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…But Seriously: un grande successo firmato Phil Collins

Certamente, il momento musicale non è dei migliori. Stamattina, ascoltando un po’ di radio, mi sono reso conto che la musica nel vero senso della parola si sta lentamente ma costantemente declassando a “prodotto”.

Che poi intendiamoci, di prodotti ce ne sono molti, anche buoni. Ma il prodotto musicale può considerarsi veramente qualitativo? O rappresenta ormai soltanto uno scarto dei tempi migliori? Sono lontani gli anni sessanta, i settanta, gli ottanta…. I tempi del nostro rock, del prog, del vero pop, sembrano veramente andati.

L’altro giorno, un ragazzo mi ha chiesto cosa ascoltassi di bello in cuffia. Gli ho risposto sinceramente…

Pink Floyd, King Crimson, Yes, Beatles… Non ci crederete ma mi ha guardato stranito. Si aspettava Lady Gaga, Dua Lipa, Maroon 5

Non gettategli la croce addosso, non è colpa sua. Il mondo attuale alleva i giovani come piccoli consumatori di merendine, golosi di apparenza ma con poca sostanza. E non ci crederete, ma quando ho detto Genesis, mi ha guardato come se avessi nominato un libro etereo. Sono assolutamente d’accordo con voi, bisogna recuperare un po’ di lucidità. Non è possibile che alcune generazioni non siano educate alla buona cultura musicale, una volta la materia musica era considerata tale, fonte di studio ed ispirazione. Mi sembra che la strada sia stata un po’ smarrita…

Ma veniamo a noi. I Genesis, questi geni. Siamo a metà anni settanta quando questo favoloso gruppo britannico diventa uno dei massimi esponenti del rock progressivo, uno dei capisaldi di questo incredibile movimento. Geniali come i loro componenti, estroversi come Peter Gabriel e clamorosamente versatili come Phil Collins.

Phil Collins, questo fenomeno. Cantautore e polistrumentista, voce e batteria. Personaggio mite e molto timido, con profonde radici progressive, non esita a capovolgere la sua carriera ad inizio anni ottanta. Si sa, l’amore gioca brutti scherzi. Proprio in seguito ad una grande delusione, Phil decide di buttarsi a capofitto nel mondo del soul e del pop, infilando una serie di album assolutamente straordinari. Come definire questo artista? Serio è dire poco. Professionale? Molto. Strepitoso? Forse questo è l’aggettivo giusto.

…But Seriously… Un album stratosferico. Un album in sospeso tra magia e sano realismo, intriso di atmosfere rilassanti ma allo stesso tempo conservatore di quella sana sperimentazione degna del nome Phil Collins.

Dopo anni di drum machine, Phil decide di portare alla luce questo progetto nel 1989, mettendo in evidenza quella straordinaria batteria rappresentativa del suo repertorio tecnico. L’album è un alternarsi illuminante di emozioni e di poetica, di malinconia e drammaticità.

Le dodici tracce di …But Seriously, sono uno spettacolare palcoscenico di emozioni. Brani a grande sfondo progressive, come Colours, lasciano spazio a composizioni di fortissimo impatto socio-politico, come Another Day In Paradise, vero e proprio capolavoro, dedicato alla tragedia senza fine dei senzatetto.

E non è tutto. L’album vede la collaborazione di artisti incredibili come David Crosby e Steve Winwood e la grande partecipazione dei Phenix Horns, la sezione fiati degli Earth, Wind & Fire.

Ma è lo straordinario contributo di Eric Clapton in I Wish It Would Rain Down a dare la spallata decisiva verso il successo a un album fantastico, degno rappresentante di un Phil Collins in vena creativa addirittura clamorosa.

Artista e musicista di altra categoria, Phil riesce nell’intento di trasformare un album di grande impatto emotivo come questo, in un progetto pop, rock, soul e a tratti jazz. Una perfetta miscela di generi eccelsi, in grado di farci resuscitare per un attimo e di riportare le nostre orecchie ai tempi della grande musica.

…But Seriously, non rappresenta soltanto un successo mostruoso a livello mondiale, capace di scalare le classifiche dell’intero pianeta per settimane e settimane, ma rappresenta il perfetto connubio tra musica e socialità.

…But Seriously, è un album da avere assolutamente, da conservare con cura e da riascoltare periodicamente, un lavoro in grado di rispolverare ricordi di grande musica, di grande atmosfera.

Phil Collins rappresenta tuttora uno degli ultimi artisti a tutto tondo, in grado di spaziare da un genere all’altro senza difficoltà alcuna, con proprietà artistiche di altro livello.

Consigliandovi caldamente l’acquisto o il ripristino in scaletta di questo stupendo progetto, vi lascio con delle parole emblematiche rilasciate dal nostro Phil, che riconducono in modo esemplare alla sua maniacale professionalità:

Avevo tredici anni e suonavo la batteria da quando ne avevo cinque: nella mia testa ero già un professionista

Stay Tuned.

— Onda Musicale

Tags: Eric Clapton, Genesis, David Crosby, Phil Collins, Steve Winwood
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