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Andy Timmons: quando la vera arte è per pochi

E’ difficile trovare al mondo un musicista che sappia mettere d’accordo praticamente tutti, Andy Timmons, invece riesce ad uniformare i consensi di tutti.

Di origine americana, noto per il suo modo di suonare elegante e pieno di anima e l’impeccabile capacità di combinare Jazz, Blues e Rock moderno. Sebbene Timmons ponga l’accento sulla melodia e sul “sentire”, è anche abbastanza esperto tecnicamente e sporadicamente metterà in mostra queste abilità durante le sue composizioni. Timmons è diventato una figura popolare tra i chitarristi seri e ha condiviso il palco insieme a leggende come Steve Vai, Joe Satriani, Eric Johnson, Reb Beach e Ted Nugent.

Se vuoi puoi dice Andy

Ha iniziato a suonare quando aveva circa 5 anni. Aveva altri 3 fratelli che suonavano la chitarra dai quali ha imparato un paio di accordi. Ha praticamente imparato tutto ad orecchio fino all’età di 16 anni. A quel tempo c’erano solo lui e i suoi dischi: Beatles, Kiss, Ted Nugent, Rush e, soprattutto, rock & roll anni ’70. E’ sempre stato attratto dal rock sin da quando era piccolo, poi ha cominciato ad ascoltare anche musicisti come Joe Pass.

Un giorno ha “preso in prestito” un libro di Mel Bay ed ha strappato la pagina più importante: quella con tutti i diagrammi degli accordi. Così si è fatto le ossa ed il suo modo di suonare lo ha trovato anche grazie all’influenza di musicisti con forti capacità emozionali come Steve Lukather, Pat Metheny, Larry Carlton o Robben Ford. Inoltre il suo modo di essere molto sensibile lo ha reso uno dei musicisti che riescono a trasmettere maggiormente emozioni attraverso la chitarra, anche quando suona veloce.

La risorsa più preziosa

Andy è convinto che ascoltare e suonare i propri pezzi preferiti sia molto importante per allenare l’orecchio. Quando trova sulla chitarra un accordo del pezzo che ascolta, si crea una connessione tra il suono che si ascolta e quello che sta suonando.

Racconta Timmons riguardo la sua prima connessione

La rivelazione è arrivata quando stavo suonando un accordo in Re mentre suonavo Every Picture Tells A Story, ed ho capito che il mio accordo corrispondeva all’accordo sul disco.Eureka! In quel momento, la connessione tra il mio orecchio e il mio strumento è stata forgiata”

A seconda di quello che stai ascoltando vai ad assorbire il feeling di quel tipo di musica o di band. Forse non è tra i chitarristi più conosciuti, ma senza dubbio uno dei chitarristi più completi e versatili. Inizia a farsi notare dal grande pubblico durante il suo periodo di militanza nei Danger Danger, tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta.

Autore di varie jam session con vari artisti, ha suonato anche con alcuni dei suoi “eroi” della sei corde, quali: Joe Satriani, Steve Vai, Eric Johnson, Steve Morse, Ted Nugent e Ace Frehley. Andy Timmons ha inoltre collaborato per Olivia Newton-John, i The Beach Boys, Alice Cooper, Simon Phillips, e molti altri.

Uno dei suoi migliori album

Nell’album “Ear X-stasy”, ha voluto dare una specie di tributo agli artisti, soprattutto chitarristi, che lo avevano influenzato negli anni dei suoi studi giovanili e che gli avevano permesso di apprezzare diversi generi musicali, imparando a fonderli nel suo stile unico ed inimitabile.

Troviamo pezzi dedicati a Steve Ray Vaughan come I Remember Stevie, echi hendrixiani in Electric Gypsy. Rimandi a Pat Metheny nell’ intimistica No More Goodbyes. Un tocco di Jeff Beck nel brano di chiusura There Are No Words. La mescolanza di country-western e rock tipica di Steve Morse in Farmer Sez. L’ attitudine pirotecnica di Satriani nella song d’apertura Carpe Diem.

Insomma ce n’ è per tutti i gusti in questa splendida rappresentazione di stili ed influssi diversi, ri-elaborati dal cuore e dal cervello di Andy Timmons che li rende assolutamente ed inevitabilmente parte del suo bagaglio originale. Senza permettere mai che l’ ispirazione stilistica sconfini nella sterile imitazione. E che dire a proposito dell’ originalità dell’ autore in quei pezzi che suonano più propriamente come esclusivamente suoi tipo Cry For You. Macigni che pesano nella ri-interpretazione presente e futura di uno strumento a sei corde.

Si comprende ascoltando brani del genere la dote peculiare di Timmons nel costruire una cellula melodica pregnante e veramente evocativa del titolo del brano stesso. Attorno cui costruire un lungo solo ininterrotto che inizia in sordina. Per poi raggiunge livelli di suono altissimi grazie ad una gestione della dinamica che funge da tramite dell’ espressione emozionale dell’ autore; anche nelle sue sfumature minime.

Sullo stesso schema è costruita anche l’ emozionante Hiroshima (Pray For Peace) in cui il sapiente uso degli armonici artificiali crea una miscela dal tipico sapore orientale. Dopo aver ascoltato quest’ album vi rimarrà l’ impressione che la sobrietà stilistica di Andy Timmons, unita alla sua ricerca della perfezione esecutiva hanno generato un tipo di chitarrismo che si fa fatica a catalogare. Una forma nuova, più moderna che vintage.

Come diceva Einstein, è più difficile spezzare un pregiudizio che un atomo. Cercate di accostarvi ad Andy Timmons come fareste con il vostro artista preferito e verrete ricompensati godendo dell’ estasi che viene generata dalle sue dita. Estasi pura.

Sarà la sua tecnica eccezionale, sarà il suo tocco pieno di gusto e di sensibilità, Sarà la creatività con cui riesce ad affrontare brani e generi di tutte le epoche e stili, o forse perchè conoscendolo si scopre che dietro al musicista di talento c’è una persona veramente umile e curiosa verso il mondo.

Insomma, non ci sarebbe bisogno di aggiungere la stima per un chitarrista che incarna la volontà di fare musica ad altissimo livello ma in modo semplice e spontaneo. Andy Timmons oggi è una delle massime espressioni artistiche che si possono trovare sulle sei corde elettrificate.

— Onda Musicale

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