Russell Gibb è stato undisc jockey di Detroit che, quasi 50 anni fa, ha alimentato una voce che sosteneva che Paul McCartney fosse morto in un incidente stradale.
Russeell Gibb era nato il 15 giugno 1931 ed è morto il 30 aprile a Garden City, nello stato del Michigan. Russ Gibb aveva 87 anni e viveva in un centro di riabilitazione nella vicina Dearborn Heights. Nella sua vita è stato anche un amante dell’arte e un imprenditore. La sua morte è stata riportata da alcuni giornali americani fra i quali il Free Press di Detroit.
Il 12 ottobre 1969, mentre era in onda alla WKNR-FM di Detroit, Russ Gibb raccontò di avere ricevuto una telefonata (la sera prima) da parte un ascoltatore che gli disse:
Ascoltami Gibb, sono a conoscenza del fatto che Paul McCartney è morto… nella canzone “Revolution 9” c’è una voce dice: “Accendimi, uomo morto“. Questa è la prova che Paul McCartney è morto.”
In effetti, questo brano è spesso indicato dai sostenitori della leggenda della morte di Paul McCartney come foriero di “indizi” a supporto di tale ipotesi. Revolution 9 comincia con una voce che scandisce tre volte le parole: “Number nine“, che se ascoltate al contrario suonerebbero come: “Turn me on, dead man” (“accendimi, uomo morto“); il numero 9 si riferirebbe sia alla somma delle lettere che compongono il nome McCartney (nove, appunto), sia al giorno della presunta morte (il 9 novembre 1966).
Fra i rumori che compongono questo brano (non propriamente musicale) c’è anche una frenata d’automobile e uno schianto. E ancora, ascoltando la traccia al contrario, si sentirebbe una voce che grida: “Get Me Out! Get Me Out!” (“Tiratemi fuori! Tiratemi fuori!“) presumibilmente dall’auto in fiamme, un coro che sembra ripetere: “Paul is dead, Paul is dead“, e una voce che grida velocemente: “I’m died!” (“Io sono morto!“).
Infine, si sentono delle urla, commenti su un chirurgo e un dentista che non avrebbero fatto bene il loro lavoro (sul sosia di Paul) e altre amenità del genere. Infine ci sono anche delle voci (probabilmente quelle di Lennon e Harrison) che dicono: “The watusi… The twist… Eldorado…” e che, se ascoltate al contrario, sembrano dire: “Paul is dead… since the… his suicide” (“Paul è morto… fin dal… suo suicidio“) Gibb ha messo in onda il brano, come richiesto dal misterioso ascoltatore e la linea telefonica della stazione radiofonica ha ricevuto numerose altre telefonate di ascoltatori che offrivano nuovi indizi a supporto della teroria che McCartney fosse davvero morto in un indidente automobilistico qualche anno prima e che fosse stato sostuito da un sosia. Tutta questa operazione di sostituizione sarebbe stata messa in atto dagli altri Beatles allo scopo di non deludere i fans e non lasciarli nella dispsrazione.
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Le voci sulla morte di “macca” erano iniziate con un articolo del 17 settembre dello stesso anno sul giornale del college della Drake University in Iowa che sosteneva che McCartney fosse morto e menzionava la voce mascherata facendo suonare all’indietro la canzone “Strawberry Fields Forever” e altri indizi.
La teoria della morte di Paul
Secondo questa teoria, l’ex Beatles sarebbe morto il 9 novembre del 1966 in una stradina della campagna inglese a causa di un incidente stradale e, a quanto pare, descritto in “A Day in the Life”, ed i rimanenti John Lennon, George Harrison e Ringo Starr avrebbero subito trovato un sosia del bassista, tale William Stuart Campbell. In seguito, questa toria che non trova alcun fondamento e appare totalmente inventata, viene denominata PID, Paul Is Dead. (leggi il nostro articolo)
Due giorni dopo la trasmissione di Gibbs, uno studente dell’Università del Michigan (tale Fred Labour) pubblicò una recensione ironica di Abbey Road che descriveva dettagliatamente gli indizi contenuti (secondo lui) nel disco sulla (presunta) scomparsa di Paul McCartney. Pare che lo studente fosse in vena di scherzi e, comunque, si trattava di una recensione ironica del disco.
Tuttavia, come spesso accade, la notizia rimbalzò sugli organi di stampa americani in quella che era una tipica “reazione virale” per quell’epoca. Il 19 ottobre, l’emittente radiofonica WKNR dedicò addirittura due ore di trasmissione a questo “mistero”. Alla fine centinaia di “indizi” sono stati “scoperti” dai fans. Eccone elencati alcuni. Sul bracciale che Paul indossa sulla copertina di Sgt. Pepper’s si legge “OPD” per “ufficialmente dichiarato morto” (anche se in realtà si legge “OPP” per la polizia provinciale di Ottawa ed è stato dato a Paul McCartney mentre era in tour in Canada).
Questo è solo uno dei tanti accenni alla morte di Paul interpreti in quella copertina.
Allo stesso modo, sempre secondo alcune interpretazioni fantasiose, ci sarebbero degli indizi anche nella famosa copertina dove i quattro ragazzi di Liverpool attraversano la strada sulle strisce pedonali nei pressi di Abbey Road. Secondo alcuni sono rappresentati un prete (Ringo Starr, vestito in nero), un becchino (George Harrison in jeans), un angelo (John Lennon vestito in bianco che apre il corteo) e un umo morto (Paul a piedi nudi). La targa della Volkswagen “maggiolino” parcheggiata sulla sinistra nella strada, sullo sfondo, ha la targa “28 IF“, il che significa che McCartney avrebbe avuto 28 anni se fosse vissuto (anche se all’epoca aveva solo 27 anni).
Nella foto della copertina c’una seconda auto, parcheggiata sulla destra.
Si tratta di un furgoncino scuro, molto simile a quello utilizzato dalla Polizia dell’epoca durante i rilevamenti di incidenti stradali. Alla fine del brano “I’m so Tired“, contenuto nel cosiddetto White Album del 1968, si sente la voce di John Lennon dire: “Paul è morto, mi manca tanto“, anche se una chiave di lettura più verosimile sostiene che Lennon dica “Monsieur, monsieur, monsieur, how about another one?”
Inoltre, il brano “A day in the life”, ultima traccia di “Sgt Pepper”, sembra descrivere il fantomatico incidente stradale dove viene ritrovato il corpo decapitato di un uomo molto conosciuto, probabilmente un nobile o un baronetto.
I read the news today, oh boy, about a lucky man who made the grade and, though the news was rather sad, well, I just had to laugh. I saw the photograph. He blews his mind out in a car, he didn’t notice that the lights had changed. A crowd of people stood and stared, they’d seen his face before. Nobody was really sure if he was from the House of Lords”.
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Alla fine Russell Gibb divenne una figura significativa e visionaria sulla scena rock di Detroit, anche grazie alla notorietà acquisita dopo quella telefonata arrivata mentre lui era “in onda“. Ha gestito alcuni locali della città e portato ad esibirsi alcuni artisti come MC5, Iggy Pop e Alice Cooper.
In conclusione, in riferimento al PID, appare particolarmente curioso il fatto che, anche nei dischi antecedenti la data del presunto decesso, alcuni fans rintracciano molti indizi e criptici messaggi.