Siamo in Germania nel 1992 ed il gruppo power metal dei Blind Guardian è ormai giunto al suo quarto album in studio dopo gli EP ed i demo firmati a nome di Lucifer’s Heritage. Il disco comunque rimane più che fedele agli stilemi iniziali con le varie citazioni letterarie a cavallo tra fantasy e fantascienza.
Ovviamente quelle più evidente sono le prime e, in particolar modo, quelle relative al mondo di J.R.R. Tolkien che sarà la base per il concept di “Nightfall in Middle – Earth” del 1998. Album che narra de “Il Silmarillion” da cui hanno preso origine “Lo Hobbit” ed “Il Signore degli Anelli”.
Ricordo anche che è con quest’album di cui stiamo per parlare che i Blind Guardian hanno ottenuto il soprannome “I Bardi” grazie all’acustica “The Bard’s Song: In the Forest”. Ma non perdiamoci ulteriormente in chiacchiere ed andiamo ad analizzare il disco dei Bardi.
Time What Is Time: è la traccia iniziale del disco che presenta quasi un minuto iniziale in cui le chitarre classiche si intrecciano prima di lasciare spazio a quelle elettriche. In alcune parti potrà ricordare i vari intermezzi chitarristici, sempre clean, di “One” dei Metallica.
La graffiante voce di Kürsch ed i cori potenti della band cantano di un replicante descritto dal libro di Philip K. Dick, “Il cacciatore di androidi”, da cui hanno tratto il famosissimo film “Blade Runner”.
Il replicante in questione vede il tempo passare, ma lui è sempre lo stesso “I’m a replicant and I love to live/Is it all over now/Only these years/I’ll leave but I’m singing”. Gustatevi la delicate parte finale.
Journey Through the Dark: più aggressiva e veloce, nonostante mantenga linee melodiche, il brano narra del viaggio di un bardo attraverso delle oscure lande. Un viaggio dove l’anziano cantore ha visto di tutto visto il suo lungo errare su questa terra.
I cori verso il secondo ed il quarto minuto sono, semplicemente, qualcosa di epico nel senso letterario del termine. “You’re the mystical old bard/on your journey through the dark”
Black Chamber: un Kürsch firma questa delicata composizione per voce e pianoforte, quest’ultimo è suonato da Stefan Will. Curioso e più che piacevole intermezzo
Theatre of Pain: un inizio maestoso ed un riff di chitarra che non lascia scampo sono le basi per questo potente brano. L’addio del gigante, la balena, verso il mare e la libertà. Vai, non aver timore
The Quest for Tanelorn: l’amico e collega Kai Hansen, Helloween e Gamma Ray, mette a disposizione la sua chitarra per la band teutonica che omaggia un’altra pietra miliare del fantasy. Michael Moorcock che scrisse il ciclo di romanzi di “Elric di Meniboné” di cui esiste anche una versione a fumetti.
L’intro è acustico e, quasi, sospeso nel tempo anche se in sottofondo si sente la chitarra elettrica in palm muting. La maestosità di questo pezzo è indescrivibile, basterebbe solo citare i cori a cui segue la batteria tellurica mentre la chitarra di Hansen dà il meglio di sé.
Ovviamente la voce di Kürsch non è da meno e si destreggia egregiamente tra i cambi di tempo e di intonazione. “On our quest for Tanelorn/We lose our way”
The Bard’s Song In the Forest: tra le canzoni più famose ed osannate dei Blind Guardian dato che, come accennavo all’inizio, è stata la fautrice del loro soprannome.
Questo brano acustico parla, per l’appunto, della vita errabonda dei bardi, gli antichi cantori medievali, senza una dimora ed un nome, ma tutti ricorderanno le loro canzoni. Toccante come poche.
“Tomorrow will take usa way/Far from here/No one will ever know our names/But the bard’s songs will remain”.
Da ricordare che è stata coverizzata anche dai compatrioti Van Canto, metal a cappella, per il quali Kürsch ha prestato anche la voce per i loro progetti. Abbiamo già parlato della peculiarità di questa band qui (leggi l’articolo).
The Bard’s Song: The Hobbit: se la precedente era acustica questa, invece, è totalmente elettrica e narra delle vicende de “Lo Hobbit”. Un racconto sorretto dalla carica e dell’energia tipica dei Bardi che condiscono il tutto con un piccolo giro acustico.
Pensate dunque al pericoloso viaggio di Bilbo Baggins verso il tesoro di Smaug il drago. Con Gandalf ed i nani, i goblin, i troll ed il tenebroso Gollum fino alla tragica fine. Da alzare a tutto volume se siete amanti del fantasy e/o del Professore con la pipa.
The Piper’s Calling: non so bene come dirlo quindi, nel dubbio, lo dirò nella maniera più diretta è semplice possibile. C’è un giro di quasi un minuto di cornamuse e non mi dispiace affatto!
Somewhere Far Beyond: è la title track ed anche la canzone più lunga con i suoi sette minuti e mezzo. Stessi stilemi che abbiamo visto in tutto il disco, con incursioni elettriche quasi strumentali, per un brano che parla del ciclo di romanzi di Stephen King “La Torre Nera”.
Nel romanzo un pistolero, Roland Deschain, proveniente da un mondo antico in rovina vaga nel tempo e nello spazio verso la ricerca della mistica Torre Nerra e verso il misterioso, e malvagio, uomo in nero.
Se non l’avete letto ve lo consiglio e poi ricordiamoci che lo stesso King l’ha definito il suo “Signore degli Anelli” quindi, visto che siamo in tema di Blind Guardian, credo che questa osservazione sia più che pertinente.
Gustatevi gli interventi folk, corali e l’elettricità del brano “What will I find/When the dark tower appears/Will it be the end/Or just a new quest after all”. Degna conclusione del disco.
Tra le version bonus sono presenti due cover, “Spread Your Wings” dei Queen e“Trial by Fire” dei Satan, oltre che alla versione orchestrale di “Theatre of Pain”. Semplicemente fantastiche!
Giudizio sintetico: album essenziale per gli amanti della band, oltre ai classicissimi “Imaginations from the Other Side” e “Nightfall in Middle – Earth”, e per i neofiti che potranno apprezzare tutte le sfumature della band.
Copertina: dei bardi siedono in cerchio con armi e strumenti vari. Attorno a loro solo oscurità e misteriose figure, Spettri dell’Anello?, che si aggirano tra gli alberi.
Etichetta: Virgin Records
Line up: Hans Kürsch (voce e basso), André Olbrich (chitarre e cori), Marcus Siepen (chitarre e cori) e Thomas Stauch (batteria). Tra i vari special guest ricordiamo il già citato Kai Hansen e Piet Sielck (Iron Savior e Savage Circus).
Vanni Versini – Onda Musicale