Mi ricordo di quel lontano pomeriggio del 2003 quando vidi alla televisione il buffissimo videoclip di “Shpalman” di Elio e le Storie Tese che parodiava quello de Le Vibrazioni, era praticamente ovunque, ma non lo passavano così spesso in radio o in televisione, o forse non avevo fortuna.
“Cicciput” è infatti il settimo album di Elio e le Storie Tese, un gruppo che credo non abbia bisogno di presentazioni. Gruppo discusso, amato, odiato, ma comunque dei signori musicisti sempre in grado di dire, e dare, qualcosa. Mi sono dilungato anche troppo perciò diamo un’occhiata alle tracce e facciamo un piccolo salto indietro nel tempo.
Cicciput: sotto le note della sigla di “Miami Vice”, “Crockett’s Theme” di Jan Hammer, si apre l’intro del disco. Una telefonata in cui il cartomante Gennaro D’Auria dice ad una signora di pregare l’angelo dei soldi, ovvero “Cicciput”, da “pregare dalle ore 21 di sera, baciare tuo marito e poi dire Cicciput”.
Budy Giampi: entra finalmente in gioco la voce di Elio, qui distorta dal vocoder, e gli strumenti delle Storie Tese che si scagliano, con la loro ironia e senso dell’umorismo, contro la pena di morte citando anche Gianni Nannini (“Fotoromanza”). Al cantato si contrappongono delle “urla” di un condannato, “la mia morte non ridarà la vita a nessuno”, momenti da big band e, dulcis in fundo, la voce di Enrico Ruggeri che cita la sua “Nessuno tocchi Caino” lamentandosi del fatto che gli Elii non sono stati seri come lui. Il cantautore milanese viene poi “riportato all’ordine” dalla compagna Andrea Mirò con la quale ha scritto e cantato il brano già citato.
Gimmi I: dopo un inizio che assurdo è dire poco la voce di Elio, questa volta, ci racconta l’altrettanto assurda storia di Gimmi il pedofilo, con tanto di coretti femminili, che viene linciato da folla di genitori inferociti, “bastoncino pim pum pam”, ma le cose non sono quello che sembrano a volte. Il pedofilo, infatti, “era il cognome!” come viene cantato in inglese dal cantante americano Ike Wills. Wills racconta anche la storia di un’altra vittima dello stesso errore, come racconta un “commosso” Ruggeri, ovvero “Fabiana I****amorti”. Ulteriore sorpresa finale, tra i cori e gli assoli del mitico Cesareo, è l’identità nel narratore, “Luigi, o meglio, Gianluigi, Gianluigi Bomba Atomica”, ed una barzelletta narrata da Faso & friends piegati in due dal ridere. Come del resto lo ero io la prima volta che ho ascoltato questa canzone!
Fossi figo: qualche anno prima che Gianni Morandi avesse tutta questa visibilità su Facebook, seria o meno, a me piace ricordarlo grazie a questo fantastico duetto con Elio. I due cantanti parlano dunque, alla maniera degli Elli ovviamente, dell’estrema importanza che la società odierna dà al look con tanto di “palestra”, “addominale”, “capelli” e chi più ne ha più ne metta! Ciliegina sulla torta l’assolo di un mitico Cesareo che ripercorre le note suonate da Brian May (Queen) in “Bohemian Rhapsody” ed il coro che strappa l’ultima risata sganasciata.
Cani e padroni di cani: si ritorna al tema della pena di morte con le lamentele di un uomo che la darebbe volentieri a chi lascia le feci dei propri amici quadrupedi per terra. Profetiche le parole delle prime strofe che recitano urlando “cani e padroni di cani, posso stringervi le mani molto forte in uno strumento di tortura e di morte? Perché ho appena pestato una merda di cane che ora è un tutt’uno con le righine delle suole delle mie scarpe sportive nuove”. Che fare ora? A parte esplodere la soluzione è a portata di mano, in tutti i sensi! Per terra infatti c’è un “bastoncino di ghiacciolo consumato da una giovane ragazza”. Il bastoncino si rivela dunque utile, ma è opportuno citare, oltre al riferimento a Fred Buscaglione, la presenza di Ruggeri e di Danilo Sacco (all’epoca nei Nomadi) che impreziosiscono il brano con le loro voci inconfondibili. Chapeau anche al mitico Rocco Tanica alle tastiere, un vero e proprio tappeto sonoro ad effetto!
La follia della donna (Parte I): la voce di Renato Zero, qui imitata da Nicola Savino, risponde al citofono di casa perché alla porta si è presentato Roger Waters che vuole salire, ma “Renato” rifiuta perché “ve conosco a voi Pink Floyd. Voi pijate l’idea mia pe fa i dischi vostra”. Mentre in sottofondo gira una versione di “Shine On You Crazy Diamond” è arrivato il momento di lanciare l’invettiva contro la “follia” della moda, dei vestiti inspiegabilmente costosi, dei tatuaggi delle amiche, dei continui tentativi di imitazione e così via mentre i sintetizzatori e le tastiere di Jantoman e Tanica impazziscono. Naturalmente nessuna si offenda, è semplicemente lo stile di Elio e le Storie Tese.
Shpalman: ad aprire la canzone più famosa del disco, merito del videoclip che vede Mangoni parodiare Le Vibrazioni in “Dedicato a te”, questa volta troviamo la voce di Max Pezzali accanto a quella di un ispiratissimo Tanica. Il brano parla di questo assurdo supereroe, con tanto di pubblicità stile Giochi Preziosi, che sconfigge i nemici urbani degli innocenti cittadini con una della m***a in faccia che viene spalmata, da qui il nome, e quindi asciugata con il phon. Dai che ve la ricordate ancora!
La chanson: questa volta non c’è un ospite musicale, ma bensì l’imitatore e comico Maurizio Crozza che, in stile pubblicità progresso prima di spaccarsi dalle risate, invita a “non portare via un sasso dalla Toscana perché altrimenti non sapremo più dov’è la Toscana“. Si tratta infatti di una “campagna per la Toscana in Italia”. La seconda parte è in francese maccheronico dove, con un sottofondo jazz ed una voce che pare uscita da un film horror, parla delle discoteche. Si vira poi verso il funky e la canzone popolare per circa sette minuti di follia prima di chiudersi con le risposte automatiche di un telefono in inglese. Naturalmente sono a tema religioso perché aprono la canzone successiva.
Pagàno: ritmata, jazz, progressiva, operistica e piena di citazioni ed ospiti, spiccano Mauro Pagani con il suo violino e Laura Pausini, dove stavolta si prendono in giro le varie religioni politeiste e non solo. Una vera chicca!
Abate cruento: sempre sul tema simil religioso si parla di un’esperienza onirica nel quale compare questo strambissimo “abate cruento” compare nei vari sogni del nostro sfortunato protagonista.
Pilipino Rock: questa volta la celeberrima “Jailhouse Rock” di Elvis Presley diventa una parodia della situazione dei domestici filippini in Italia negli anni ’80. Dopo una vita intera dietro ai padroni il domestico si è veramente rotto le scatole e quindi chiama l’avvocato così tanti saluti al lavoro nero e all’Italia.
Litfiba tornate insieme: in stile marcetta s’inneggia alla reunion dei Litfiba con gli originali Piero Pelù e Ghigo Renzulli, che qui compaiono con un vocalizzo ed un bending caratteristici, al posto del cantante Gianluigi Cavallo, qui dice ridendo che la canzone non è corretta. Pare inoltre che tutti questi interventi musicali siano stati registrati direttamente dal telefono. A parte i riferimenti alla parlata Toscana, “non fate i grulli”, ed alle carriere soliste e della band, “Elettromacumba” e “Toro Loco”, viene anche citato il western “Un uomo chiamato Cavallo” facendo un gioco di parole sull’allora sostituto di Pelù.
Pagàno Karaoke: in sostanza la base strumentale di “Pagàno” arricchita e delirante.
Giudizio sintetico: forse un pochino più commerciale rispetto agli altri dischi, ma si tratta sempre di un bell’album da ascoltare.
Copertina: a me è sempre venuto in mente una parola sola, Paint!
Etichetta: Aspirine/BMG
Formazione: Elio (voce e flauto), Cesareo (chitarra), Faso (basso), Christian Meyer (batteria), Rocco Tanica (tastiere e voce), Jantoman (tastiere) e tutti gli altri musicisti ospiti già citati