Abbiamo parlato dei Queen, poi dei Toto… Dimentichiamo qualcuno? Dimentichiamo forse una delle band maestre nel noto binomio creatività/innovazione (non è così scontato che un creativo sappia anche innovare, pensateci bene), capace di affiancare ad una grande vena compositiva da “hit parade” una sperimentazione sonora affrontata a 360 gradi, ancora oggi sotto il microscopio degli addetti ai lavori.
Una band vertiginosa nelle registrazioni, nei live show, fino alle copertine dei dischi realizzati dal compianto Storm Thorgerson, ognuna delle quali meriterebbe un articolo a parte. Insomma, nella scorsa estate che ha visto il ritorno di David Gilmour in Italia, per una serie di concerti tra Roma, Verona, Firenze, Roma e – dopo più di quarant’anni – Pompei, ci sembra doveroso, per tutti i motivi esposti, prendere in esame quella che è stata l’evoluzione della strumentazione dei Pink Floyd ed in particolare dal compianto Richard Wright, sia per quanto riguarda le registrazioni in studio, che per i live.
Partendo da "The Piper at the Gates of a Down", album di esordio della band, formata inizialmente da Syd Barrett alla voce e chitarra, Roger Waters al basso, Richard Wright alle tastiere e Nick Mason alla batteria, datato 1967, fu in gran parte registrando utilizzando un Farfisa Combo-Compact Organ, in possesso di Wright sin dal 1964 e suo strumento principale, insieme a trombone e sassofono, che assieme al piano, imparò a suonare presso la Gilder School of Music qualche anno prima.
Nell’album lo stesso Wright utilizzò nelle registrazioni, totalmente frutto dell’estro di Syd Barrett che compose tutte le musiche e i testi, anche un pianoforte e nel brano The Gnome è possibile notare l’utilizzo di una Celesta. Le particolari atmosfere di quest’album furono ricreate anche utilizzando il classico Plate Reverb Emt 140, personalizzato con delle sottili lastre dimetallo in tensione e la storica Camera-Eco degli Emi Studios – Abbey Road di Londra, costruita nel 1931.
Altra tecnica utilizzata, per “ingrossare” la voce di Barrett, che in realtàera decisamente più sottile, fu l’Automatic Double Tracking, inventato proprio ad Abbey Road dall’ingegnere del suono Ken Towsend e parecchio utilizzato anche nelle registrazioni dei Beatles. Tutto ciò permise la creazione di brani come Astronomy Domine e Interstellar Overdrive, che avevano un sound letteralmente mai sentito prima.
Con "A saurceful of secrets", secondo album della band e canto del cigno di un ormai problematico Syd Barrett, che costrinse gli altri a rimboccarsi le mani e mettere sul piatto le proprie idee artistiche per poter continuare l’avventura, assumendo un vecchio compagno di scuola, David Gilmour, Wright continuò ad utilizzare prevalentemente il Farfisa Compact, alternandolo al Compact Duo, aggiungendo nella propria catena audio un apparecchio che diverrà leggendario probabilmente grazie alla band inglese: il Binson Echorec, un eco a nastro realizzato dall’italiana Binson, che a differenza dei normali echi a nastro, vedeva un disco in metallo, sulla cui circonferenza esterna veniva avvolto a spirale un sottile filo metallico.
Nel brano Set The Controls For The Heart of the Sun, Wright processa il suo Farfisa oltre che con il Binson, anche con un pedale wah wah. Nell’album Wright utilizzò, assieme al Farfisa, anche un Hammond, L’M-102, una versione compatta dei vari B3 o C3, un vibrafono ed infine, nel brano che dà il titolo all’album, il Mellotron M400 MkII con cui crea delle fantastiche tessiture, ponendolo anche in layer con l’Hammond.
Per quanto riguarda "Ummagumma", un doppio disco, sul primo, contenente delle registrazioni live, Wright utilizza soltanto il Farfisa Compact Duo, associato al solito BinsonEchorec, mentre sul secondo disco che vede delle suite composte ognuna da un membro della band, Wright nella sua Sysyphus continua ad utilizzare Hammond M-102, Farfisa Compact Duo, un Pianoforte e il Mellotron. Strumentazione praticamente identica utilizzata sulla colonna sonora "More", che uscì all’inizio del 1969.
Arriviamo così ad "Atom Hearth Mother", il famoso album della “mucca” in copertina: la strumentazione di Wright rimase pressoché identica, con l’aggiunta di un Leslie 145 accoppiato al solito Hammond M-102 .
In quest’album, la band fece ricorso all’orchestra di archi e fiati della EMI, (leggi l'articolo) che registrò la lunga suite strumentale, mentre nel brano di chiusura Alan’s Psychedelic Breakfast, la band fornisce un sottofondo strumentale unito a vari suoni registrati qua e là da Mason e Waters, tramite un registratore Revox. E’ quindi possibile udire rubinetti che gocciolano, stoviglie lavate, oltre al commento di Alan Styles, un roadie della band che prepara la propria colazione. Fu la volta nel 1971 di "Meddle", album che vide per la prima volta la band poter utilizzare un registratore a 16 tracce.
La strumentazione di Wright anche qui rimase pressoché la stessa, ma non possiamo non ricordare il suo lavoro in brani come One of these days e Echoes. Su quest’ultimo, il tastierista, insieme a Gilmour, provando a ricreare il suono di un sonar, fece passare il suono del pianoforte, all’interno di un Leslie, ricreando così quel suono da sottomarino. In molti sostengono che questo brano vede la presenza del primo synth utilizzato dalla band, ovvero l’EMS VCS3 (all’epoca posseduto soltanto da loro e dal nostro Franco Battiato, come dichiarato recentemente dallo stesso artista siciliano, poi ci furono i Kraftwerk che lo utilizzarono per Autobahn), ma con tutta probabilità il suo primo utilizzo su disco, fu nell’album "Obscured by Clouds" dell’anno successivo, che inizialmente doveva essere colonna sonora dell’album la Vallèè, ma che in realtà divenne un vero e proprio disco, nonostante il gruppo stesse già lavorando sul successivo Dark Side of the Moon.
Il VCS3, sintetizzatore a tre oscillatori, fu inventato da un tale di nome Peter Zinovieff e fu soprannominato Putney VCS3 perchè Putney era la cittadina in cui abitava Zinovieff. Il primo prototipo era alloggiato in una piccola cassetta di attrezzi da giardino. In quest’album, Wright utilizzò per la prima volta anche un pianoforte elettrico Fender Rhodes, mentre il batterista Nick Mason sperimentò una sorta di primitiva batteria elettronica, per ricreare dei suoni percussivi. Fu questo anche il primo periodo dei live in quadrifonia realizzati dalla band a dimostrazione dell’enorme sperimentazione che effettuavano. Tutto ciò era possibile grazie ad un aggeggio, l’Azimuth Co-Ordinator creato da Bernard Speight negli studi di Abbey Road.
Richard Wright tramite due joystick presenti su quest’apparecchio, faceva ruotare il suono attraverso i vari altoparlanti posizionati in sala. Siamo quindi al 1973. Dopo aver passato un anno chiusi in studio, provando alcune parti del disco già dal tour di Meddle, i Pink Floyd pubblicarono The Dark Side of The Moon, caposaldo nella storia della musica. Qui la strumentazione di Wright si ingrandisce sensibilmente. L’organo elettrico utilizzato maggiormente nell’album fu un Hammond RT-3 a due manuali, con Leslie 122, poi rimpiazzato dal successivo tour con un C-3. I pianoforti elettrici utilizzati furono Wurlitzer Ep-200 addolcito tramite un leslie in posizione slow e un Fender Rhodes Mark I.
Come pianoforte acustico invece fu utilizzato uno Steinway. Sul versante sintetizzatori, per quanto riguarda il brano strumentale On the Run, fu utilizzato il successore del VCS3, ovvero l’Ems Synthi A (soprannominato Portabella), che aveva al suo interno anche una primordiale funzione da sequencer. Questa parte fu prima sperimentata da Gilmour, per poi essere incisa su disco da Waters. Fece il suo esordio con la band londinese anche il Minimoog, utilizzato per la prima volta da Rick Wright nel brano Any Colour you Like.
Un gran lavoro fu effettuato anche da Mason e dal tecnico del suono, tale Alan Parson, che andarono in giro registrando orologi (per Time ), facendo correre gente nella camera eco (per On the run) e utilizzando suoni di registratori di cassa e monetine (Money).
A tal proposito ricordiamo che Parsons, creò l’intro di Money, facendo fare un giro “lungo” al nastro intorno a varie aste microfoniche, creando una sorta di traccia tempo su cui la band doveva suonare (e su cui persero subito il tempo rallentando drammaticamente già all’inizio del cantato, come dichiarò Parsons anni dopo, il quale fu costretto ad un repentino fade out di quel loop).
Inoltre, la cassa della batteria di Mason fu processata per ricordare il suono del battito cardiaco che apre e chiude l’album. Per il successivo tour, Wright portò con se in tour l’RT-3, il Minimoog e il Wurlitzer. Ci sono racconti molto simpatici riguardo l’utilizzo del Minimoog dal vivo, scritti sull’autobiografia di Nick Mason, Inside out, in cui si racconta delle spiacevoli occasioni in cui c’erano problemi elettrici sul palco e i Minimoog del povero Wright (ne aveva uno di scorta), si scordavano inevitabilmente durante il concerto, costringendo una volta il povero tastierista ad allontanarsi dal palco per la rabbia.
Già nel corrente tour, la band iniziò a provare nuove composizioni, che sarebbero finite sull’album "Wish You Were Here", datato 1975. Anche qui, l’utilizzo di strumentazione elettronica fu fondamentale. La lunga (e su disco divisa) suite, Shine on you crazy diamond, resta tutt’ora un must per ogni tastierista che si rispetti. Quando si vuol ricreare quel sound sulle proprie tastiere, sembra sempre che manchi qualcosa. Ogni giorno si aggiunge o elimina qualcosa. Per quanto riguarda il pad iniziale, Wright utilizzò un layer formato da EMS VCS3, Arp Strings Ensemble ed Hammond, abilmente processati con reverbero, delay e phaser, uniti ad una registrazione di dita che sfregano su dei bicchieri riempiti d’acqua (ognuno con una quantità diversa) riciclata da un nastro registrato dalla band per un disco di “suoni” mai realizzato.
Personalmente ho potuto anche assistere dalvivo a quest’esecuzione con i bicchieri, quando nel 2006, durante un concerto dell’On a Island Tour a Firenze, David Gilmour presentò sul palco un suonatore di bicchieri conosciuto per strada, che sull’intro di “Diamond” suonò questi bicchieri riempiti con acqua colorata (Gilmour scherzò, sostenendo fosse Chianti…), accompagnando Rick Wright in quella che fu la sua penultima esibizione della sua vita. Per la parte solista invece, Wright realizzò quel suono simil-brass con un Minimoog. Nella parte 8 di Shine on, Wright utilizzò anche un Honher Clavinet D6, usato anche come bass-line in Have a cygar.
Un aneddoto riguardante le registrazioni di Shine on è legato proprio alla persona acui è ispirato il brano, ovvero Syd Barret. Un giorno, mentre la band era in fase di mix, entrò in studio un personaggio davvero particolare, completamente calvo, sovrappeso, senza sopracciglia, con una busta della spesa in mano. Nessuno lo riconobbe per un bel pò, pensando fosse un inserviente dello studio, finché Gilmour lo riconobbe e lo invitò ad ascoltare il brano. Barrett ascoltò il brano, definendolo “già sentito” e poi sparì dopo pranzo.
Passò gran parte del tempo a lavarsi i denti con uno spazzolino, chiedendo anche di poter registrare la chitarra. In alcuni casi, Wright usava registrare in multitraccia sia l’EMS che il Minimoog, cercando di creare una polifonia, ovviamente non ricreabile suonando semplicemente queste tastiere, che erano monofoniche.
Su Welcome to the machine, Wright utilizza il solito VCS3, oltre all’Arp Strings Ensemble e al Minimoog. Il setup live di Wright si allargò ulteriormente come possiamo vedere in foto (foto 3), dove oltre ai due Minimoog, Hammond, Wurlitzer, Arp e Farfisa, aggiunse anche il clavinet e un Moog Taurus sintetizzatore a pedale, prevalentemente usato nella gamma bassa delle frequenze. Nel frattempo la convivenza dei quattro nella band iniziò a divenire sempre più complessa, con Waters e Gilmour che facevano da primedonne, ma che collaboravano sempre più difficilmente, con Mason e Wright sempre più nelle retrovie per quanto riguarda le decisioni del gruppo.
In questo clima vide la luce nel 1977 l’album"Animals", album di forte protesta, con un sound molto più duro, dove Wright utilizzò pressoché la stessa strumentazione di Wish you were here con l’aggiunta di un nuovo Vocoder prodotto dalla Korg, il Vc10, utilizzato nella parte centrale di Dogs. Da dire però che molte parti di tastiera furono aggiunte da Gilmour, in quanto Wright era sempre più isolato all’interno del gruppo. Per il successivo tour, Wright arrivò addirittura ad avere tre Minimoog sul palco, oltre tutto il resto della solita strumentazione.
Ormai gli era talmente impossibile ricreare quello che era il sound del disco, dal vivo, che ci fu un primordiale tentativo di sequenze, ovvero, uno dei tecnici, durante Shine on you crazy diamond lanciava una traccia con delle parti di pad pre-registrate, su cui Wright dal vivo suonava Hammond e Minimoog.
In questo periodo il tastierista realizzò il suo primo album solista dal titolo "Wet Dream", (leggi l'articolo) album decisamente sperimentale che allora non fu accolto positivamente dalla critica. Su questo disco, Wright fece la conoscenza di molte nuove apparecchiature di nuova generazione. Utilizzò infatti tantissimo un Obehreim Ob-1, oltre a possedere il mastodontico Yamaha GX-1, che utilizzò pochissimo e che vendette ben presto.
(fonte http://www.ageofaudio.com)
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