Ruggero de i Timidi, all’anagrafe Andrea Sambucco nasce ad Udine il 9 luglio del 1975, ed è conosciuto in tutta Italia per la sua attività di comico e cantante.
Con ben cinque album all’attivo, oggi diamo un’occhiata al suo ultimo disco intitolato “Giovani emozioni” la cui copertina vi farà fare un salto indietro nel tempo dei 45 giri di cantanti come Nicola di Bari o Peppino di Capri.
La canzone dell’estate: sinceramente è proprio così che è l’estate. Ventenni hipster che vogliono sembrare più vecchi lasciandosi crescere la barba, drink esotici al bar, belle ragazze in spiaggia, ma soprattutto i tormentoni estivi.
Ruggero de i Timidi infatti ci descrive come queste dannate canzoni, che alla fine si sentono tutto il giorno, si “possono cantare in coro anche se non la sai”, l’importante è arrivare al ritornello e poi senti che inni da stadio.
Con la collaborazione del Maestro Ivo, “la canzone dell’estate” ricorda molto il Franco Battiato ai tempi de “L’arca di Noè” (1982) alternando momenti lirici ad altri più elettronici e pop. Davvero bella, altro che reggaeton!
Vibratore: una chitarra acustica che strimpella i suoi accordi in stile cantautorale immersa in un’atmosfera quieta e fiabesca accompagna una voce suadente che descrive le voglie di una giovane ragazza fregandosene dei benpensanti.
Avrete già capito di che parla solo leggendo il titolo, “se la noia galoppa ti viene incontro la tecnologia” recita la canzone, e ci avete azzeccato in pieno.
Contro a perbenismi e taboo vari, viene anche citato “Il pescatore” di Fabrizio De André (“ma proprio sull’ultimo vibratore si era assoppita tua nonna da ore”). Godetevi poi la chitarra elettrica verso la fine. Una sopresa più che inaspettata!
Rimming: se Francesco De Gregori cantava “Rimmel” Ruggero de i Timidi parla di una delle pratiche sessuali più discusse dell’ultimo ventennio citando il cantautore romano in alcune strofe di questa canzone che sembra uscita dai migliori anni ’60 delle radio italiane. Due minuti e mezzo che “schizzano via” che è un piacere!
La ballata dello scrittore triste: atmosfere country con banjo, pianoforte e chitarre slide per una ballata da veri cowboy. La “storia” parla parla di uno scrittore, “fare lo scrittore è una dolce prigionia”, che torna sconsolato a casa tutte le sere dopo il lavoro.
Nonostante abbia studiato tanto e voglia citare i grandi poeti non può perché scrive le trame dei film porno che “lasciano tutti soddisfatti tranne me”! Se non è il genio questo.
All Inclusive: sonorità caraibiche e sarcastiche per questo pungente brano che riprende un’altra tematica classica dell’estate, i villaggi vacanze con animatori inclusi!
È tempo di vacanza anche per la famiglia media, marito stressato, moglie insoddisfatta e figlia appena maggiorenne, e la famigliola arriva nella meta di villeggiatura.
Qui la moglie si lamenta perché il marito non la tocca più, ma a consolare lei e la figlia ci penserà il prode animatore. Ah, verso la fine si scopre che il marito non la sfiore perché …
Mettimi un cuscino in faccia ma amami: “quando ti hanno lasciata ti ho sempre consolata” praticamente è l’inno alla friendzone! L’amico di turno le dice, dopo che la sua bella è stata lasciata per la millesima volta, di “consolarsi” con lui.
Può anche non chiudere gli occhi, “mettimi un cuscino in faccia, ma amami”. Tra tastiere, gemiti vari e coretti anni ’60 la canzone sapra come farvi schiacciare “repeat”.
Mano amante mia: stile vagamente rockeggiante per una canzone che parla di, beh, credo che abbiate capito. Alzate il volume e godetevela, in tutti i sensi!
Fiore di scoglio: citando “Fiore di maggio” di Fabio Concato, ma anche l’irriverente “The Birthday Song” di Jon Lajoie, la canzone parla di una vita “rovinata” a causa di quella scappatina sugli scogli in un’estate di tanti anni fa. Geniale, e non aggiungo altro!
Vecchi: da Concato a Renato Zero, Ruggero de i Timidi non risparmia nessuno e procede per la sua strada con un finale che mi ha ricordato tanto la mitica “Shpalman” di Elio e le Storie Tese!
Pianobar: con vaghi rimandi al Billy Joel dei tempi di “Piano Man”, cori e voce solista descrivono la vita da artista di pianobar. All’inizio è tutto bello e le cover gli vengono benissimo, ma se le sente quando prova a cantare i suoi pezzi.
Il pubblico vuole solo Pupo, Vasco Rossi, Ligabue e così via. Un po’ frustrante per chi, dopo il lavoro al catasto, sogna di essere un cantautore.
In conclusione che dire di questo disco? Un disco che vi farà ridere, sorridere, ma anche ragionare sulle sfighe del quotidiano vivere. Davvero bello, io lo sto già riascoltando e voi?