La fine dei Beatles è vicina e John Lennon comunica la sua decisione alla band nel settembre del 1969, durante una riunione con Paul, Ringo e il manager Allen Klein. George Harrison non è presente.
La fine dei Beatles
Paul McCartney annuncia il suo addio dai Beatles il 10 aprile 1970, un mese prima dell’uscita del disco Abbey Road ma le tensioni all’interno della band sono palpabili già da tempo. A ricostruire quel periodo è Get Back, un progetto ufficiale dei Beatles che nasce dalla documentazione delle session di “Let It Be“. Il docu-film racconta l’epilogo di quella meravigliosa favola chiamata Beatles in 120 ore di registrazioni audio e 55 ore di riprese video che catapultano lo spettatore in un “dietro le quinte” che ha del clamoroso.
“Let It Be” documenta minuziosamente le settimane di lavorazione in studio, le tensioni fra i musicisti e i turnisti, le scelte fatte, la nascita delle canzoni e anche alcuni momenti spensierati. Pochi, per la verità, visto che i fab four erano praticamente ai ferri corti fra di loro.
“Get Back” è una ghiotta e ricca testimonianza di quel periodo di decandenza, durante il quale si sta rompendo una “macchina da soldi” straordinaria. Il docu-film esce il 12 ottobre e racconta le trascrizioni di quei dialoghi e le foto inedite di Ethan A. Russell e Linda McCartney (la moglie di Paul) e propone una docu-serie (in tre puntate) a cura di Peter Jackson. Verrà trasmessa su Disney+ il 25-27 novembre prossimi.
Gennaio 1969 – Twickenham Film Studios, Londra
Nel gennaio del 1969 i Beatles si trovano nei Twickenham Film Studios a St Margarets, nel quartiere londinese di Richmond upon Thames, utilizzato da varie compagnie cinematografiche e televisive. È stato fondato nel 1913 dal dottor Ralph Jupp sul sito di un’ex pista di pattinaggio. Sono passati pochi mesi dall’uscita del cosiddetto “White Album” e ci sono già altri progetti su cui lavorare: nuove canzoni e un concerto che dovrebbe segnare il ritorno alla musica dal vivo a quasi tre anni dall’ultima esibizione. John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr acconsentono alla presenza di una troupe televisiva diretta da Michael Lindsay-Hogg, il regista del video di “Hey Jude“, per uno speciale televisivo che dovrebbe anticipare il concerto. Il programma prevede 10 giorni di registrazioni full immersion in cui i quattro ragazzi di Liverpool provano nuove canzoni, oltre a quelle già pronte destinate al disco “Let It Be“. I ragazzi pensano di chiamare questo nuovo progetto “Get Back” (riprendere in inglese). Fra loro la tensione è alle stelle fin da subito (per la verità già da prima) e non è ancora chiaro quando e (soprattutto) se questo progetto di ripresa si farà. Non male per iniziare.
La location è subito un problema
C’è chi propone come location l’anfiteatro di Sabrata in Libia (sito archeologico patrimonio Unesco dal 1982), ma Ringo Starr si rifiuta di andare all’estero. Qualcuno propone allora uno show a sorpresa a Primrose Hill (la famosa collina delle primule di Regent’s Park, Londra), ma George Harrison pensa che la presenza del pubblico non sia positiva per la una resa acustica ottimale. Salta fuori l’idea di una crociera (sulla Queen Elizabeth II) ma viene respinta con decisione da (quasi) tutti. Si paventa anche di suonare nel deserto del Sahara. Alla fine si decide di proseguire con il progetto e di sistemare “i dettagli” in seguito.
La parte musicale
Nel frattempo prendono forma e vita le canzoni, come la prima versione di “Let It Be“, la costruzione del testo di “Get Back“, “Two Of Us“, “Across the Universe“. Per chi guarderà il docu-film sarà come trasformarsi in una mosca e “spiare” i Beatles dietro le quinte della lavorazione di quello che sarà, comunque, un disco capolavoro.
Nello studio di registrazione la videocamera documenta (quasi morbosamente) anche momenti non musicali come le confessioni post sbornia della notte precedente e la lista per il pranzo che, nel dettaglio, comprende riso integrale e omelette con i funghi (per John), salsa di formaggio e cavolfiori (per George), purè di patate (per Ringo). Non è facile cogliere il tono delle frasi dalle trascrizioni specie a distanza di tanti anni. Non siamo certi che Paul stesse scherzando quando (stanco dei continui ritardi di John), afferma di volersi sbarazzarsi di lui. C’è comunque un momento in cui sembrano tutti e quattro perfettamente consapevoli: i Beatles sono al capolinea. Game over.
Queste le parole di Harrison
Non è più come prima dopo la morte di Brian (Brian Epstein, il loro manager – NDR). Secondo me dovremmo divorziare.”
Aggiunge McCartney
A turno, ci siamo stufati del gruppo. Sarebbe da sciocchi andare a rotoli.”
Harrison se ne va e sui Beatles aleggia l’ombra di Eric Clapton
Ad un certo punto George Harrison abbandona lo studio e se ne va. John Lennon è imbufalito e pensa di sostituirlo con qualcuno’altro. Per lui non sarebbe affatto un problema. E’ il 10 gennaio del 1969.
Se non torna entro lunedì o martedì chiediamo a Eric Clapton di suonare al posto suo.”
Yoko Ono e la sua ombra sulla fine dei Beatles
Arriva il (delicato) momento di affrontare il tema della presenza ingombrante di Yoko Ono. Paul ha le idee chiare sulla donna (leggi l’articolo) e propone due alternative. Una prevede di opporsi alla relazione fra i due e chiedere a Yoko di non interferire durante la riunioni della band. La seconda è più fatalista. John non lascerà mai Yoko Ono, tanto vale accettare la sua presenza.
Il pensiero di Paul:
Se si dovesse arrivare ad una scelta tra i Beatles e lei, vincerebbe Yoko Ono.”
John Lennon chiarisce qualsiasi (eventuale) dubbio:
Se si arrivasse a dover scegliere vi sacrificherei tutti per lei.”
Terminate le sessioni i Beatles decidono di prendersi una pausa di una settimana.
Prevale la linea di Harrison e quindi non si farà un concerto con il pubblico. La band si trasferisce a Savile Row, zona Mayfair, dove al civico 3 hanno sede gli uffici della Apple Records. Si tratta di una zona abitata da gente benestante dove è possibile farsi confezionare un pregiatissimo abito dai sarti più rinomati di tutta Londra. In studio c’è anche il tastierista americano Billy Preston, conosciuto nel 1962 ad Amburgo. La sua presenza porta nuove idee ed una ventata di frescehezza all’interno della band. Lennon e Harrison, entusiasti della sua presenza, vorrebbero che entrasse in pianta stabile nei Beatles i quali, sono privi della figura del tastierista. Billy Preston è l’unica persona ad avere l’onore di comparire sulla copertina di un singolo dei Beatles. Nel dattaglio il singolo è “Don’t Let Me Down” lato B del singolo “Get Back” (1969).
Le parole di Paul McCartney non lasciano margine di trattativa:
Billy Preston? E’ già abbastanza dura in quattro… “
30 gennaio 1960 – Il concerto sul tetto del mondo
Negli uffici della Apple la discussione continua e qualcuno sostiene che eventuali progetti solisti potrebbero proteggre gli equilibri della band e preservare il futuro dei Beatles. C’è chi butta li un’idea stravagante: “Facciamo un concerto sul tetto dell’edificio!“
L’idea piace e prende vita improvvisamente. All’ora della pausa pranzo i “fab four” sono sul tetto dove eseguono 9 canzoni. La strada è piena di curiosi. La polizia arriva sul posto per le proteste dei vicini ma non capisce cosa sta succedendo. Sta prendendo vita un concerto che entrerà nella storia. Ma nessuno lo lo sa. Non ancora.
L’esibizione dura 42 minuti.
Delle riprese, la metà sarebbe divenuta la scena finale del film. Delle canzoni, le takes migliori sarebbero state utilizzate per il disco (tralasciamo quindi la complessa selva dei bootlegs). La registrazione viene effettuata da un ragazzo appena ventenne che negli anni successivi avrebbe fatto strada: Alan Parsons. Nel suo compito è coadiuvato da Glyn Johns. Eccetto “God Save The Queen”, che non fu registrata perché Parsons era indaffarato a cambiare la bobina del nastro, i brani eseguiti furono questi:
- “Get Back” (take one, take two e take three alla fine)
- “Don’t Let Me Down” (take one)
- “I’ve Got a Feeling” (take one)
- “One After 909” (reinterpretazione di un pezzo del 1963, che troviamo nell’Anthology 1)
- “Dig a Pony” / “I’ve Got a Feeling” (take two)
- “Don’t Let Me Down” (take two)
Coup de Théâtre – John Lennon si rivolge agli agenti:
Vorrei ringraziarvi a nome del gruppo e di noi stessi, e spero che abbiamo superato l’audizione.”
Probabilmente un’uscita di scena più spettacolare non sarebbe nemmeno immaginabile.
Sipario!