Esce oggi il “regalo di Natale” del musicista ai suoi fans. Seguirà annuncio dell’uscita in formato fisico.
La foto in bianco e nero di un tipico panorama urbano americano, con ampie strade in mezzo ai grattacieli, ma desolatamente vuote: la foto del Lockdown mondiale di marzo 2020 diventa la copertina del nuovo album. Imparammo a conoscere e a praticare il “distanziamento sociale”, terribile espressione che ci imponeva a stare lontani gli uni dagli altri. Altro che empatia, Roger…
Tuttavia, l’urgenza espressiva e creativa non poteva essere frenata. Uno come Roger Waters – ma come lui anche altri artisti – non poteva non continuare a progettare. Stava progettando un nuovo spettacolo; ne aveva appena annunciato il titolo “This Is Not A Drill”. Avrebbe dovuto accompagnare la campagna elettorale per le presidenziali americane.
Lockdown Sessions vs. Social Distancing
Un predicatore dell’empatia come Roger Waters non poteva non escogitare forme alternative per provare, suonare, registrare musica; dunque, per stare insieme.
Vivaddio l’evoluzione tecnologica e la rete Internet permettevano questo; permettevano di creare in “distanziamento sociale” ma sostanzialmente insieme, con registrazioni e files che viaggiavano invisibili da un capo all’altro del mondo.
Roger nel suo eremo negli Hamptons a New York, barba e capelli arruffati e inguardabili (era vietato andare dal parrucchiere); i suoi musicisti ciascuno nella propria tana in giro per il mondo, ma perlopiù in California.
Lontani ma insieme: così sono nate le nuove versioni di “Mother”, “Vera” e “Bring The Boys Back Home” dall’album “The Wall” (1979); “Two Suns In The Sunset” e “The Gunner’s Dream” dall’album “The Final Cut” (1983); “The Bravery Of Been Out Of Range” da “Amused To Death” (1992). Ma anche “Comfortably Numb”, anche se rifinita e pubblicata soltanto il 18 novembre scorso.
“The Lockdown Sessions” album
“Lockdown Sessions” pubblicate ufficialmente oggi, per ora soltanto in streaming; seguirà annuncio delle uscite “fisiche” del disco.
Su etichetta Legacy Recordings e per una durata complessiva di 39:32, l’album contiene: “Mother” (7:21) – “Two Suns In The Sunset” (6:02) – “Vera” (5:15) – “The Gunner’s Dream” (5:32) – “The Bravery Of Been Out Of Range” (6:52) – “Comfortably Numb” (8:30).
“Mother”
Roger Waters: chitarra e voce; Dave Kilminster: chitarra; Joey Waronker: batteria; Jess Wolfe e Holly Laessig: voci; Gus Seyffert: basso; Jonathan Wilson: chitarra; Jon Carin: pianoforte e tastiere; discussa da Sean Evans & Roger Waters; missaggio di Gus Seyffert assistito da Sean Cook; edita da Andy Jennison.
“Il distanziamento sociale è un male necessario nel mondo Covid. Guardare “Mother” mi ricorda quanto sia insostituibile la gioia di stare in una band.” Con queste parole Waters accompagnava la pubblicazione del brano e relativo video il 17 maggio 2020, primo prodotto delle Lockdown Sessions.
“Two Suns In The Sunset”
Roger Waters: chitarra e voce; Dave Kilminster: chitarra; Joey Waronker: batteria; Jess Wolfe e Holly Laessig: voci; Gus Seyffert: basso; Jonathan Wilson: chitarra; Jon Carin: pianoforte e tastiere; Bo Koster: Hammond; Ian Ritchie: sassofono; discussa da Sean Evans & Roger Waters; missaggio di Gus Seyffert assistito da Sean Cook; edita da Andy Jennison.
“Ho avuto l’idea di fare un album di tutte le canzoni che abbiamo fatto come bis durante il tour US + Them. Prima abbiamo fatto “Mother”. Ho dovuto farla da remoto a causa del Covid 19. “Two Suns In The Sunset ” è la n. 2. Spero vi piaccia. La adoro. Che bella band. Con affetto.
PS. Il fatto che consentiamo l’esistenza delle armi nucleari in un mondo controllato da sociopatici squilibrati è, di per sé, un accordo squilibrato. Noi siamo tanti loro sono pochi. Potremmo semplicemente dire di no, a tutta la follia MAD (Mutually Assured Destruction). Non ha senso ed è potenzialmente omnicida.” Il 21 giugno 2020 Waters rilasciava la nuova versione del brano che avrebbe poi utilizzato anche nello show “This Is Not A Drill”.
“Vera / Bring The Boys Back Home”
Roger Waters: chitarra e voce; Dave Kilminster: chitarra; Joey Waronker: batteria; Jess Wolfe e Holly Laessig: voci; Gus Seyffert: basso; Jonathan Wilson: chitarra; Jon Carin: pianoforte e tastiere; Bo Koster: Hammond; discussa da Sean Evans & Roger Waters; missaggio di Gus Seyffert; masterizzazione di Dave Cooley presso Elysian Masters; edita da Andy Jennison.
“Questo è il terzo dei nostri bis dal tour Us + Them. Questo è il primo pezzo con qualche sovra incisione; non è una cosa facile da realizzare a distanza, per fortuna la band è davvero brillante.
‘Vera’.
La Vera in questione è Vera Lynn. Era una cantante, cantautrice inglese, molto popolare durante la seconda guerra mondiale. Il suo più grande successo è stato “We’ll Meet Again”. Era largamente conosciuta come la “Fidanzata delle Forze Armate”. La nostra Vera, che è ricordata con molto affetto a Blighty, è morta sei settimane fa all’età di 103 anni.
‘Bring The Boye Back Home’.
Mio padre non è mai tornato a casa, ma almeno nel 1944 stava davvero combattendo per difendere la sua casa. Non come adesso. Adesso i ragazzi combattono e muoiono in guerre coloniali per rendere ancora più ricco qualche stronzo già ricco. Se dipendesse da me li riporterei tutti a casa domani. Con affetto”.
Questa accoratissima versione usciva il 20 agosto 2020. È impossibile trovare altre parole dopo quelle dell’Autore.
“The Gunner’s Dream”
Roger Waters: pianoforte e voce; Dave Kilminster: chitarra; Joey Waronker: batteria; Jess Wolfe e Holly Laessig: voci; Gus Seyffert: basso; Jonathan Wilson: chitarra; Jon Carin: pianoforte e tastiere; Bo Koster: Hammond; discussa da Sean Evans & Roger Waters; missaggio di Gus Seyffert; masterizzazione di Dave Cooley presso Elysian Masters; edita da Andy Jennison.
“The Gunner’s Dream”: un appello di pace
Uscito il 18 gennaio 2021, il video del brano è accompagnato da una vibrante introduzione che è un appello di pace e, nel contempo, una dedica ai fans: “La sera scorsa ho visto il film-documentario del 2013 ‘L’uomo che salvò il mondo’. Il nome dell’uomo è Stanislav Petrov. L’anno prima che Stanislav salvasse il mondo, nel 1982, scrissi una canzone: ‘The Gunner’s Dream’. È strano pensare che se Stanislav non fosse stato al posto giusto nel momento giusto, nessuno di noi sarebbe vivo, nessuno al di sotto dei 37 anni sarebbe mai nato. Viene riconosciuto da tutti, tranne che dai cretini in mezzo a noi, che quelle armi nucleari non hanno valore. È anche riconosciuto che sono bombe ad orologeria e le ignoriamo a nostro rischio e pericolo; gli incidenti succedono.
Gli Stanislav di questo mondo sono merce rara. Siamo stati straordinariamente fortunati. Se governassi il mondo, ascolterei le parole dei saggi. Mi sbarazzerei delle armi nucleari. Come prima cosa, domani mattina. Nel giorno dedicato al dottor King. Ovviamente nessuno può governare il mondo; il mondo non può essere governato. Può solo essere amato, rispettato e condiviso. Visto che oggi siamo ancora qui, ecco una nuova registrazione e il video di ‘The Gunner’s Dream’, come regalo da parte mia, della mia adorabile band e dei nostri amici, per voi, con il nostro affetto. Roger”.
“The Gunner’s Dream”: Stanislav Petrov
Il docu-film cui fa cenno Waters narra la vicenda che ebbe luogo il 26 settembre 1983. Quel giorno, Stanislav Petrov aveva 44 anni ed era tenente colonnello dell’esercito sovietico, responsabile del centro di rilevamento di attacchi nucleari dell’Unione Sovietica. Gestiva l’immensa rete di radar, satelliti, tecnici e analisti che cercavano di proteggere il loro territorio dai missili atomici statunitensi. Alla mezzanotte di quel giorno, nel centro scattò l’allarme: i computer avevano rilevato un missile in volo verso la Russia.
Petrov chiese conferma; i computer insistevano, ma i satelliti non vedevano il missile. Petrov credette che le macchine e gli algoritmi potessero sbagliarsi. Decise di aspettare: nei cinque minuti successivi scattarono altri quattro allarmi. Decise che l’allarme doveva essere un errore: non era ragionevole che gli americani lanciassero solo cinque missili e non, come tutti prevedevano, centinaia. Alcuni minuti dopo il radar confermò che non era in corso nessun attacco. Petrov aveva appena salvato il mondo.
“The Gunner’s Dream”: Martin Luther King
Più avanti, nel suo scritto, con la frase “Nel giorno dedicato al dottor King” Waters rende omaggio ad un altro grande difensore dei diritti umani e premio Nobel per la Pace nel 1964: Martin Luther King, che era nato il 15 gennaio e al quale negli Stati Uniti è dedicata una festività nazionale, istituita nel 1983, che si celebra ogni anno il terzo lunedì di gennaio. Nel 2021, la ricorrenza cadeva il 18 gennaio, non a caso il giorno in cui Roger Waters ha pubblicato il video della nuova versione di “The Gunner’s Dream”.
Video che si apre – tra l’altro – con la frase “I Had a Dream” che è un verso della canzone ma riprende anche la celebre “I Have a Dream” di Martin Luther King: l’omaggio di un grande attivista ad un altro grande attivista dei diritti umani.
“The Bravery Of Been Out Of Range”
Roger Waters: pianoforte e voce; Dave Kilminster: chitarra; Joey Waronker: batteria; Jess Wolfe e Holly Laessig: voci; Gus Seyffert: basso; Jonathan Wilson: chitarra; Jon Carin: pianoforte e tastiere; Bo Koster: Hammond; discussa da Sean Evans & Roger Waters; missaggio di Gus Seyffert; masterizzazione di Dave Gardner; edita da Andy Jennison.
La versione del 17 aprile 2021 del brano è profondamente diversa dalla versione originale del 1992. Presenta una vena rock meno grintosa; è leggermente rallentata e tendenzialmente intima. Questa dimensione esalta l’interpretazione vocale di Waters, profonda e sentita; il musicista si accompagna al pianoforte. È proprio un intensissimo momento al pianoforte con la biascicata voce di Roger che chiude l’esecuzione.
Nelle quattro repliche dello show di “Us + Them” in cui l’ha suonata, Waters introduceva “The Bravery…” più o meno così: “Quando realizzai l’album ‘Amused To Death’ nel 1992, il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e il primo inglese Margareth Thatcher avviarono le politiche neo-liberiste che hanno condotto sull’orlo del disastro il fragile pianeta sul quale viviamo. Questa canzone la scrissi per Reagan e siccome non è cambiato niente nei 26 anni successivi, ho scritto una nuova strofa.”
Posta più o meno al centro della nuova versione della canzone, la strofa è questa:
“Thirty years later it’s the same old tune / No closer to peace / Than the man in the moon / The president is still just as crazy as loon / Still the kid’s fighting in some foreign saloon / Bombs still falling under the sky / The man’s still playing Miss American Pie / The gunner still sleeps in some foreign fields / The boys still come human machine / And nothing is real”.
Avvalendosi delle potenzialità multimediali del web, non a caso il videoclip si apre con le immagini e le parole di Ronald Reagan, Presidente degli Stati Uniti dal 1981 al 1989. In particolare, Waters ha ripreso due brevi estratti del discorso di commiato indirizzato alla nazione l’11 gennaio 1989: “Nel 1980, quando correvo per la carica di Presidente, era tutto completamente diverso. Alcuni esperti dissero che i nostri programmi avrebbero portato alla catastrofe. La nostra visione sugli affari esteri avrebbe causato guerre. […] Una volta che inizi un grande cambiamento, non puoi sapere dove esso finirà. Siamo partiti volendo cambiare una nazione ed invece abbiamo cambiato il mondo.”
Dopo l’esecuzione della gran parte del brano e prima della ‘coda’ per soli piano e voce, c’è un altro estratto dal medesimo discorso di Reagan: “Due anni dopo, un altro summit economico più o meno con gli stessi partecipanti. All’apertura dell’incontro eravamo tutti insieme e per un momento, all’improvviso, mi accorsi che tutti mi stavano guardando. Così uno di loro ruppe il silenzio: ‘Raccontaci del miracolo economico americano’, disse.”
La particolarità è che nel discorso pronunciato da Reagan le due parti inserite nella 2021 version di “The Bravery…” sono esattamente invertite: il Presidente pronunciò prima le frasi poste in coda al brano e dopo le frasi poste in apertura.
La dimensione pubblica e politica di “The Bravery of Being Out of Range” rimane intatta; anzi, con la nuova strofa e gli inserti del discorso reaganiano, Waters dimostra la tesi del ‘non cambiamento’ della politica dopo 30 anni.
Brano e relative immagini sono parte dello spettacolo “This is Not A Drill”.
“Comfortably Numb 2022”
Produzione: Roger Waters e Gus Seyffert; Roger Waters: voce; Gus Seyffert: basso, synth, percussioni, voce; Joey Waronker: batteria; Jonathan Wilson: harmonium, synth, chitarre, voce; Jon Carin: synth, voce; Shanay Johnson: voce; Amanda Belair: voce; Robert Walter: organo, pianoforte; Nigel Godrich: strings, amp e coro dalle sessions di ‘Roger Waters The Wall’; video prodotto e diretto da Sean Evans.
“Prima del lockdown stavo lavorando a una demo di una nuova versione di “Comfortably Numb” come apertura del nuovo spettacolo “This Is Not A Drill”. Ho abbassato il brano di una tonalità, in La minore, per renderlo più cupo e l’ho arrangiato senza assoli, tranne che nell’outro, dove c’è un assolo vocale di una bellezza straziante di una delle nostre nuove sorelle Shanay Johnson.
Il brano è inteso come un campanello d’allarme e un ponte verso un futuro più gentile con più dialogo con gli altri, sia in “The Bar” (“nel bar”, titolo del nuovo brano eseguito in tour, n.d.r.) oppure semplicemente “Passing in the Street” (“camminando per strada”, citazione da “Echoes”, dall’album “Meddle”, 1971, n.d.r.) e con minori massacri “In Some Foreign Field” (“in qualche terra straniera”, citazione da “The Gunner’s Dream”, dall’album “The Final Cut”, 1983, n.d.r.).”
Pubblicata il 18 novembre scorso, questa “Comfortably 2022” apre il “This Is Not A Drill” show che approderà in Europa a marzo 2023. Intanto, godiamoci queste “Lockdown Sessions”, primo album di studio di Roger Waters 5 anni dopo “Is This The Life We Really Want?”.