Da sempre croce e delizia del mondo del pop, le cover sono amate e odiate allo stesso modo. Ce ne sono alcune, però, che hanno superato largamente la fama delle versioni originali, tanto che spesso si ignora la loro reale origine.
Oggi vi proponiamo un viaggio approfondito, ma senza pretesa di essere esaustivo, in questo fenomeno musicale.
Without You – Badfinger/Harry Nilsson/Mariah Carey
Siamo di fronte a un caso di brano dalla triplice vita. Without You viene registrata originariamente nel 1970 dai Badfinger, band power pop gallese. Si tratta di una ballata romantica con un arrangiamento soft rock che passa quasi inosservata. Nel ’72 una prima cover a opera di Harry Nilsson ne codifica l’arrangiamento per piano e voce urlata che la renderà immortale. Nel ’93, ben ventitre anni dopo l’uscita, la cover di Mariah Carey, ricalcata sulla versione di Nilsson, fa il botto. Il brano sembra fatto apposta per mettere in risalto le doti vocali di Mariah e anche, purtroppo, il kitsch insito nella sua musica.
American Woman – The Guess Who/Lenny Kravitz
Quando nel 1999 Lenny Kravitz uscì con questo pezzo di robusto rock vintage, molti furono contenti del ritorno del polistrumentista a sonorità più dure. Pochi però erano a conoscenza dell’originale, registrato esattamente trent’anni prima dai canadesi The Guess Who, in una versione hard rock molto più ispirata di quella del buon Lenny.
Where Did You Sleep Last Night – Leadbelly/Nirvana
Questo brano da testo e atmosfere assai cupe, conosciuto anche come In The Pines o Black Girl, è entrato nella leggenda grazie all’allucinata versione che Kurt Cobain e i Nirvana ne diedero nel 1994 in MTV Unplugged. In realtà le radici sono molto più profonde, essendo una canzone tradizionale. Certo è che la versione di Cobain si rifaceva a quella del ’90 di Mark Lanegan, a sua volta ricalcata sulla registrazione del 1944 del mitico bluesman Leadbelly.
I Fought the Law – The Crickets/Bobby Fuller/The Clash
Molti pensano, anche grazie al testo in un certo senso proto punk, che la canzone sia un originale dei Clash, che la registrarono nel 1979. In realtà il brano era stato portato al successo nel 1965 da Bobby Fuller negli USA. Ma non è finita qui; infatti, la versione originale è quella dell’autore, Sonny Curtis, che la incise nel 1959 coi Crickets, band in cui aveva sostituito il compianto Buddy Holly. In quell’occasione la canzone non ebbe nessun successo.
That’s All Right – Arthur “Big Boy” Crudup/Elvis Presley
Quale sia stato il primo brano di rock’n’roll della storia non lo può dire nessuno con certezza, ma That’s All Right nella versione del 1954 è tra i più gettonati. Meno noto invece è che il brano sia una cover del pezzo blues inciso nel 1949 dal misconosciuto bluesman nero Arthur Crudup. L’originale suona anni luce lontano dalla suadente voce di Elvis, tuttavia è facile riconoscere nell’urlo sguaiato di Crudup i prodromi del nascente rock’n’roll.
Cocaine – J.J.Cale/Eric Clapton
Uno dei brani più celebri del Clapton solista, Cocaine, è in realtà una cover del compianto chitarrista di Oklahoma City J.J.Cale. Lo statunitense registrò il brano nel 1976, ma la celebrità arriverà l’anno dopo, quando Clapton inciderà la sua versione nell’album Slowhand. In realtà Clapton e Cale erano buoni amici, ed Eric gli fu sempre debitore per lo stile rilassato e dimesso che prese a metà degli anni ’70. Cale era un musicista schivo, che ha sempre rifiutato la fama a tutti i costi. Il suo stile ha influito enormemente anche su Mark Knopfler e su tante generazioni di chitarristi, contribuendo a definire il Tulsa Sound. Curiosamente, il riff di Cocaine ricorda blandamente quello di Sunshine of Your Love, pezzo dei Cream di Clapton di quasi dieci anni prima.
Hey Joe – Billy Roberts/Jimi Hendrix
Hey Joe (leggi l’articolo) è forse il brano che più di ogni altro portò al successo Jimi Hendrix. Questo atipico blues, tuttavia, porta la firma del semisconosciuto Billy Roberts, che ne registrò varie versioni senza però pubblicarne mai alcuna. La canzone vanta tantissime cover, anche precedenti a Hendrix – fino ad arrivare a quella, curiosa, di Franco Battiato – ma fu il mancino di Seattle a decretarne il mito. Le sorprese però non sono finite: provate a cercare “Baby, please don’t go to town” di Niela Miller che, tra l’altro, all’epoca era legata sentimentalmente proprio a Billy Roberts.
The Man Who Sold the World – David Bowie/Nirvana
Il brano venne registrato da David Bowie nel 1970, ma non entrò mai nel novero di quelli più famosi. Nel già citato Unplugged del 1994, i Nirvana inserirono a sorpresa una cover del pezzo, certo molto diverso dal loro repertorio abituale. Bowie definì la versione di Cobain e soci onesta e, pur se entrata nel mito per la morte del cantante, la resa della canzone nelle mani dei Nirvana è molto minore, perdendo in gran parte quel sentimento di inquietudine che caratterizza l’originale. Ma soprattutto rimane famosa la dichiarazione del 2000 di Bowie: «Quando suono The Man Who Sold the World ci sono sempre un sacco di ragazzini che mi dicono “È fantastico che tu faccia una canzone dei Nirvana”, e io penso “Fottetevi, piccoli segaioli!”»
Dazed and Confused – Jake Holmes/Led Zeppelin
Con questa cover ci troviamo di fronte a una delle tante appropriazioni indebite dei Led Zeppelin; il brano fu infatti registrato in origine dal folksinger Jake Holmes nel 1967, in una versione da cui Jimmy Page e compagnia si dissoceranno solo per arrangiamento e parte delle liriche. La cover dei Led Zeppelin viene pubblicata nel 1969, nell’album di debutto, ma a firma Page/Plant. Holmes non ha mai voluto intentare nessuna causa alla band.
Piece of my Heart – Erma Franklin/Janis Joplin
Anche il pezzo che consegnò alla storia le straordinarie capacità interpretative di Janis Joplin è in realtà una cover. La versione originale fu registrata nel 1967 da Erma Franklin, e se il cognome vi dice qualcosa siete sulla pista giusta: la soulsinger era la sorella di Aretha. Janis Joplin coi fidi Big Brother & The Holding Company, incise una versione molto più urlata e rock appena un anno dopo, nel 1968. La canzone ne uscì così stravolta che la Franklin dichiarò di non averla riconosciuta al primo ascolto.