Fade to Black, dei Metallica, brano pubblicato nel lontano 1984, fu singolo promozionale dell’album Ride the Lightning.
La band lo inserì come brano numero quattro nel proprio disco, avviando così la personale tradizione di destinare questo posto ai cosiddetti “canti lenti”. È stato disco d’oro negli Stati Uniti d’America e baluardo della power ballad e della thrash metal.
Guitar World, rivista musicale statunitense nota per aver intervistato tutti i chitarristi più importanti dagli anni Ottanta ad oggi, ha considerato il suo assolo al ventiquattresimo posto tra i cento più belli della storia del rock.
La band formatasi a Los Angeles ha più volte affermato di aver eseguito il brano, su richiesta dei propri fan durante i concerti, più di mille volte, risultando essere uno dei più rappresentativi di James Hetfield e compagni.
La trama
Fade to black sarebbe stata scritta partendo dallo spiacevole episodio del furto della strumentazione dei Metallica avvenuta a Boston nel gennaio dell’84. L’evento diede modo di riflettere sulla depressione e sulla mancanza, evidenziando dunque un trend rock palesemente diverso da quello odierno sempre meno profondo contenutisticamente.
“Things are not what they used to be/ Missing one inside of me/ Deathly lost, this can’t be real/ Cannot stand this hell I feel” (“Le cose non sono come erano una volta/ Avverto l’assenza di qualcosa dentro di me/ Perdita mortale, non può essere vero/ Non riesco a sopportare l’inferno che sento”).
Così la terza strofa che ben esplica il problema trattato. Siamo pur sempre negli anni Ottanta e da lì in poi in molti denunziarono la nascita del fenomeno depressivo, oggigiorno una delle principali cause di suicidio nel mondo occidentale.
Nel testo, la depressione è affrontata come sinonimo di tristezza, di mancanza (aver perso il proprio amplificatore), di scoramento. Una depressione esogena ovvero correlata a eventi esterni penosi e spiacevoli che induce la vittima ad astenie, impotenze fisiche e insonnie.
Il lamento della vita
La particolarità dell’ultimo assolo, magistralmente eseguito dal chitarrista solista Kirk Hammet, consiste nella capacità psicoedelica di indurre l’ascoltatore in uno stato di riflessione sulla vuotezza, quasi a derealizzarlo ovvero a indurlo a lamentarsi di una vita del tutto surreale.
“No one but me can save myself, but it’s too late” (nessuno può salvarmi a parte me, ma è troppo tardi”) esordisce l’ultima strofa: v’è speranza ma non luce di uscirne, non v’è sempre rinascita e anzi, udendo meglio Fade to Black, par quasi vi siano accenni di frustrazione per non aver potuto realizzare i propri ideali in una società sempre più materialistica e consumistica.
Il testo
Life it seems, will fade away
Drifting further every day
Getting lost within myself
Nothing matters no one else
I have lost the will to live
Simply nothing more to give
There is nothing more for me
Need the end to set me free
Things are not what they used to be
Missing one inside of me
Deathly lost, this can't be real
Cannot stand this hell I feel
Emptiness is filling me
To the point of agony
Growing darkness taking dawn
I was me, but now He's gone
No one but me can save myself, but it's too late
Now I can't think, think why I should even try
Yesterday seems as though it never existed
Death Greets me warm, now I will just say good-bye
La traduzione
Sembra che la vita svanirà
Abbandonandomi ogni giorno un poco di più
Perduto in me stesso
Niente importa a nessun altro
Ho perso la voglia di vivere
Semplicemente non ho niente più da dare
Non c'è nient'altro per me
Ho bisogno della fine per liberarmi
Le cose non sono come erano una volta
Avverto l'assenza di qualcosa dentro di me
Perdita mortale, non può essere vero
Non riesco a sopportare l'inferno che sento
Il vuoto mi sta riempiendo
Sino all'agonia
Buio che cresce e si prende l'alba
Ero io, ma adesso se n'è andato
Nessuno può salvarmi a parte me, ma è troppo tardi
Non riesco a pensare, pensare perché dovrei persino provarci
Ieri sembra che non sia mai esistito
La morte mi saluta amichevolmente, adesso dirò addio
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