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Garybaldi e “Nuda”, il punto d’incontro tra rock progressivo e Jimi Hendrix

La cover di Nuda dei Garybaldi

Garybaldi è forse il più geniale dei moniker dell’ondata prog italiana; e, proprio come la Spedizione dei Mille del quasi omonimo avventuriero, la storia della band prende le mosse da Genova.

Il fulcro dei Garybaldi è il chitarrista Pier Nicolò Fossati, devoto discepolo di Jimi Hendrix. La vicenda artistica inizia nel 1965, quando Fossati forma i Gleemen; con lui Maurizio Cassinelli (batteria e voce), Marco Zoccheddu (chitarre) e Angelo Traverso (basso). Fossati è noto a tutti come Bambi e suona la chitarra da quando ne ha tredici; in breve tempo la sua tecnica diventa quella di un virtuoso, sospesa tra il beat diffuso in quel periodo e le scale blues. La scoperta di Jimi Hendrix sarà per lui l’epifania che segnerà la sua vita.

Il soprannome Bambi gli viene affibbiato dalla nonna, per la sua abitudine di fuggire a giocare da solo nei boschi.

L’esordio in sala di registrazione è con un nebuloso singolo commissionato dal Royal Hotel Paolino di Cavareno, nel 1967; il titolo – Vieni a Cavareno/Da Paolino – ne richiama la natura commerciale. L’introvabile 45 giri viene stampato in appena cento copie. In quegli anni la formazione cambia spesso; oltre a Zoccheddu, che troverà fortuna con Osage Tribe e Nuova Idea, transita brevemente anche Ivano Fossati.

L’esordio vero e proprio dei Gleemen è nel 1970, con un album omonimo. Il suono si è nel frattempo evoluto e strutturato; se da una parte permane il beat e qualche ingenuità di troppo, dall’altro la ricetta si è già fatta abbastanza sperimentale. Spirit e Un’Amica richiamano la psichedelia gentile degli Spirit e dei primi Deep Purple; Chi sei tu, Uomo? è un riuscitissimo e raro esempio di blues cantato in italiano.

La tecnica di Bambi Fossati è stupefacente, soprattutto nelle infuocate esibizioni live; se non fosse per una certa mancanza di originalità, Fossati incarnerebbe alla perfezione la figura del guitar hero. La sua operazione di clonazione dello stile di Jimi Hendrix è spettacolare e non si ferma solo alla chitarra; Fossati, infatti, imita Jimi nel look, nelle movenze e anche nel canto. Peccato che Hendrix – come cantante – non sia mai stato troppo convincente.

In occasione del nuovo singolo Marta Helmuth, del 1971, i Gleemen annunciano il cambio della ragione sociale: ora sono i Garybaldi.

L’album che segna l’esordio del nuovo moniker Nuda – arriva nel 1972, per la CGD. La formazione è a quel punto stabilizzata con Fossati, Cassinelli, Traverso e Lio Marchi alle tastiere. Nuda si avvale di una delle copertine più iconiche della storia del prog e della musica italiana in generale; l’autore è Guido Crepax, il fumettista creatore di Valentina, celebre in tutto il mondo.

La cover, apribile in tre parti, sfoggia proprio il ritratto di una ragazza dall’aspetto simile all’eroina di Crepax; la giovane, distesa nuda come da titolo, è ispirata in parte alla Maya di Goya e in parte alla storia di Gulliver. Dei personaggi lillipuziani, infatti, cercano di arrampicarsi sul suo corpo.

A livello musicale l’album si può ben definire bipolare; se il primo lato prosegue in senso progressivo il discorso iniziato coi Gleemen, il secondo è di puro stampo prog, con una suite divisa in vari movimenti. La prima facciata offre quattro canzoni che – pur in ambito alternativo – sono ancora perfettamente legate a formati tradizionali. La suite sfoggia invece tutto il campionario progressivo: cambi di ritmo, tematiche medievali ed epiche, divisione in movimenti.

L’apertura è per Maya Desnuda, e subito pare di essere davanti a un inedito di Jimi Hendrix. Una chitarra elettrica pesantemente distorta e trattata col wah-wah si staglia sola. La voce di Fossati – come detto pesantemente debitrice al mancino di Seattle – declama versi piuttosto sconclusionati; anche qui il nume tutelare è Hendrix, i cui testi erano spesso imperniati su doppi sensi sessuali, come da tradizione blues.

Tra lancinanti assoli e cambi di ritmo, la sei corde di Bambi è la protagonista assoluta. Pur ispirata al suo idolo, la chitarra di Fossati colpisce per fantasia e inventiva; la sezione ritmica tiene perfettamente il passo e, nel finale, c’è spazio anche per l’organo di Marchi.

Un breve intermezzo rumoristico di Maya Desnuda viene ripreso e ampliato in Decomposizione, Preludio e Pace, due minuti di delirio chitarristico. Il pezzo è un vero e proprio tributo al Jimi più sperimentale, quello in grado di destrutturare l’inno americano e di far suonare la Stratocaster come una mitragliatrice.

La seguente 26 Febbraio 1700 rappresenta il primo ponte tra i Gleemen e il prog. La durata, innanzitutto, supera i sette minuti e l’intro chitarristica di Fossati suona molto più psichedelica. Il tema a sfondo storico è appena accennato, il ritmo blando da ballad dalle parti di Little Wing e The Wind Cries Mary.

La chitarra si leva pindarica, richiamando anche qualche suggestione latina alla Carlos Santana, altro ispiratore di Fossati. La parte strumentale, molto lunga, offre spazio ai sintetizzatori e all’assolo di Bambi. Questa volta la chitarra suona dolcemente melodica; per una volta siamo più dalle parti del latin rock e di certi passaggi di Peter Green, che non del solito Hendrix. Un pezzo forse un po’ naif ma molto riuscito.

La prima facciata si chiude con L’Ultima Graziosa, virulento rock blues. Ancora una volta il richiamo hendrixiano è fortissimo, forse più in certe cose della Band of Gypsys che dell’Experience. Il testo è di nuovo abbastanza ingenuo, anche se tipico dell’epoca. Il lavoro alla chitarra è nuovamente superbo, con un suono saturo e pieno, ma a suo modo pulito. Il brano è forse quello più semplice del disco dei Garybaldi, con Cassinelli che si cimenta anche all’armonica.

Il lato A si chiude così e questi quattro pezzi basterebbero per fare di Nuda dei Garybaldi un ottimo album; il bello, però, deve ancora arrivare e il sentore è subito chiaro con l’attacco della suite Moretto da Brescia.

La vicenda raccontata è quella epica e fantasiosa di un cavaliere medievale; nulla a che fare col vero Moretto da Brescia, pittore del Cinquecento.

Si fa davvero fatica a riconoscere gli scatenati Garybaldi della prima facciata; quella di Moretto da Brescia è una band al massimo della maturità, capace di portare avanti una storia complessa tra cambi di ritmo e di tempi, suoni che passano dalla pura melodia all’accelerazione rock; dagli intermezzi acustici a momenti cupi ai limiti del doom.

Perfino la voce è diversa, quella del batterista Maurizio Cassinelli che, al di là di una dizione non memorabile, è molto più adatta di quella del bandleader. La suite si apre con l’introduzione, intitolata Goffredo. La voce è dolce e la chitarra dal suono pulitissimo porta avanti una melodia cristallina, lasciandosi andare solo di tanto in tanto al virtuosismo.

Tra parti acustiche e cavalcate di chitarra e organo si arriva alla seconda parte, Il Giardino del Re. Qui, pur nell’atmosfera sognante, Bambi sciorina qualche riff hendrixiano e parte poi con un assolo cattivo al punto giusto. La parte cantata gode di un tappeto liquido, con la chitarra di Fossati che pare rifarsi al Gilmour coevo, quello di Echoes e Atom Earth Mother. La sezione centrale è dominata da un duello chitarra-organo, sull’incalzante ritmica di Cassinelli e Traverso. I fraseggi richiamano in parte quelli di Lord e Blackmore nei Deep Purple.

La calma torna, improvvisa, con l’epilogo della suite: Dolce Come Sei Tu.
Su un dolce arpeggio di chitarra, la voce declama il testo antimilitarista; su percussioni latineggianti parte l’ultimo tema della splendida suite dei Garybaldi. Una lunga parte di organo Hammond lascia poi spazio alla cavalcata – l’ultima – di Fossati, in stile Santana.
Il disco si chiude così.

Nuda dei Garybaldi è un disco che – a partire dalla copertina – ha fatto la storia del periodo prog del rock italiano; un disco che, pur essendo diviso in due anime ben distinte, offre un complesso perfettamente amalgamato, al massimo delle proprie possibilità. Bambi Fossati dà qui il meglio, paradossalmente proprio quando riesce a smarcarsi dalle sue ossessioni hendrixiane. Moretto da Brescia è inoltre una suite perfetta, forse un po’ sottovalutata, ma tra le migliori dell’intero movimento.

Dopo Nuda i Garybaldi incidono Astrolabio; è un disco diviso in due lunghe cavalcate, più psichedeliche che progressive. La formazione è in fermento: Sandro Serra è il nuovo bassista, mentre anche Lio Marchi – presente come ospite – ha appena abbandonato.

La storia dei Garybaldi prende allora la strada di tanti altri gruppi prog e, in definitiva, del movimento stesso; ovvero, quella di un lungo tramonto, punteggiato da scioglimenti e reunion, più o meno scialbe. Fossati, stimatissimo nell’ambiente, continua a proporre la sua arte soprattutto dal vivo. Negli anni collabora con tanti grandi, dai Van Der Graaf Generator a Santana, fino agli Uriah Heep.

Il grande chitarrista si spegne nel 2014, a sessantacinque anni, figura atipica di guitar hero italiano.

— Onda Musicale

Tags: Deep Purple, Ritchie Blackmore, Jimi Hendrix, Van der Graaf Generator
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