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Roger Daltrey: “parlare di musica è come ascoltare i dipinti”

Roger Daltrey

Con la sua ultima autobiografia, Thanks A Lot Mr Kibblewhite: My Story, Roger Daltrey ha capito che non è riuscito a soddisfare le esigenze dei suoi lettori.

Il frontman degli Who ha infatti dichiarato ci sono un sacco di fan degli Who che sono rimasti delusi da questo perché non ho scritto un libro sugli Who. Parla di me e di come mi sono sentito a volte negli Who, ma generalmente parla della mia vita. Volevo trasmettere al lettore quello che si provava ad essere il cantante di una band come gli Who in quei tempi, quegli incredibilmente rapidi cambiamenti sociali con enormi sforzi, ma enormi trionfi”.

Non volevo fare il solito libro rock perché li trovo noiosi. Parlare di musica è come ascoltare i dipinti. Come ascoltare una galleria di ritratti. Non leggo nulla di qualcuno che scrive su di me, non lo faccio da molto tempo, e non me ne frega un cazzo. Possono scrivere quello che vogliono. Vivo secondo il mio codice in cui credo e non mi importa di quello che dice la gente, ‘oh, è bello’ oppure ‘oh, questo è male’. Posso essere solo io quindi non guardo, non ascolto e non leggo nulla su di me. Se qualcuno scrive qualcosa su di me non l’ho mai letto”.

Continuando con la promozione del suo libro, Daltrey sta anche facendo dei nuovi piani per questo 2019 con il chitarrista Pete Townshend.

I due fautori di My Generationstanno infatti progettando alcuni possibili “lavori” come Who. Daltrey ha infatti dichiarato “è davvero, davvero difficile. Compirò 75 anni e sento che sto facendo qualcosa di diverso, ma non so cosa”.

Per il cantante inglese il 2018 è stato un anno piuttosto impegnativo grazie al suo nuovo album come solista, As Long As I Have You, e la versione orchestrale di Tommycon i nuovi arrangiamenti di David Campbell. Sta infatti sperando di pubblicare un nuovo disco live che contenga le sue esibizioni migliori.

Sono assolutamente stupito di quanto sia bello. Non è come la all stars di Lou Reizner (versione orchestrale del 1972). Non è come la versione originale degli Who. Ha tutte le palle della versione degli Who, ma ha anche tutte queste meravigliose parti orchestrali che la rendono trionfale. È magica ha dichiarato il frontman riferendosi alla versione orchestrale di “Tommy” e vorrebbe fare la stessa cosa con Quadrophenia.

In ballo c’è anche il film sul compianto batterista Keith Moon, ma è un progetto in cantiere da anni. “È così difficile perché, generalmente, i biopic non funzionano. L’unico che ho visto funzionare davvero è stato quello su Brian Wilson dove hanno usato due attori diversi. L’ho amato perché aveva le palle di essere un film ed io voglio fare un film, non un biopic”.

Per quanto riguarda il fare qualcosa per celebrare i 50 anni di Woodstock, invece, Daltrey ha dichiarato “l’agosto in America è troppo caldo per me per lavorare ancora. Non puoi rifare Woodstock perché le star di Woodstock erano il pubblico. Puoi celebrare la data, ma non puoi rifarlo. Nessuno ci ha mai contattato, ma non sarei comunque interessato a qualcosa del genere”.

 

— Onda Musicale

Tags: The Who, Pete Townshend, Roger Daltrey, Keith Moon, Brian Wilson, My Generation, Quadrophenia
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