È il 1972 ed il canadese Neil Young si appresta a pubblicare il suo quarto album solista che finirà per essere uno dei suoi successi più grandi al punto che molti suoi brani verranno coverizzati da non pochi artisti che, in questo modo, hanno reso il loro tributo al cantautore.
L’album in questione è “Harvest” e consacra definitivamente Neil Young nell’olimpo della musica dopo la sua esperienza nei Buffalo Springfield e nei Crosby, Stills, Nash & Young negli anni precedenti.
Raggiungere il successo non è mai facile, soprattutto quando di mezzo c’è la registrazione di un album, e non ci sono state eccezioni neanche nel caso di Neil Young. L’artista infatti ha sofferto di problemi alla schiena, slittamento di una vertebra, ed ha dovuto indossare un busto che gli impediva di camminare bene, stare tanto in piedi e, soprattutto, suonare la chitarra elettrica.
Proprio per questo, prima delle registrazioni, Young ha girato in vari locali senza band di supporto armato solo di voce e chitarra acustica. Questo ha fatto sì che l’album venisse registrato nel suo ranch in California, per non stancarlo troppo dato che era stato operato, come si può ben vedere dalla retrocopertina.
Per le registrazioni vennero semplicemente piazzati gli strumenti e gli amplificatori senza tutto il materiale che si ha, normalmente, in uno studio di registrazione, dando così quel sapore un pò grezzo che tanto piace a Neil e, soprattutto, ai suoi fan.
Un ulteriore problema fu la copertina scelta da Young, molto semplice e quasi scarna, che fece slittare l’uscita dell’album dal 1971 al 1972. Dopo ben tre artwork di esempio, Young scelse finalmente quella in cellulosa ricavata dalle fibre d’avena.
Problemi a parte, l’album è un successo grazie anche ai grandi nomi ospitati durante le registrazioni che hanno dato il loro enorme contributo. Ad accompagnarlo sono dunque gli Stray Gators, i suoi vecchi compagni Crosby, Stills & Nash, Linda Ronstadt, James Taylor e l’Orchestra Sinfonica di Londra.
La tracklist
1. Out On The Weekend
Brano dal sapore dylaniano in cui Neil canta, ma soprattutto suona l’armonica a bocca, e racconta di un amore ormai finito e dell’esigenza di allontanarsi per rimettersi un po’ in sesto. Il brano, inoltre, è molto autobiografico perché Neil si era appena separato dalla sua prima moglie, Susan.
2. Harvest
Title track dell’album, “Harvest” è un brano triste e sognante che vede la stupenda performance di John Harris al pianoforte mentre accompagna la voce di Neil e che ci fa calare perfettamente nell’atmosfera del disco.
3. A Man Needs A Maid
Nella canzone si parla apertamente di un piccolo evento nella vita di Neil. Come capita spesso ci si innamora di un personaggio del cinema e lui si era innamorato di Carolyn Snodgress (“Diario di una casalinga inquieta” di Frank Perry del 1970).
Inoltre, per la sua incapacità di mantenere una relazione duratura come testimonia la prima canzone, Neil pensa che sarebbe meglio prendere una domestica per preparargli i pasti e poi andare via. Da notare l’intervento dell’Orchestra Sinfonica di Londra che ha conferito grande spessore a questa canzone per il piano.
4. Heart of Gold
Altro brano dal sapore dylaniano con l’armonica a bocca in primo piano, tanto che Bob Dylan pensò che l’avesse copiato troppo, che diventò subito un grande successo. Tra le numerose cover segnalo quella di Johnny Cash
5. Are You Ready for the Country?
Brano che gioca sui vari significati della parola country, genere musicale, patria o campagna, in cui sentiamo chiaramente la chitarra slide di Jack Nitzsche. Visto che narra l’incontro tra un predicatore che sosteneva che Dio era con lui e con un boia che sentenziava morte direi che è una critica nei confronti della guerra, soprattutto del Vietnam, che si concluderà 3 anni dopo l’uscita dell’album nel 1975
6. Old Man
Con il banjo di James Taylor e la voce dell’attrice e cantante Linda Ronstadt, “Old Man” è un altro classico acustico del disco. Liberamente ispirato all’acquisto del ranch di Young dal vecchio proprietario, il brano parla di un uomo giovane a confronto di uno più anziano. Età diverse, ma stessi identici bisogni. Tra le cover segnalo quella dei Puddle Of Mudd per una versione più elettrica e corale.
7. There’s A World
Tra i brani più tetri del disco dove l’Orchestra Sinfonica di Londra, dipanando arpe, oboi e percussioni, dà il suo massimo conferendo una maestosità quasi inconsueta per il genere. Non mancano i tratti folk e sognanti per condurre l’ascoltatore in un mondo metafisico
8. Alabama
Brano più rock, cori firmati da Stills e Nash, e critico nei confronti del razzismo presente in quella parte d’America che irritò non poco i Lynyrd Skynyrd. Offesi dal testo della canzone rivendicarono il loro orgoglio con il successone “Sweet Home Alabama”.
Young non si sentì offeso, anche se la canzone lo citava direttamente, ed anzi si è esibito coverizzando questo classico immortale dei Lynyrd Skynyrd durante i suoi concerti.
9. The Needle And The Damage Done
Registrata live alla UCLA Royce Hall di Los Angeles questa delicate ballata acustica parla, come suggerisce il titolo, della dipendenza da eroina citando direttamente il chitarrista dei Crazy Horse Danny Whitten (morto per overdose nel novembre del 1972).
Parole simili verranno usate da Trent Reznor, voce dei Nine Inch Nails, per scrivere la celebre “Hurt” coverizzata anche da Johnny Cash
10. Words (Between the Lines of Age)
Brano conclusivo, ed enigmatico, dell’album che si distingue per i frequenti assoli e per il testo autobiografico che si divide tra l’amore ed il circondarsi di troppe persone non necessarie.
Giudizio sintetico. Un album fondamentale per capire la musica di Neil Young ed il suo impatto sul mondo della musica in generale. Imprescindibile dall’ascolto delle sue precedenti band come Buffalo Springfield e Crosby, Stills, Nash & Young.
Copertina. Molto semplice ed essenziale con la scritta che capeggia al centro e posta sopra un cerchi arancio su uno sfondo mono tinta.
Etichetta: Reprise Records
Line up:
Neil Young (voce, chitarre, armonica a bocca e pianoforte),
Stray Gators, James Taylor (banjo in “Old Man”),
Crosby, Stills & Nash (voci e cori),
Linda Ronstadt (voce)
Orchestra Sinfonica di Londra (strumenti classici)