Capolavoro indiscusso di Slowhand, una delle canzoni d’amore più belle di sempre. Oggi vi raccontiamo la storia nella storia di Layla. Ma prima, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo.
Eric Clapton e George Harrison, si sa, erano grandi amici. Nel 1968 addirittura, durante la registrazione di While My Guitar Gently Weeps , dopo numerosi tentavi falliti con i Beatles, Harrison invitò Clapton in studio per poter arrivare a una parte di chitarra soddisfacente. Ma ad unirli non c’era soltanto una forte amicizia o un grande amore per la musica. C’era anche una parrucchiera che sognava di diventare una modella, con dei buffi denti “da coniglio”: Pattie Boyd.
Patricia Ann Boyd, che nel 1964 aveva solo 19 anni, conobbe George durante le riprese del film A Hard Day’s Night. Era stata ingaggiata per interpretare una studentessa fan dei Beatles. Per Harrison è amore a prima vista. Il Beatle, seppur timido, si lanciò in una corte spietata. Ma all’epoca Pattie era semi-fidanzata con Eric Swayne e così dovette rifiutare un primo appuntamento. In compenso dichiarò che era l’uomo più bello che lei avesse mai visto in vita sua. Erano proprio fatti l’uno per l’altra: bellissimi, famosi e soprattutto giovani. Il loro primo appuntamento fu nel Garrick Club a Covent Garden, in compagnia del manager dei Beatles, Brian Epstein. Da quel giorno divennero una coppia e si sposarono nel 1966.
Il loro rapporto, apparentemente perfetto, felice e inviato da molti, divenne sempre più complicato. Quando era quasi al capolinea, fece capolino Eric, che iniziò a frequentare spesso la casa di George e Patricia. Slowhand perse letteralmente la testa per la moglie dell’amico. La storia più antica del mondo! Si trattava di una vera e propria ossessione, tanto che Clapton arrivò a fingere un flirt con la sorella Paula, per conquistare Pattie e cercare di avvicinarsi sempre di più a lei, che sembrava inarrivabile. Eric non poteva saperlo, ma mancavano ancora nove anni al suo tanto bramato matrimonio con la biondissima Patricia, il 27 marzo 1974.
Così Eric Clapton da sfogo al suo folle sentimento per la musa ispiratrice dei miti del rock attraverso una struggente canzone d’amore: Layla.
Il pezzo uscì nel novembre 1970. Faceva parte dell’album “Layla and other assorted love songs” dei Derek and the Dominos – di cui ovviamente Slowhand faceva parte. Nel brano si distinguono di due parti: la prima è interamente opera di Eric Clapton, interprete di tutta la canzone. E’ caratterizzata da tre strofe alternate da un ritornello e accompagnate dalle chitarre di Clapton e dal prodigio intriso di soul Duane Allman. La seconda parte invece è composta da Jim Gordon. Si tratta un morbido pezzo strumentale in cui sono presenti, oltre alle numerose chitarre, ben due tracce di pianoforte, sapientemente sovrapposte, suonate dallo stesso Jim Gordon e da Bobby Whitlock. Un riff decisamente indovinato su cui si adagiano prepotenti parole d’amore.
Nell’intro della meravigliosa versione live di Layla del 1999 a Madison Square Garden che segue, durante i primi 40 secondi del video Eric Clapton ci delizia con le note di una sorprendente scala araba. Non perdetela!
Vi starete domandando come mai abbia scelto di intitolarla Layla.
L’ispirazione di Clapton proviene da “Una storia d’amore accaduta un centinaio di anni fa” – per utilizzare le sue parole.
Fu ispirato da una classica storia arabadi un amore contrastato, “Layla e Majnun”, scritta in versi dal poeta Azero Nezami, basata sulla storia vera di un giovane chiamato Qays ibn al-Mulawwaḥ. Clapton venne a sapere della storia di Nezami dal suo amico Ian Dallas che all’epoca si stava convertendo all’Islam. La storia narra di una principessa, costretta a sposare, per volontà di suo padre, un uomo diverso da colui che era perdutamente innamorato di lei, causando la pazzia di quest’ultimo. In arabo e persiano Majnun significa infatti “folle”. La storia colpì molto Clapton, che associò la storia al suo rapporto con Pattie Boyd.
Passo attraverso i muri, i muri di Layla
E bacio questa parete e quest’altra
Non è per le case l’Amore che ha preso il mio cuore
Ma per Colei che in queste case dimora»
All’inizio la canzone seguì il destino dell’album, che non ebbe molto successo. Anche secondo Clapton veniva considerato come un album di una band sconosciuta. Quando fu ripubblicata come singolo nel 1972 raggiunse il settimo posto nel Regno Unito e il decimo negli Usa. Nel 2004 la rivista Rolling Stone l’ha inserita nella lista delle 500 migliori canzoni di tutti i tempi al 27º posto.
Ci sono pochi momenti nel repertorio del rock registrato in cui un cantante o un autore raggiungono una tale profondità in se stessi da far provare a chi li ascolta la sensazione di star assistendo a un omicidio o a un suicidio… per me Layla è il più grande di essi».
Dave Marsh
Che donna straordinaria deve essere Pattie Boyd. Ispirazione di tante celebri canzoni d’amore composte per lei da entrambi i mariti. Oltre a Layla, anche Something, For You Blue, Bell Bottom Blues o Wonderful tonight. Chi non vorrebbe essere al suo posto?
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