Se si suona, ma soprattutto se si è cresciuti assieme, è davvero difficile dover dire ad un amico che deve lasciare il gruppo che egli stesso aveva creato. L’amico era Syd Barrett ed il gruppo i Pink Floyd.
Avevamo già lasciato che a parlare fossero i pensieri di uno dei più cari amici di Barrett, Roger Waters, qui (leggi qui) ma si sa, in qualche modo bisogna sempre andare avanti.
A questo punto la situazione era veramente delicata perché c’era già un album all’attivo, “The Piper at the Gates of Dawn”, e bisognava pensare seriamente al secondo, “A Saucerful of Secrets”, ma era ovvio che con Barrett in quelle condizioni precarie il tutto si sarebbe rivelato ancora più difficile di quello che già era. Fra i candidati però balza fuori un nome direttamente dall’infanzia dei Floyd, David Gilmour.
Durante la trasmissione radiofonica sulla BBC, “Wish You’d Been Here”, Gilmour ricorda l’incontro con il batterista Nick Mason che gli propose di entrare nei Pink Floyd. “Nick venne da me e mi propose l’accordo chiedendomi se fossi d’accordo. Era una situazione un po’ strana, ma accettai”
In un’altra tramissione simile, “Echoes: A History of Pink Floyd”, è sempre Gilmour a rivangare il clima d’insicurezza ed instabilità.
“Non credo che avessero idea sul futuro della band quando mi unii a loro, era più un ‘proviamo e vediamo che succede’. Insomma, l’ultimo disperato tentativo prima di sciogliersi”.
“Fortunatamente le cose iniziarono a girare nel verso giusto dopo la mia entrata nel gruppo. La svolta decisiva ci fu quando Syd se ne andò. Era praticamente impossibile andare avanti con Syd nella band”
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