Certamente, all’inizio della storia Mark e David Knopfler andavano d’amore e d’accordo, come in una fiabesca storia per bambini. La formazione del gruppo, nel lontano 1977, il rock limpido e pulito, lo straordinario mix di striature folk e country, le difficoltà economiche relative al lancio del “progetto”, le prime esibizioni negli appartamenti dei componenti della band.
I Dire Straits. Geniali, innovativi, clamorosamente bravi. Fine anni settanta, inizio anni ottanta, periodo difficile per gli amanti del puro rock. Anni segnati dal punk, dalla disco e dalla new wave. Ma la dedizione e la passione non hanno limiti, possono portare all’eccelso ogni progetto musicale. In che senso? Penserete.
Nel senso che se ad inizio carriera i soldini mancano, il pubblico anche e le case discografiche ancora di più, anche ai più coraggiosi verrebbe voglia di tirare i remi in barca. Ma questo non vale per tutti. Non di certo per Mark e David Knopfler, John Illsley e Pick Withers: i Dire Straits.
Fautori di un rock britannico deciso e assolutamente travolgente, i Dire Straits si pongono alle attenzioni del mondo con due album di assoluto livello come l’omonimo Dire Straits, contenente la maestosa Sultans of swing e Communiquè in grado di raccogliere vasti consensi da parte della critica. Ma la band riservata e “timida”, concentrata solo sulla propria musica e non sul mondo del business, imprime la vera svolta alla propria storia artistica con un grande, immenso progetto: Making Movies.
Ricordate la storia d’amore tra fratelli? Ebbene proprio dalle macerie di questo rapporto, nasce la struttura maestosa di Making Movies. Cosa succede se tutto d’un tratto, uno dei chitarristi e padri fondatori della band, decide di abbandonare la nave? Tanti penseranno ad un autentico disastro, ma tante volte non tutto il male viene per nuocere.
Making Movies è considerato da molti, se non da tutti, il grande capolavoro concepito dalla mente di Mark Knopfler. E non solo da un punto di vista artistico e musicale, ma anche da un punto di vista stilistico. Il disco abbandona infatti alcune caratteristiche country relative al primo periodo d’attività della band, puntando tutto su un rock più puntuale e incisivo. Ma non solo. Per la prima volta Mark, decide di affidare il progetto al suono delle tastiere, affidato al grande Roy Bittan, pianista di Bruce Springsteen. Nascono così una serie di singoli di grandissimo successo critico e pubblico, brani come Tunnel Of Love, Romeo And Juliet e Solid Rock. E probabilmente sono proprio questi i cavalli di battaglia del progetto, caratterizzati da suoni caldi e da ritmi incalzanti, basati su un’armonia perfetta tra poesia e musica.
Il lavoro della band inglese è superlativo, come fa restare senza fiato il virtuosismo eccezionale della chitarra di Knopfler, in grado di estasiare anche i palati più esigenti e di far sorridere i fan più accaniti.
I Dire Straits, con questa immensa opera, si pongono all’attenzione del grande pubblico con oltre otto milioni di copie vendute in tutto il mondo. Ma non solo, la loro fama in Italia raggiunge i massimi livelli, tanto da vederli partecipare come ospiti al Festival di Sanremo del 1981.
Inutile dire che in questo contesto, le performance di Mark Knopfler diventano indispensabili. Ma è tutta la band che si muove all’unisono, con il basso di John Illsley a fare la voce grossa. (leggi la nostra intervista del 2017)
I testi sono eccelsi, tanto da portare Knopfler a livelli poetici eccezionali, accostati a Bob Dylan e Neil Young.
Che dire ragazzi, un album rock da avere assolutamente, da rispolverare o da ricomperare. Una vera e propria pietra miliare del rock britannico.
Vi lascio con delle parole maestose, ricche di saggezza, pronunciate da Mark Knopfler:
“Molte delle mie composizioni sono nate nei luoghi che frequento abitualmente. L’ispirazione non è qualcosa che puoi avere se stai chiuso in casa oppure vai in giro con sei guardie del corpo; quello non è vivere”
Stay Tuned.