nel 1972, nel 1973 viene pubblicato Blueprint, album di buon successo nel quale figurano anche i nuovi musicisti Lou Martin alle tastiere e Rod De’Ath alla batteria.
 
Nello stesso anno esce anche Tattoo, altro album di buon successo, nel quale la band si diletta a sperimentare diversi stili, con eccellenti risultati. L’album presenta canzoni a sfondo R’n’B tinto di jazz (come They Don’t Make Them Like You Anymore), funk (Livin’ Like a Trucker), oltre a pezzi acustici (20:20 Vision, Who’s That Coming), ma anche heavy (la famosa Cradle Rock) e ad alcuni capolavori come Tatoo’d Lady e A Million MIles Away.
 
Nel ’74 viene pubblicato un altro album live, Irish Tour, giudicato quasi all’unanimità come il suo capolavoro ed è proprio per le sue funamboliche esibizioni dal vivo che Rory Gallagher diventa idolo delle masse.
 
Nel 1975 esce Against the Grain, un album hard rock intermezzato da alcuni splendidi pezzi acustici, tra cui la rilettura di Out on the Western Plain.
 
Nel 1976 incide “Calling Card“. Questo album si contraddistingue per essere uno degli album più eterogenei di Rory Gallagher, nel quale sfiora persino il jazz e, grazie all’amicizia con Roger Glover, arriva a sperimentare anche un sound simile a quello dei Deep Purple nella canzone Moonchild.
 
Dopo la pubblicazione del succitato album abbandonano la band Lou Martin e De’Ath, costringendo Gallagher a continuare con il solo batterista Ted McKenna.
 
Nel 1978 giunge quindi Photo-Finish, album che spazia tra molti generi e che sforna ottime canzoni come Shadow Play, Overnight Bag, Cruise On Out e Shin Kicker, tutte di carattere prevalentemente hard rock, pur essendo influenzate da altri generi: Cruise On Out contiene evidenti riferimenti al rock’n’roll. Fuel to the Fire, inoltre, ricorda molto A Million Miles Away.
 
Jinx, del 1982, è un buon album, per il quale si aggiungono due nuovi elementi quali Dick Parry, sassofonista che ha contribuito anche a The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd, e Brinsley Schwarz alle tastiere: tuttavia il sound, anche a causa della nascita del nuovo rock elettronico, risulta un po’ obsoleto e Gallagher decide di cercare di dare il meglio sul palco, dove ripropone il meglio del suo repertorio, riprendendo anche le canzoni dei Taste.
 
Dopo ben cinque anni Gallagher torna in studio per incidere Defender, che evidenzia un forte ritorno al blues, così come l’album seguente, Fresh Evidence.
 
Nel 1994, la dipendenza dagli alcolici lo costringe a subire un trapianto di fegato che non ha però un buon esito. Rory Gallagher muore il 14 giugno del 1995 all’età di 47 anni in seguito a complicazioni dovute all’intervento. Il giorno della sua morte tutte le televisioni irlandesi interrompono i programmi, persino la BBC. I suoi funerali vengono trasmessi in diretta nazionale.
 
Nel 1996 viene pubblicato il primo album postumo, Blue Days for the Blues. Altre pubblicazioni postume sono BBC Sessions, che contiene registrazioni inedite sia dal vivo che in studio, e Wheels Within Wheels, pieno di outtakes e brani acustici eseguiti assieme a numerosi ospiti.
 
A Rory Gallagher è dedicata una canzone del cantautore irlandese Christy Moore dal titolo Rory Is GoneJimi Hendrix, durante un’intervista immediatamente dopo l’esibizione al Festival di Woodstock, alla domanda: “Cosa si prova ad essere il miglior chitarrista del mondo?“, risponde: “Cosa ne posso sapere? Fareste meglio a chiederlo a Rory Gallagher“.
 
 

— Onda Musicale

Tags: Deep Purple, Jimi Hendrix, Roger Glover
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