Quella del 1949 è stata un’ottima annata per la musica made in U.S.A.: è l’anno di nascita di due pilastri del Rock come Bruce Springsteen e Billy Joel, nati e cresciuti rispettivamente nel New Jersey e a New York.
Sempre nello stesso anno ma nella pancia dell’America, nasce a Cleveland, Ohio, un ragazzino con la passione per la musica attaccata addosso. Sarà che la sua famiglia ha ottimi gusti musicali e che le radio locali non sono da meno, fatto sta che Eric Carmen cresce ascoltando le grandi canzoni firmate Cole Porter, Rodgers e Hammerstein, Hoagy Carmichael, Irving Berlin e Henry Mancini. Non ha nemmeno tre anni quando i genitori lo iscrivono al Cleveland Institute of Music. E zia Muriel, la sorella di suo padre, è primo violino alla Cleveland Symphony Orchestra: sono gli elementi chiave di una passione per la grande musica del Novecento americano e per quella ottocentesca proveniente dal Vecchio Continente.
Una formazione musicale classica che, come vedremo, diventerà il suo marchio di fabbrica. Il piccolo Eric non si perde un concerto di zia Muriel, facendosi accompagnare a teatro dalla nonna. Un giorno, rapito da tutti quei suoni meravigliosi, decide che quella sarebbe stata la sua vita. A undici anni è bravissimo al pianoforte classico e a dodici già scrive canzoni per conto suo.
Sta per esplodere un fenomeno mondiale che lo farà virare decisamente sulla rotta dei mari del Rock
È il 1964: esce “A Hard Day’s Night“, Eric vede i Beatles al cinema e se ne innamora. Un innamoramento che diventa esclusivo e totalitario. Dimentica tutto, o quasi, della sua formazione classico-romantica. Avete presente West Side Story? Eric lo aveva visto ben undici volte, commuovendosi sempre ad ogni spettacolo. Prima dei Beatles, diventare un nuovo Leonard Bernstein era tutto ciò che desiderava. Ma dopo i Beatles nulla sarebbe stato più lo stesso. Molla tutto e impara a suonare bene anche la chitarra, fino ad entrare a far parte di un gruppo, poi di un altro e poi di un altro ancora. Un giorno conosce tre ragazzi molto in gamba: nascono i Raspberries. Diventano popolari proponendosi come risposta, vagamente conservatrice, al rock progressista che avanzava inesorabilmente. Sono i primissimi Anni Settanta e i Raspberries suonano decisamente controcorrente: il prog-rock detta legge e i Raspberries iniziano a detestarlo. Amano i pezzi fatti di musica e parole, come le canzoni dei Beatles, degli Who, dei Byrds, degli Stones, dei Beach Boys o degli Small Faces, si ispirano a Bacharach, Carole King e Gerry Goffin, Barry Mann e Cynthia Weil e non sono disposti a compromessi. Così i Raspberries creano un sound tutto loro, fatto di canzoni di circa tre minuti e mezzo ricche di melodie ridondanti di power chords.
Messa così, si direbbe un’ottima cosa per il successo della band
E invece questa scelta rappresenta l’inizio della fine. Piacciono ai critici e alle ragazze, ma il mercato dice “no”. Anche le radio gli voltano le spalle passando i loro pezzi quasi controvoglia. Insomma, il 1974 non è un buon momento per la carriera di Eric. La band si scioglie e ognuno prende la propria strada.
Eric decide di tornare alle origini
Torna a Cleveland dove trascorre interi pomeriggi guardando fuori dalla finestra in cerca di ispirazione, strimpellando qualche giro di do alla sua chitarra e sedendosi al vecchio pianoforte, ormai quasi dismesso. Ricorda i pomeriggi di quando era bambino, trascorsi al piano con la nonna ed ecco, in un preciso istante, la melodia di una canzone nuova inizia a pulsargli dentro, la scrittura gli sgorga di getto e può vederla perché era lì da sempre.
Le mani scorrono sulla tastiera, si accorge che il Secondo movimento del Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in do minore di Rachmaninov sta fermo lì ad aspettarlo
Nulla sembra più lontano da Cleveland come Novgorod ma cosa può viaggiare oltre il tempo e lo spazio se non la musica? Eric Carmen crea un testo raffinato e moderno che si sposa alla perfezione con una partitura classica, concepita in Russia oltre mezzo secolo prima. Ci regala All By Myself, un pezzo che oggi potremmo definire senza tempo.
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Alzi la mano chi si era accorto che la base musicale era una melodia classica
Nel corso degli anni le canzoni di Eric Carmen sono state cantate da moltissimi artisti, da Frank Sinatra ai Mötley Crüe, Diana Ross, Mel Torme, Hank Williams Jr., Sheryl Crow, Olivia Newton-John, Axl Rose, Tom Jones, Eartha Kitt, Stanley Turrentino, Henry Mancini, Patti LaBelle e Teddy Pendergrass ma nessuno più di Celine Dion ha saputo fare proprio un pezzo come All By Myself. Sospinto dal super produttore discografico David Foster, l’album della cantante canadese con all’interno All By Myself ha venduto oltre 28.000.000 di dischi in tutto il mondo.
Nel 2000 ha fatto parte della All Star Band di Ringo Starr
Avrebbe potuto desiderare di più Eric Carmen, il quattordicenne della periferia di Cleveland che se ne stava davanti alla TV ad ammirare i Beatles all’Ed Sullivan Show? Proprio lui, a suonare sul palco insieme ad un Beatle?
Probabilmente Eric Carmen non ha ricevuto i riconoscimenti che avrebbe meritato. È rimasto intrappolato dal suo stesso capolavoro, un brano talmente irripetibile da non lasciargli troppe occasioni per esplorare nuovi territori musicali. All By Myself è uno di quei pezzi che hanno caratterizzato un’epoca e sarebbe la colonna sonora perfetta per una serie tv ambientata negli anni Settanta. Eric Carmen è una rockstar discreta che ama rimanere nell’ombra ma tutti sanno che sta sempre sul pezzo. E che, a settant’anni suonati, potrebbe decidere di uscirsene con qualcosa di nuovo. Facendo, naturalmente, tutto da solo.