Antesignani del doom e dello stoner metal oltre che veri e propri alfieri dell’heavy metal i Black Sabbath sono nati in Inghilterra alla fine degli anni ’60 ed erano composti da Ozzy Osbourne (voce), Tony Iommi (chitarra), Geezer Butler (basso) e Bill Ward (batteria).
Ricordiamo inoltre che il termine heavy metal deriva dalla famosa canzone degli Steppenwolf, “Born to Be Wild”, del 1968. Praticamente due anni prima che i Black Sabbath pubblicassero il loro omonimo album d’esordio e lo stesso del secondo, vere e proprie pietre miliari.
Definiti come una derivazione malata del blues i Black Sabbath hanno esercitato un’influenza incredibile sul mondo della musica. Dai testi, al sound, al genere e, persino, ai nomi delle band.
Un esempio? Il gruppo doom metal degli Electric Wizard il cui nome è formato da due pezzi dei Black Sabbath quali “Electric Funeral” e “The Wizard”. Ma bando alle chiacchiere e passiamo alla tracklist di “Paranoid”.
War Pigs: è la canzone più lunga dell’album, e ne è anche la traccia d’apertura, ed è un’aperta accusa contro i militari (“generals gathered in their masses/just like witches at black masses”) ed i politici (“politicians hide themselves away/they only started the war”) che mandano altri al fronte.
In particolare questi individui, i cosiddetti “maiali della guerra” come recita il titolo, sono visti come i principali fautori e beneficiari della guerra del Vietnam.
Canzone dominata dalla chitarra di Iommi e dai giri di Butler e Ward, condita dalla voce di Osbourne, fa subito capire come ci si trovi davanti ad un classico senza tempo
Paranoid: titletrack di neanche 3 minuti che ha fatto, semplicemente, la storia della band legandola a questo pezzo, oltre che ad “Iron Man”, che è stato coverizzato da un’infinità di altri artisti.
Nato inizialmente come pezzo tappabuchi che i Sabbath usavano per allungare i concerti è un pezzo con una struttura abbastanza semplice, ma efficace.
Da ricordare che il giro venne fuori quasi per caso dalla chitarra di Iommi che poi venne seguita dal resto della band mentre, il testo, parla di un paranoico alle prese con la dura realtà di tutti i giorni.
“Finished with my woman ‘cause she couldn’t help me with my mind/people think I’m insance, because I am frowning all the time”recita la intro a cui segue l’invocazione di aiuto “can you help me occupy my brain?”. Il bello è che non erano neanche molto convinti delle potenzialità di questo pezzo.
Planet Caravan: questa traccia è la più atipica del disco, sia per quanto riguarda le musiche ed i testi. Le musiche comprendono le percussioni, il pianoforte dell’ingegnere del suono Tom Allom, una chitarra tra l’acustica ed il jazz e la voce di Osbourne che prende connotati decisamente spaziali.
Spaziale proprio perché si parla di due amanti che viaggiano nell’universo a bordo di un’astronave. “We sail through endless skies/stars shine like eyes/the black night sighs/the moon in silver trees/falls down in tears”.
Qui ricordo che Tony Iommi ha un collegamento particolare con il jazz, gipsy jazz nello specifico. Prima di entrare nei Black Sabbath era già un discreto semi – professionista, ma al lavoro si amputò due falangi della mano destra in un incidente.
Nonostante i medici avessero provato a riattaccarle non funzionò, così come il tentare di suonare da destro (è mancino). Iommi cadde in depressione, ma quando ascoltò Django Reinhardt, il celebre chitarrista jazz, scoprì che lui aveva una menomazione peggiore della sua dato che solo due dite funzionavano.
Il chitarrista inglese si è dunque messo due protesi da lui costruite, ha abbassato le corde di un semitono ed ha ripreso in mano la fida Gibson SG.
Iron Man: un’altra grande hit dell’album e della band. Dopo circa mezzo minuto di intro si parte subito con l’iconico riff di Iommi. Il testo parla di un uomo di ferro che ha viaggiato nel tempo, ma l’umanità è stata completamente distrutta da sé stessa.
Alla distruzione si aggiunge l’incapacità di comunicazione e di adattamento che fanno impazzire l’uomo di ferro facendoli uccidere le persone che una volta salvava. “Nobody wants him/they just turn their heads/nobody helps him/now he has his revenge”recita il pezzo. Brano simbolo di una band e di un’epoca.
Electric Funeral: guerre nucleari, robot, distruzione, morte, praticamente l’Apocalisse sulla Terra. Un testo che riporta ancora in auge la critica dei Black Sabbath all’umanità corrotta.
Ecco il risultato, un funerale elettrico descritto perfettamente dal pesante wah wah di Iommi, dal ritmato basso di Butler e dall’incedere delle pelli di Ward.
Qui la voce di Ozzy si leva dalle macerie come un vento nucleare che soffia in una landa senza vita. “Earth lies in death bed/clouds for the dead/tearing life away/here’s the burning pay/electric funeral”.
Hand of Doom: ritorna il tema della guerra in Vietnam che ha portato un uomo dalla famosa padella alla brace. Dalla traumatica e sanguinosa guerra, quindi, si passa all’eroina per sfuggire a tutto tranne che alla Nera Signora che, ormai, è già con le mani protese verso lo sfortunato uomo.
Il tutto su una sorta di heavy blues di sette minuti. “First it was the bomb, Vietnam napalm/disillusioning, you push the needle in/form life you escape, reality’s your fate/colours in your mind satisfy your time”.
Rat Salad: brano strumentale di due minuti e mezzo, una sorta di jam session, in cui Ward fa vedere tutta la sua bravura seguito a ruota da Iommi e Butler.
Fairies Wear Boots: altro blues in stile Sabbath che descrive un episodio a metà tra realtà e fantasia e chiude l’album in bellezza.
Sembra infatti che un ragazzo, in una notte al limite dell’assurdo, abbia visto delle fate con gli stivali ai piedi che ballavano con un nano.
Credendo che fosse tutto vero il ragazzo è corso dal dottore che gli ha risposto “figliolo, figliolo ti sei spinto troppo lontano. Perché fumare e drogarti sono le uniche cose che fai”(“Son, son you’ve gone too far/’cause smokin’ and trippin’/is all that you do”).
Ci sono due version differenti sulla nascita del brano da parte di Osbourne e Butler. Per il primo è semplicemente perché stavano fumando in un parco mentre, per il secondo, si trattava di skinhead.
Giudizio sintetico: album imperdibile e vera e propria pietra miliare di tutto un genere. Album che, inoltre, aveva già in sé gli echi di alcune delle future incarnazioni dell’heavy metal come doom, stoner e psychedelic. Ottimi e coinvolgenti sia le musiche che i testi, da avere assolutamente!
Copertina: un guerriero psichedelico che esce da un bosco oscuro con tanto di spada e scudo
Etichetta: Vertigo Records
Line up: Ozzy Osbourne (voce), Tony Iommi (chitarra), Geezer Butler (basso), Bill Ward (batteria) e Tom Allom (tra gli ingegneri del suono ha anche suonato il pianoforte in “Planet Caravan”)
Vanni Versini – Onda Musicale