È uscito venerdì 10 febbraio This Is Why, sesto album della band statunitense Paramore. L’esordio del 2005 All We Know Is Falling è stato inserito all’ottavo posto nella lista dei migliori 50 album pop punk di sempre di Kerrang!, ha ottenuto la certificazione di disco d’oro nel Regno Unito, in Australia e negli Stati Uniti.
È con il secondo e il terzo album, Riot! e Brand New Eyes, che i Paramore raggiungono maggior successo, scalando le classifiche di tutto il mondo e toccando i cuori di tante e tanti adolescenti che si sono immedesimati in quelle debolezze, in quella rabbia e malinconia.
Dopo numerosi alti e bassi, cambiamenti nella struttura della band e due album solisti della frontwoman, finalmente torna la formazione originale: Hayley Williams alla voce e al pianoforte, Taylor York alla chitarra e Zac Farro alla batteria. Come si dice, squadra che vince non si cambia, e questa squadra non ci ha mai deluso.
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Siamo vicini al post-punk degli esordi, ma l’atmosfera new wave è dominante
This Is Why, la title track, ha raggiunto il primo posto in Alternative Airplay, classifica di Billboard. È una traccia disillusa che analizza gli strascichi degli ultimi anni, tra pandemia e turbolenze sociali. Sintetizza le emozioni irrequiete – le “montagne russe”, come le definisce Hayley Williams – che proviamo nel 2023, sopravvissuti a 3 anni di pandemia. Ci si aspetterebbe che gli esseri umani siano diventati più comprensivi, gentili, empatici, e invece…
Built to have conviction / Because we were crimes of passion / Survival of the fittest / You’re either with us or / You can keep it / To yourself.”
(Meglio avere convinzione / Perché vogliamo crimini passionali / La sopravvivenza del più forte / O siete con noi o potete tenervela)
L’uomo è nato testardo ma ragionevole, eppure sembra che ora, influenzato da internet e i nuovi media, non sia più in grado di mettere in discussione le proprie convinzioni (non sempre corrette… ma chi dice cos’è giusto o sbagliato?). Insomma, questa traccia con influenze alla Talking Heads e Death Cab for Cutie è la perfetta dichiarazione d’intenti di quest’album, il più rabbioso, disilluso e frustrato.
The News è il brano che rimane più impresso, forse perché più vicino al vecchio sound
Riff di chitarra elettrica ipnotizzanti, batteria convulsa, testi ripetuti, voce nervosa e urlata a pieni polmoni. «Every second, our collective heart brеaks / All together, evеry single head shakes / Shut your eyes, but it won’t go away / Turn on, turn off the news»: Ogni secondo, il nostro cuore collettivo si spezza / Tutti insieme, ogni singola testa trema / Chiudi gli occhi, ma non se ne va / Accendi, spegni il telegiornale. Sembra chiara l’intenzione della cantautrice: esprimere frustrazione per l’influenza deleteria dei mass media, un bombardamento continuo di notizie… vere? false? retoriche? di cui possiamo o non possiamo fidarci? Non c’è una risposta, il futuro è troppo fumoso e terrificante.
Running Out Of Time esprime alla perfezione l’ansia di essere sempre in ritardo, il riff simile al ticchettio di un orologio è piuttosto inquietante. Siamo in ritardo per un appuntamento, per concludere quello che abbiamo iniziato, per realizzare le nostre intenzioni, siamo in ritardo per la vita. «Why we gotta be in a rush?», perché dobbiamo essere di fretta?, si chiede la Williams. Neanche ora trova una risposta, non c’è un motivo, è il tempo stesso che lo richiede. Se non sei al passo coi tempi non hai futuro, e così non vivi nemmeno il presente, perciò cosa rimane? Nulla a parte questo: la consapevolezza di essere sempre in ritardo.
C’est Comme Ça, francese per «le cose vanno così» è un reminder dell’imminente mezza età. Con un tono sostenuto e impostato, accompagnato da un sound che ricorda molto le tracce più cupe e psicotiche dei Cure, la Williams sciorina la lista di impedimenti dovuti dal sopraggiungere dell’età, comprese le diete imposte dal medico. Un brano così reale che mette i brividi.
Big Man, Little Dignity oppone una melodia armoniosa, la prima finora, a un testo triste, quasi crudele, rivolto a un uomo deludente, da cui però la protagonista non si riesce ad allontanare, e così finisce per ripetere gli stessi errori. I flauti che appaiono e scompaiono rendono il brano un canto proveniente da una favola, sembra quasi di viaggiare su una nuvola, elevati a un’atmosfera superiore.
Con You First e Figure 8 torniamo ancora una volta al post-punk d’esordio, ritmi sincopati e chitarra distorta, irrequieta. Seppure meno graffianti e dark dei primi brani, accolgono testi che non hanno granché di positivo. La protagonista riflette con la solita disillusione sulle sue scelte, chiedendosi dove abbia sbagliato per arrivare a questo punto. «No end and no beginning, figure eight», Senza fine e senza inizio, figura otto.
Le ultime tre sono ballate eteree ma non per questo allegre. Liar (bugiardo), Crave (desiderare) e Thick Skull (testa vuota), come il resto dell’album, sono bellissime canzoni divertenti da cantare e ballare, ma celano una malinconia che non sentivamo dalle origini di questa band. Stiamo di nuovo sperimentando quel clima che nei primi 2000 li portò a essere etichettati come “emo band”, ovvero un tipo di musica che esprimeva rabbia e frustrazione. Ora l’accezione del termine è cambiata, tutto è cambiato, ma visti i tempi che corrono siamo felici di scoprire che i Paramore sentivano come noi nostalgia delle origini.
In ogni caso, quest’album non è affatto una retrocessione, tutt’altro. This Is Why è ben piantato nel presente ed esprime tutte le frustrazioni scaturite dalla pandemia di Covid-19, compreso il peggioramento della salute mentale che ne è tristemente seguito. Siamo sopravvissuti, è vero, ma non per questo va tutto bene.
Conclusioni
Potremmo dividere l’album in due parti. La prima molto incisiva, con suoni decisi, un ritmo più incalzante, che incoraggia a saltare e urlare con la band. La seconda parte più melodica ma sempre cruda, con liriche che si infiltrano nelle fessure e fanno pulsare e urlare le ferite. Le ultime canzoni sono apparentemente più dolci, aumentano gli strumenti, appaiono i flauti che catapultano in un’altra epoca. Un altro universo in cui i Paramore sarebbero stati un’ottima band prog, e chi dice che non lo diventeranno sperimentando ancora un po’. Il potenziale, secondo noi, c’è eccome.
Ecco This Is Why su Spotify: