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Un disco per il week end: “The Doors” dei Doors ( Lato B )

Quando la gente comprò il primo album omonimo dei Doors non so quanto si sia meravigliata per un disco di questo livello. Psichedelico, rock, blues, controcorrente, onirico, insomma, tutta una serie di aggettivi che venivano fuori tutti assieme in una volta sola.

Il Lato A del disco (ne abbiamo già parlato qui) partiva con “Break on Through (To the Other Side)” che era anche il primo singolo scelto per l’album, ma sappiamo tutti che il vero successone è stato per “Light My Fire”.

Pezzo che viaggia sui sette minuti, sorretto da un ispiratissimo Ray Manzarek e da un istrionico Jim Morrison, entrato subito nella storia del rock.

Il lato B del disco:

“Back Door Man”: il secondo lato parte subito con il blues in quarta, non è “Roadhouse Blues” anche se ha dei punti in comune, visto che si tratta di una cover dell’omonimo brano scritto da Willie Dixon per Howlin’ Wolf ai tempi della mitica Chess Records. La stessa etichetta che lanciò artisti del calibro di Muddy Waters e Little Walter.

Se qui Morrison esce dagli schemi come sempre, tra versi strascicati e urlati, Robby Krieger trova l’ambiente naturale per la sua sei corde elettrica mentre si estende all’infinito il tappeto sonoro di Ray Manzarek e John Densmore.

“I Looked at You”: allusiva e corale, grazie alla voce sdoppiata e gli echi di Morrison, parla di come una coppia sia sulla strada ed è ormai “troppo tardi” per tornare indietro. Non tra le migliori del disco, ma è comunque un buon pezzo che comunque non definirei “riempitivo”.

“End of the Night”: oscura e strascicata sembra quasi un serpente che avanza nella notte. La voce di Morrison è tra il cantato ed il sospiro mentre echi e riverberi gli fanno da contorno. Con vaghissimi echi di quello che sarebbero stati i futuri Pink Floyd, la chitarra di Krieger tratteggia un viaggio fatto a mezzanotte sull’autostrada per trovare “regni di estasi, regni di luce”.

“Take It as It Comes”: toni più allegri e quasi scanzonati, vagamente surf, mentre le tastiere di Manzarek impazziscono su un Morrison più ripetitivo. Un brano che abbonda e straborda di allusioni sessuali, cosa che credo abbia scandalizzato non poche persone all’epoca, e che vi farà ricordare i Beach Boys più trasgressivi senza però le armonie vocali.

“The End”: basterebbe solo citare la scena iniziale di “Apocalypse Now”, ripresa da un impreparato Fiabeschi ad un esame in Paz, per rendersi conto dell’importanza che questa canzone ha rivestito.

Dalla poesia più decadente, “questa è la fine bellissima amica”, al misticismo americano, “cavalca il serpente, è vecchio e la sua pelle è fredda”, al movimento errante hippie, “l’autobus blu ci sta chiamando”, fino al mito greco di Edipo dove si parla di “fare visita” al fratello ed alla sorella. Poi si passa ai genitori dove, al padre, viene esplicitamente detto che lo si vuole uccidere, mentre per la madre … Beh, se avete letto il mito capirete meglio, anche se credo che l’abbiate già intuito, il perché Morrison comincia ad urlare cantando e viceversa.

Tra le canzoni migliori, e più trasgressive e poetiche, di tutto il disco, “The End” è un caposaldo della canzone rock che trascende il tempo. Non basterebbe un libro intero o poche righe per capirla, va solo ascoltata ancora, ancora e ancora mentre si aspetta “la pioggia dell’estate”.

In conclusione, che dire di questo disco?

Ricordo perfettamente come lo ascoltassi di continuo alle superiori cercando di cogliere ogni riferimento e sfumatura, sia musicale che letteraria, ed anche ora è successa la stessa cosa riascoltandolo.

Un album intramontabile per una band che, purtroppo, si è spenta con il suo leader che spesso ha “oscurato” il talento degli altri musicisti come Ray Manzarek (pace anche all’anima sua), Robby Krieger e John Densmore.

Vanni Versini

— Onda Musicale

Tags: The Doors, Jim Morrison, Vanni Versini, John Densmore, Robby Krieger, Ray Manzarek
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