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Pink Floyd: nel 1970 a New Orleans venne rubata tutta la strumentazione

Nel 1970 i Pink Floyd pubblicano uno dei loro capolavori: Atom Hearth Mother. Si tratta del quinto disco della band ormai orfana di Syd Barrett, allontanato per gravi disturbi mentali.

Waters, Gilmour, Wright e Mason sono negli Stati Uniti per un concerto, precisamente nella città di New Orleans nello stato della Lousiana e in un locale chiamato “Warehouse”. E’ la notte del 16 maggio e dopo l’esibizione i quattro ragazzi inglesi stanno riposando nelle loro stanze di un hotel. Il camion con la loro attrezzatura è parcheggiato nel cortile. Ma durante al notte qualcuno ruba tutto quanto: amplificatori, microfoni, mixer, chitarre e tastiere. Una stima parla di un danno economico superiore ai 40 mila dollari.

Un colpo tremendo per la band che fu costretta ad annullare le successive date del tour che erano in programma ad Houston e a Dallas. La polizia tentò inutilmente di risalire agli autori del furto e di recuperare il materiale ma ogni tentativo risultò vano.

Si stava già organizzando il viaggio di ritorno in Inghilterra quando si avvicinò una ragazza che timidamente disse: “Mio padre lavora all’FBI, se volete posso provare a chiedere a lui se è possibile ritrovare il vostro materiale.”

I Floyd naturalmente accettarono, pare senza troppe speranze. Il risultato invece fu che dopo poche ore fu ritrovato tutto quanto e la band potè riprendere il tour.

Pare che uno dei più felici fosse David Gilmour che aveva ritrovato la chitarra Fender Stratocaster nera acquistata da pochi giorni e che sarebbe diventata, nel corso della sua straordinaria carriera, la famosa Black Strat.

 

Stefano Leto – Onda Musicale

 

— Onda Musicale

Tags: Inghilterra, Pink Floyd, Chitarra, Syd Barret, David Gilmour, Roger Waters, Richard Wright, Nick Mason, Black Strat
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