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Bones, il nuovo singolo degli Imagine Dragons: un canto tra la vita e la morte

È da poco uscito il nuovo singolo degli Imagine Dragons: Bones, un brano che risulta essere un viaggio tra la vita e la morte.

La canzone, che segue l’enorme successo di Enemy, è il primo estratto del nuovo album Mercury – Act 2 ed è stato prodotto dagli svedesi Mattman & Robin già produttori di Enemy.

Il brano rappresenta, secondo il frontman della band Dan Reynolds, un ragionamento interiore sulla caducità e sulla mortalità delle cose del mondo. Già in canzoni come Birds, dell’album Origins, gli Imagine Dragons avevano indagato la caducità degli elementi che circondano le persone cantando che tutto è temporaneo, destinato a scomparire, e diventare cenere, tranne i sentimenti più profondi che legano gli esseri umani (Season, they will change / Life will make you grow / Dreams will make you cry / Everything is temporary / Everything will slide / Love will never die). Allo stesso modo, Bones è una riflessione sulla costante ossessione di Dan Reynolds di comprendere la finalità di tutte le cose, di comprendere come nella vita di ognuno ci sia qualcosa che va oltre la semplice vita fisica e che tende verso l’infinito.

Gimme, gimme, gimme some time to think

I’m in the bathroom looking at me

Face in the mirror is all I need

Wait until the reaper takes my life

Never gonne get me out alive

I will live a thousand million lives

Subito all’inizio del brano ci troviamo nel mondo sognante tipico degli Imagine Dragons e immediatamente emerge il problema centrale: la finitezza della vita. L’arrivo del mietitore, che significa la fine dell’esistenza, è visto in Bones non come un punto terminale, ma come un’interruzione in un percorso infinito. Non è il mietitore a porre fine alla vita, è solo colui che ne interrompe una per farne sorgere un’altra. La fine non è mai fine e l’eternità emerge prepotente alla fine della strofa.

Playing with a stick of dynamite

There was never grey in black and white

There was never wrong ‘til there was right

Feeling like a boulder hurling

Seeing all the vultures circling

Burning in the flames I’m working in

Turning in a bed that’s darkening

Torna nella strofa dopo il ritornello l’immagine simbolica della morte e la continua ricerca di una soluzione alla fine dei tempi. Bones pone in versi l’instancabile voglia di non precipitare nel buio della morte, ma di illuminare l’oscurità con spiragli di vita. Il fuoco della vita può davvero smettere di bruciare e spegnersi nel gelido buio? Si chiede Dan Reynolds, e più scava all’interno di sé stesso e del mondo in cui vive e più domande si pone su quanto possa essere effimera e fragile una vita, tutte le vite.

Look in the mirror of my mind

Turning the pages of my life

 Walking the path so many paced a million times

 Drown out the voices in the air

 Leaving the ones that never cared

 Picking the pieces up and building to the sky

Una volta arrivati alla terza strofa dopo il secondo ritornello si intuisce che Bones non può dare la risposta che gli Imagine Dragons e Dan Reynolds cercano. Questo perché la risposta alla caducità della vita non può venire dalla vita stessa, milioni di persone hanno posto la stessa domanda, ma nessuno ha mai raggiunto una risposta definitiva. Nella vita risiede la vita, nella morte risiede la morte, è questo il muro che impedisce a Dan Reynolds di trovare una risposta alle sue domande. Di questo ne è consapevole, ma sicuramente la sua ricerca nel trovare una risposta definitiva alla vita e alla morte non termina qui. Perché trovare la propria eternità nel mondo è sempre possibile, costruire l’infinito è sempre possibile e Dan Reynolds e gli Imagine Dragons continueranno a cercare un modo per farlo.

Come ha dichiarato lo stesso Reynolds a proposito delle domande poste da Bones sul fragile rapporto tra vita e morte, tra finitezza e infinito: “Having yet to find that, I try to at least dream of what conquering death would feel like in a song”. Con Bones gli Imagine Dragons hanno vinto la morte.

(Scritto da Samuele Iacopini)

— Onda Musicale

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