“Rapid Eye Movement”. Se sono diventato matto? No no ragazzi, mai stato meglio. Di solito quando si dorme a fondo e si sogna, si cade in una fase del sonno molto profonda e ignota, dove il nostro subconscio vola e si diverte a farci vedere le cose più incredibili che la mente possa immaginare.
Una fase misteriosa e prepotente, in grado di portarci al di là di ogni sensazione umanamente interpretabile. Ma cosa c’entra questo con un articolo musicale? Ebbene, si da il caso che un grande, grandissimo gruppo statunitense nato ad inizio anni ottanta, abbia intravisto proprio in questa fase della vita umana lo scopo della sua esistenza. Di chi parlo? Ma ovviamente dei mitici R.E.M.!
Ovviamente, ad inizio carriera, quando si incontrarono Michael Stipe e Peter Buck, nessuno immaginava un percorso artistico simile, in grado di trasformare anche i palcoscenici stereotipati delle radio americane in un trionfo di chitarre, di alternative rock o meglio, di college rock.
Storia importante quella dei R.E.M., diversa da quella delle band contemporanee, osannate e portate in palmo di mano al primo disco edito. Una storia fatta di gavetta e di fatica, di lavoro e sudore, che solo al settimo album porterà il successo vero nella saccoccia del gruppo capitanato dal favoloso Stipe.
Ouf Of Timeè il tipico album perfetto, a livello musicale e commerciale. Un album destinato al grande pubblico ma allo stesso tempo raffinato ed esaustivo nei confronti di quella nicchia di fan ardua da accontentare.
Intriso di country-folk e sfumato da mille venature rock, l’album si impone all’attenzione del mondo grazie all’incredibile sound di Losing My Religion, traccia maestosa caratterizzata da un giro di mandolino senza precedenti, in grado di portare ai massimi livelli il repertorio artistico della band ed in grado di zittire nell’immediatezza i giudizi della critica.
L’album è un trionfo, allo stesso tempo esaltante e confortante, formato da tracce che ancora oggi mantengono inalterato il loro fascino. Il simpatico brano di apertura, Radio Song, riesce a vestire i panni del bizzarro e del divertente, dimostrando poi di essere anche ballabile. Ma sono i vari componenti della band ad apportare un contributo decisivo e superlativo alla realizzazione del progetto.
La voce di Michael Stipe, incisiva ed irriverente, la chitarra di Peter Buck, il basso di Mike Mills e la batteria di Bill Berry, costituiscono il giusto mix per una band di spessore esorbitante, in grado di ridefinire in modo totale il termine “alternative” di inizio anni ottanta.
Out Of Time scorre maestoso e piacente sulle note di Endgame e Belong, caratterizzate da assoli strumentali assolutamente incantevoli e sostenute dal basso prepotente di Mike Mills, per poi accelerare nella creazione di Shiny Happy People, traccia concepita dal rock ma contaminata da elementi orchestrali di livello assoluto.
Tuttavia, a mio modesto parere, merita una citazione particolare la splendida Country Feedback, ballata malinconica e ricca di tristezza, spezzata dalla voce struggente di Stipe.
Out Of Time, targato 1991, rappresenta sicuramente un album epocale. Non solo da un punto di vista stilistico, ma anche da un punto di vista strettamente comunicativo. Le grandi tradizioni R.E.M., si mescolano infatti con le necessità della band di risultare credibile al grande pubblico, formando un progetto di valore inestimabile, prepotente a livello musicale ed artistico ma allo stesso tempo gentile e malleabile da un punto di vista espressivo.
Molto bella la copertina del disco e soprattutto il suo interno, rappresentante due vignette emblematiche e molto significative.
Vi lascio con delle magnifiche parole di Michael Stipe, a proposito dell’incredibile successo di Losing My Religion:
“Ricordo ancora benissimo la prima volta che, camminando per la 5th Avenue, all’improvviso tutti mi riconoscevano. Ero pronto alla fama. Del resto, suonavamo e lavoravamo già da 11 anni e mi sentivo pronto a compiere il grande salto. Ormai avevo abbastanza i piedi per terra. Tra quello che desideri e quello che in effetti ti portano la fama e il successo indubbiamente c’è una bella differenza. Sono due cose completamente diverse. La realtà non è mai così affascinante come ti aspetti. Detto ciò, io adoro la mia vita, mi piace essere un personaggio pubblico e la maggior parte di tutto quello che questo comporta“.
Ragazzi, per oggi è tutto, vi do appuntamento al prossimo viaggio musicale dove andremo ad incontrare i Dire Straits con un capolavoro assoluto, Making Movies…
Stay Tuned.