Una volta George Harrison disse che la serie comica inglese Monty Python’s Flying Circus fosse «l’unica cosa sana di testa in televisione».
Qualcosa di quell’umorismo anarchico – un’estensione della serie Goon Show di Spike Milligan che risaliva alla sua giovinezza, ma che veniva portata alle sue estreme conseguenze logiche – era molto caro ad Harrison. «George rimase sempre convinto che lo spirito dei Beatles fosse stato assorbito dai Python» ha detto al Telegraph il regista e membro dei Python Terry Gilliam nel 2009. «L’anno in cui si sciolsero fu quello in cui ci formammo noi, il 1969. George fu il nostro patrono».
Come è risaputo, Harrison mise un’ipoteca sulla sua magione di Friar Park da centoventi stanze per finanziare il film Life of Brian del 1979 dopo che la EMI si tirò indietro per la materia potenzialmente blasfema, due giorni prima di iniziare le riprese. Alla fine, il costo totale del film fu di tre milioni di sterline. «Mise quei soldi perché voleva vedere il film» ha ricordato Eric Idle dei Python. «Il biglietto del cinema più caro della storia».
Quell’esperienza fece nascere la Handmade Films, una compagnia di produzione attraverso la quale Harrison finanziò alcuni progetti post-Python (tra i più famosi vanno annoverati Time bandits, A private functione Nuns on the run). Ma oltre a trafficare dietro le quinte, a volte Harrison si metteva anche davanti alla macchina da presa.
Nello speciale natalizio del 1975 della serie Rutland Weekend Television di Idle, Harrison fece un cameo nei panni di se stesso, o a dire meglio nei panni del “Pirata Bob”, un malandrino molto convincente, dotato anche di gamba di legno. «Non sono qui per cantare, sono qui per recitare!» ringhia nella trasmissione.
Harrison/Pirata Bob torna a intermittenza per tutto lo show, interrompendo gli sketch alla ricerca della grande occasione per mostrare il suo talento attoriale, solo per essere liquidato da Idle, che vuole vederlo nei panni di se stesso.
Alla fine dello spettacolo, sale sul palco attorniato da una band. Dopo la intro alla sua hit My Sweet Lord, all’epoca al centro di una controversa battaglia contro il plagio, all’improvviso intona un canto marinaresco chiamato The Pirate song scritto da lui e da Idle. Ballerini a sfondo nautico si affollano sul palco, seguono scherzi vari e partono i titoli di coda.
(fonte RollingStone)