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Cinque copertine memorabili di album altrettanto memorabili

Iron Maiden Powerslave

Quante volte vi è capitato di entrare in un negozio di dischi e di comprarne uno solo perchè vi ispirava la copertina?

Ecco, questo la dice lunga sull’importanza dell’artwork oltre che della musica e oggi vi presentiamo cinque copertine memorabili di album altrettanto memorabili.

Pink Floyd – Wish you were here

Vorrei che tu fossi qui: l’assenza, nella declinazione più malinconica che Waters potesse partorire. La title track e “Shine on you crazy diamond” sono due omaggi notoriamente dedicati a Syd Barrett, ma il tema si fa sentire in tutto l’album, insieme alla critica all’ambiente musicale e anche la copertina è molto eloquente in questo senso, due businessmen che si stringono la mano in una zona industriale, in cui la schiena infuocata sta a rappresentare la paura di scottarsi esprimendo i propri sentimenti, ma si ricollega anche al modo di dire “getting burned” spesso utilizzato nell’industria discografica per artisti che avevano ottenuto grossi insuccessi.

Joy Division – Unknown Pleasures

Disco tra i più influenti della storia del rock, soprattutto per il filone gothic che all’epoca stava prendendo forma, dalle atmosfere gelide e decadenti, dalle sonorità ricercate e ricco di effetti sonori tra i più disparati, ottenne successo solo dopo il suicidio di Ian Curtis, infatti l’immagine in copertina rappresenta un grafico di impulsi luminosi da onde radio formatisi in seguito all’esplosione della stella Pulsar B1919+21, ovvero la prima “stella pulsante” mai osservata dagli uomini.

Iron Maiden – Powerslave

Album monumentale di una delle band più rappresentative e amate della storia dell’heavy metal, anche per i 10 milioni di copie vendute. Il disco non è un concept: “Aces High” è dedicata ai piloti inglesi morti durante il periodo nazista. “2 Minutes to Midnight” parla del rischio di una guerra nucleare e “Rime of the Ancient Mariner” è tratta dalla poesia “La ballata del vecchio marinaio” di Samuel Taylor Coleridge. La copertina e la title track (che narra di un faraone. desideroso dell’immortalità, che si chiede come mai debba morire, pur essendo un Dio) sono dedicate all’antico Egitto un po’ perchè di moda negli anni 80, un po’ per via di un viaggio del chitarrista Dave Murray proprio in Egitto.

Alcest – Souvenirs d’un autre monde

Un album etereo, sognante, evocativo, una nuvola di shoegaze sospesa tra post rock e ambient. Un viaggio dell’anima creato da un (all’epoca) ventunenne di Avignone che, dopo rilevanti trascorsi in band black metal, decide di mettere da parte l’estremo e regalarci questa perla; un disco in cui lanciarsi a capofitto quando vogliamo far volare la mente tra suoni ispirati e ispiranti, un sogno ovattato che sa di natura e primavera. Ed ecco che la copertina ci viene in aiuto a descrivere queste atmosfere, senza perdersi in ulteriori spiegazioni.

Savatage – Dead Winter Dead

Un must immancabile per gli amanti del filone più melodico, maestoso, emozionante, progressivo del metal, nonché un ottimo inizio per chi vuole approcciarsi al genere. Non manca nulla in questo capolavoro: pianoforte, partiture orchestrali, soli di chitarra, parti ritmiche ed elettriche potenti e cori a sei voci; un concept album che coniuga sotto lo stesso tetto tutte le tematiche che una guerra può richiamare: dall’odio e l’intolleranza alla speranza e alla pace che possono infondere dei sentimenti puri nati a dispetto delle divise (l’amore del soldato serbo Serdjan per la giovane mussulmana Katrina).

In copertina un Gargoyle sovrasta la città di Sarajevo devastata e, nonostante il cielo blu che dovrebbe evocare una tranquilla serata invernale, desta un certo timore; questa creatura di pietra ha passato l’ultimo millennio a cercare di comprendere le emozioni e le sfumature dell’animo umano: tant’è che nel brano di chiusura dell’album, il protagonista ripete “I don’t understand, I don’t understand”. Imperdibile.

— Onda Musicale

Tags: Iron Maiden, Joy Division
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