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Tutti quelli che amavano il rock e odiavano la disco music. Riflessione 2.0

Ricordo la “grande” musica degli anni ’70, e come fosse ieri, mi trovo ancora oggi ad ascoltarla, con un certo trasporto e con un discreto entusiasmo.

In verità, non lo faccio per ricordare un particolare periodo della mia gioventù, o perché mi sento vecchio, oppure, perché come affermato da tanti miei coetanei, certi brani hanno costituito, costituiscono e costituiranno la colonna sonora della mia vita.

Un fatto certo, è che la mia adolescenza non é stata così spensierata e felice come quella di tanti altri miei amici, e quindi personalmente mi ritrovo a non avere quasi nulla di particolarmente bello da ricordare. Sinceramente, non mi sento più di tanto vecchio, (anche se ho quasi sessant’anni), e non avendo avuto un interesse particolare per un solo stile musicale, ritengo sia molto complicato comporre una playlist che possa considerarsi una colonna sonora della mia vita.

Ho iniziato a studiare la chitarra classica a dodici anni, per questo ho ascoltato molta musica di quel genere. Sono fermamente convinto che questo mio meraviglioso viaggio adolescenziale attraverso le note di certi capolavori abbia anche condizionato alcuni lati del mio carattere. I miei primi maestri furono Rachmaninov, Chopin, Bach e Mozart, forse furono proprio loro a “disegnare” nel mio cielo alcuni dei miei più ambiziosi sogni, a far si che si delineasse per sempre quel lato romantico della mia personalità. Forse sono state proprio le loro melodie ad alimentare in qualche modo  la mie fantasie sull’amore, sull’amicizia e sul senso della vita.

La musica per me veniva prima di tutto. Ad essa dedicai moltissime ore, spesso sottratte agli allora comuni divertimenti adolescenziali ed agli studi scolastici, per ascoltare mille volte quelle magnifiche composizioni.

Tuttavia, ad un certo punto qualcosa cambiò, e fu molto veloce il passaggio dalle corde di nylon a quelle di metallo, dalla chitarra classica a quella elettrica. Cominciai quasi come fosse del tutto naturale ad ascoltare (e a suonare) i Beatles, i Led Zeppelin, i Genesis, i Procol Harum, i Pink Floyd e i Doors, entrando di diritto a far parte di quel folto gruppo di giovani come me, che si contrapponeva a quella che era bollata come una musica commerciale, quella “musicaccia” che per forza di cose ci doveva fare un certo ribrezzo, ovvero la disco music. Insomma, noi ci sentivamo un po’ degli intellettuali della musica, raffinati conoscitori di date, di accordi,  di nomi e produzioni discografiche, ed eravamo (sempre secondo noi) il contrario di quelli che sembravano solo dei festaioli, ballerini da discoteca, o meglio quelli che di musica non potevano capire nulla.

Oltre al rock inglese ed americano, al pop e ai brani straordinari dei nostri grandi cantautori, nel 1974, infatti era ufficialmente nata in U.S.A, la disco music, la musica che faceva ballare, con un sound del tutto nuovo, che secondo alcuni critici dell’epoca, costituiva un’evoluzione, diciamo così, del soul e del funky. Pochi anni dopo, nel 1977, aprì a New York il mitico Studio 54, tempio della musica dance, una grandissima discoteca, frequentata da tantissime persone, anche famose, che trascorrevano intere notti a ballare sui ritmi irresistibili di Donna Summer, Bee Gees, Chic, Patrick Hernandez, Village People, Sister Sledge, Gloria Gaynor, Kiss, Kool & The Gang, Earth Wind & Fire, Abba  e tanti altri, compreso il “camaleontico” Rod Steward. Era un altro mondo! Era un’altra filosofia di vita.

Oggi come oggi, però, sono convinto che noi che consideravamo la musica dance una musica di scarso valore artistico, sbagliavamo! Ebbene si, a voi posso confessarlo, oggi, l’ascolto molto volentieri! Rimpiango inoltre quel passato nel quale, oltre ad assistere ai concerti dal vivo di Lou Reed, Pink Floyd, Led Zeppelin e tanti altri, sarei potuto andare a sentire e a vedere anche Donna Summer, gli EWF, Gloria Gaynor e Rod Stewart. Questo perché, secondo me, la musica dance degli ’70 e ’80 non é per niente da considerarsi una musica di serie B. Il grande Barry White ci sorprende infatti con una bella affermazione: “La disco music avrebbe meritato una miglior nomea perché è stata una bellissima forma d’arte”.

È vero! Anche il mondo del rock ne fu ampiamente influenzato a partire dagli anni ’80, basti pensare ai Queen, David Bowie, Depeche Mode e tanti altri. Come lo fu il rock, anche la disco music fu simbolo di sperimentazione. Arrangiamenti sopraffini, uso dei vocoder, elettronica, sintetizzatori, voci femminili sensuali. A quanto pare, il maestro di tutto ciò è considerato da molti il grande Giorgio Moroder ( compositore altoatesino vincitore di tre premi Oscar) , colui che insieme a Donna Summer sfornò da Monaco di Baviera il brano “Love to Love You Baby”, che arrivò al primo posto di molte delle classifiche di vendita in Europa e U.S.A, e che contiene una serie di orgasmi simulati della durata di quasi 17 minuti.

Ma la disco music, non è solo stata un fenomeno musicale: le persone si vestivano con uno stile molto diverso dai cosiddetti rockettari, erano vestite in maniera elegante, con abiti pieni di brillantini, capelli impomatati, e si muovevano e si trovavano a loro agio ballando molte canzoni con i testi che giocavano con la sensualità e con la sessualità. Ci fu anche una sorta di prima e importante affermazione dei vari movimenti gay, arrivarono così i mitici Village People che si presentavano in scena vestiti da archetipi dell’immaginario gay come il cowboy, l’operaio, l’indiano ed altri ancora.

Non mi resta che concludere questa mia lunga riflessione, ascoltando l’attacco magistrale della canzone “My Life” di Donna Summer, versione dal vivo, mentre cerco di immaginarmi quel concerto favoloso. Allo stesso tempo, sorrido mentre penso che, a quei tempi, noi rockettari  ci sbagliavamo di grosso, quando dovevamo per forza di cose sentirci superiori agli ottimi musicisti che suonavano la disco music. Di fatto, anche loro meritano di essere entrati alla grande nella storia della musica di livello internazionale.

— Onda Musicale

Tags: Chic, Carlo Zannetti, Rachmaninov, Gloria Gaynor, Chopin, Bee Gees, Abba, Donna Summer, Bach, Mozart, Rock, Kiss, Led Zeppelin, Genesis, The Beatles, The Doors
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