Richard Stephen Sambora, per i più Richie Sambora, è il celebre chitarrista dei Bon Jovi oltreché produttore, musicista e quasi cantautore.
L’avverbio “quasi” è d’uopo dato che pare esser condannato alla vocale impopolarità, surclassato dal ben più dotato – canoramente – frontman e fondantore dei Bon Jovi. Ma se è vero, parafrasando Carmelo Bene, che “la popolarità coincide spesso con l’oltraggio”, è altrettanto vero che qualcosa di buono, nella sua carriera da solista, il Sambora abbia combinato.
Gli albori
Il nostro chitarrista italo-polacco ha inciso tre album per conto suo: “Stranger in this town”, “Undiscovered soul” e “Aftermath of the lowdown”. Quando? Beh, durante le sue oramai tristemente note pause dalla band; un po’ per alcolismo, un po’ per quella necessità di libertà dall’organicismo di un gruppo tipica di molti chitarristi (Frusciante, Gilmour, Waters…).
Volendolo categorizzare, per motivi giornalistici, possiamo definire la sua opera come mix heavy metal, pop metal, hard rock e leggermente blues. Più che altro, le tonalità blues, le rinveniamo in “Mr Bluesman”, sia come deducibile dal titolo, sia per l’organizzazione sonora tra Sambora alla chitarra acustica ed Eric Clapton a eseguire le parti soliste.
Stranger in this town
Tra i tre, come dicevamo sopra, questo par esser l’album più blues rock del chitarrista, ben distante dalla inclinazione pop rock bonjovista. Personalmente consiglio, a chi non conosca l’album, l’ascolto della bellissima – e un po’ country – Rosie, Mr Bluesman con la rimarchevole partecipazione di Clapton e la reinterpretazione di The wind cries mary di Jimi Hendrix.

Undiscovered Soul
Album pubblicato nell’ormai lontano 1998 con la Mercury Records. Non mi ha mai entusiasmato ma ne consiglio l’ascolto della prima traccia Made in America e di You’re not alone.
Da annoverare la partecipazione di David Bryan e Tico Torres, sui colleghi nei Bon Jovi.
Aftermath in the lowndown
Siamo nel 2012 e le vicende tossiche di Sambora si sono acuite. Ma, mentre lo stesso amico Jon Bon Jovi lo invitava a rientrare nella band cercando invano di aiutarlo, Sambora stupisce tutti con la pubblicazione dell’album “Aftermath in the lowndown”.
51 minuti circa di sano blues, rock e hard rock, ma niente di eclatante. Nemmeno nella classifiche mondiali dato che il posizionamento più alto sarà il trentacinquesimo, nel Regno Unito.
Ascoltabili “Burn in the candle down” e la curiosa Sugar Daddy.