Abbiamo già visto le parti cantate e musicate dai Beatles in “Yellow Submarine”, con “inni all’amore” come “All You Need Is Love” oppure più rockeggianti come “Hey Bulldog”, album che conteneva anche le musiche per l’omonimo e coloratissimo film d’animazione.
Protagonisti della pellicola sono i nostri John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr in versione cartone animato.
Il film, per la regia di George Dunning ed i disegni di Heinz Edelmann, ha una storia tutto sommato abbastanza semplice (leggi qui l’articolo più approfondito).
Il pacifico paese di Pepelandia (Pepperland) viene attaccato dai Biechi Blu (Blue Meanies), che lo vogliono trasformare in un luogo triste ma soprattutto senza musica. Il vecchio capitano Fred riesce a sfuggire all’attacco, e con il suo sottomarino giallo va a Liverpool per cercare chi lo possa aiutare, trovando i Beatles.
Attraversando i mari psichedelici i nostri eroi giungono a Pepelandia, dove con la musica e l’amore riusciranno a convertire i Biechi Blu alla pace.
La seconda parte del disco quindi vede il dipanarsi di sette tracce orchestrali, la maggior parte superano di poco i due minuti, dirette dall’orchestra stessa di George Martin senza che i Fab Four compaiano.
“Pepperland”: archi ed ancora archi a profusione aprono le danze descrivendo con le loro note, da notare i piccoli interventi d’arpa, il magico e pacifico paese di Pepelandia. Un arrangiamento ed un’orchestrazione che oggi possiamo rivedere, anzi risentire, in videogiochi fantasy come il caro vecchio “Final Fantasy”.
“Sea of Time”: il brano si apre con un intreccio di sitar e melodie indiane, “vagamente” somiglianti a quelle di “Within You Without You” dello storico “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, per il piacere di Harrison.
Poi però si fa tutto più intenso ed a tratti cupo mentre le sonorità etniche cedono terreno a quelle più classiche. Invece che danzare sul “Danubio Blu” ci si avventura per uno strano mare.
“Sea of Holes”: intervalli, delay, lunghi silenzi, la melodia si fa sempre più tesa anche se gli echi delle situazioni cartoonesche non mancano di certo. In ogni caso la navigazione non è assolutamente una delle più tranquille.
“Sea of Monsters”: il barocco ed il wah wah si stringono cordialmente la mano, verso la fine si sentono dei rimandi al caro vecchio west, mentre i lunghi corridoi sonori si distendono in maniera labirintica attraverso tutta la traccia.
“March of the Meanies”: potevano mancare i buffi “nemici” del film? Direi proprio di no! Ecco quindi la marcia dei Biechi Blu. Nonostante l’aspetto sia davvero inusuale ascoltate bene la musica ed il ritmo, non vi ricorda vagamente la marcia imperiale di “Guerre Stellari”? Ovviamente so benissimo che non si tratta della stessa cosa, ma mi ha comunque ricordato molto l’eccellente lavoro di John Williams e l’Orchestra Sinfonica di Londra.
“Pepperland Laid Waste”: lenta e triste, come una terra martoriata da una guerra o dall’inquinamento, è uno dei pezzi che devo ammettere mi ha inquietato maggiormente.
Verso la fine, fortunatamente, c’è una ripresa che dà animo e grinta. Piccola nota curiosa, su YouTube esiste addirittura una versione rallentata dell’800% e dura 17 minuti. Se avete voglia dateci un ascolto.
“Yellow Submarine in Pepperland”: non credo che ci sia molto da dire, il titolo è più che esplicativo, solo che Martin è riuscito a rendere una canzone già di per sé molto allegra qualcosa di più.
Un autentico fuoco d’artificio che esplode con i suoi colori più caldi, ma anche freddi, lasciando spazio a tutta una vasta gamma di emozioni e buffi personaggi che si animano nei meandri della nostra mente.
In conclusione, che dire di questo disco? Ho letto parecchi commenti sulla sua “commercialità”, non credo che siano eccessivamente lontani dalla realtà, ma a parte questo direi che comunque “Yellow Submarine”è un album che va ascoltato con più attenzione. Rivalutato anzi, soprattutto analizzando meglio le tracce orchestrali che sono degli autentici capolavori.