Nei giorni scorsi abbiamo parlato di Let it be e del suo 40mo compleanno, composta principalmente da Paul McCartney anche se viene attribuita alla coppia Lennon-McCartney. (leggi l’articolo)
Si tratta della sesta traccia del disco omonimo e, per ammissione dello stesso McCarteny, è stata composta dopo avere sognato sua madre morta di cancro nel 1956 quando lui aveva solo 16 anni che gli diceva (nel sogno) “non ti preoccupare” (let it be).
All’epoca George Harrison decide di coinvolgere nel progetto di realizzazione del disco il tastierista Billy Preston, di evidente impronta jazz, che aveva conosciuto insieme alla band ad Amburgo qualche anno prima.
Nella città tedesca infatti, i Beatles sono ancora perfetti sconosciuti e sono costretti a lunghe esibizioni in un locale chiamato Indra e posizionato al numero 64 della Grosse Freiheit. I quattro ragazzi stentano a “mettere insieme il pranzo con la cena” ed è proprio per l’interesse di Preston che ai quattro ragazzi viene portato da mangiare la sera dopo le loro esibizioni. In Germania rimangono per circa due anni (1960-1962)
La ragione di ingaggiare Billy Preston alle tastiere per registrare “Let it Be” è dettata dal tentativo di limitare i continui litigi all’interno della band e anche per evitare di fare ripetute (e costose) sovraincisioni in fase di registrazione che avrebbero anche richiesto la presenza di un nuovo musicista o di un turnista. (leggi l’articolo)
La presenza di Billy Preston, unico tastierista al mondo ad avere suonato con i Beatles e con i Rolling Stones, riuscì a ritardare di qualche tempo la rottura fra i Fab Four ma non ad evitarla.
Stefano Leto – Onda Musicale