Recensioni e Interviste

Medal: in questa intervista ci siamo fatti dire le “Cose che non dici mai”

Medal

“Cose che non dici mai” è il terzo singolo di Medal, disponibile su tutti i digital store dal 14 luglio.

“Cose che non dici mai” il singolo di Medal è un brano intimo e sensuale, come una dichiarazione mai detta o espressa sottovoce. La sensualità delle parole vengono richiamate da un sound urban abilmente mescolato a melodie indie pop.

“Cose che non dici mai” è un brano che riesce a tenere alta l’attenzione del pubblico. Un’ulteriore conferma delle capacità di Medal di creare un sound difficilmente definibile con un genere solo.

«Il mio nuovo singolo, “Cose che non dici mai” è una lettera d’amore fatta di gesti e di parole non dette, che racconta come gli sguardi e i silenzi possano comunicare più di quanto si esprima a voce. Ci trasporta all’interno di un’atmosfera intima, attraverso centinaia di chilometri di distanza e momenti di solitudine», così Medal descrive il proprio brano.

E continuiamo il discorso con il cantautore in questa intervista

Come hai sviluppato l’idea per il singolo “Cose che non dici mai”? Qual è stata la tua fonte d’ispirazione?

«Il brano nasce molto tempo fa, da un’esperienza a distanza in cui i rapporti venivano gestiti molto lentamente, con continue chiamate e viaggi di 1200 km alla volta, da luoghi diametralmente opposti, tra aerei, treni e bus.

Poco tempo in cui ci si poteva vedere in cui ci si sarebbe voluto dire tutto quello che si era messo da parte per settimane e concentrato, ma il tempo era sempre troppo poco e volava.

L’intenzione era quella di trasportare chi ascolta questo brano in questo viaggio, attraverso un mood sensuale, dove una “lettera d’amore” cerca di far capire come siano spesso molto più importanti i silenzi, i gesti, le attese, che le parole. 

La tua musica è una fusione di sound urban e melodie indie pop. Come sei riuscito a trovare questa combinazione unica di generi?

«Amo unire ciò che mi piace cantare ed ascoltare, soprattutto se provengono da mondi differenti. Le linee vocali che strizzano l’occhio a generi che possono poi essere definiti “urban” e dalle esperienze musicali che mi hanno accompagnato fino ad oggi, come l’underground, il cantautorato, il pop e l’indie.

Il lavoro poi svolto tra la parte di songwriting e di produzione, amalgamati ed equilibrati tra loro, ha dato questo risultato. Col passar del tempo Francesco, producer del brano, ha capito sempre più cosa cercassi e imparando a conoscermi è entrato nel mio immaginario.»

Francesco Strangis: “Da produttore ho cercato di dare il giusto vestito alle linee vocali di Marco che erano caratterizzate da influenze provenienti dalla musica indie italiana. 

Sentivamo però di volerci distaccare dall’arrangiamento mainstream che siamo abituati a sentire nelle playlist, dando priorità alla musica suonata come le chitarre e i sintetizzatori, evitando il più possibile sample preconfezionati anche per rispetto alle radici più punk di Marco.

Tutto questo, portato nel 2023, ha dato un risultato che era proprio quello che ci eravamo prefissati, ma è avvenuto tutti in maniera naturale tra ore di sessioni in studio e dopo aver provato molti arrangiamenti diversi per praticamente la totalità di tutti i brani usciti fino ad ora”.

Nella tua biografia, hai menzionato il sostegno dei diritti degli animali come parte del tuo messaggio. Come hai integrato questo tema nelle tue canzoni o nel tuo lavoro artistico?

«Più che un tema, è una visione che spero possa essere comune a chi mi ascolta. Riuscire a sensibilizzare più persone possibili verso l’apprezzamento della vita, non solo quella umana, ma anche quella degli animali, che condividono con noi questo pianeta.

La musica è salvifica, aiuta tante persone, ha aiutato anche me e spero di poterne aiutare anche io con la mia. Riuscire anche pragmaticamente a dare una mano ad animali e rifugi che hanno bisogno di aiuto per sfamarli, curarli e trovare loro una casa.

E’ solo grazie ad associazioni e volontari se questi ricevono cure e vengono salvati dalla strada in condizioni sempre critiche purtroppo, e c’è qualcuno che si impegna realmente per il loro bene e cercare loro una famiglia (al sud poi la situazione è tragica in mancanza di istituzioni che li aiutino). 

Purtroppo questo però ha un costo e spesso li costringe a indebitarsi per aiutarli tra visite, medicinali, cibo e operazioni.

Spero quindi di riuscire a condividere la mia musica e i live con chi come me voglia provare a fare qualcosa per cambiare e migliorare questo posto, aiutando chi è in difficoltà, anche attraverso la musica. 

Cercare di informare più persone possibili verso il tema dei diritti degli animali, non solo randagi, ma anche di quelli considerati per il 60% un prodotto da macello, senza diritto alla vita e alla libertà, negli allevamenti intensivi.

Riuscire tutti insieme a creare iniziative, raccolte fondi, eventi musicali, campagne di sensibilizzazione, vendita di prodotti e tutto ciò che possa aiutare gli animali in difficoltà e contribuire al supporto dei rifugi (che sopravvivono solo grazie agli sforzi fisici ed economici dei volontari e al loro amore per gli stessi). 

Il tuo viaggio musicale ha attraversato diverse fasi, iniziando con una band punk rock e ora come artista solista. Come ha influenzato il tuo percorso musicale la tua esperienza con la band?

«E’ stato influenzato sicuramente da un bagaglio di esperienze attraverso migliaia di chilometri macinati e tanti live, bella gente e migliaia di ore di sala prove.

Portare avanti un progetto con una band è molto diverso, ma ti insegna tanto, come lavorare in team costantemente, trovare soluzioni a problemi di ogni tipo e anche dei compromessi. 

Vivi tutto insieme, ci si comprende a vicenda in saletta, sui palchi e soprattutto nella vita di tutti i giorni, cercando il giusto equilibrio tra caratteri e modi di fare spesso molto differenti. Si condivide tutto, i viaggi, i pensieri, l’affetto delle persone che ci vogliono bene e le brutte esperienze, l’adrenalina del palco, le delusioni, l’energia e la gioia della gente che canta le tue canzoni, diventa una seconda famiglia a tutti gli effetti.

Mi ha insegnato a gestire tutte le fasi di un progetto, da quella artistica, tecnica a quella logistica. Dalla composizione e preparazione in saletta di un tour, al lavorare con tutti gli stakeholders dell’ambiente musicale.

Il costante impegno, la perseveranza, a lottare sempre per quello in cui si crede e si vuole comunicare. Lavorare e vivere adattandomi a qualsiasi condizione, anche la più difficile. Ad apprezzare i momenti in cui tutto va bene, ma anche ad essere conscio del fatto che possono esserci brutti momenti in cui si dovrà essere più pazienti.

Dopo aver lasciato la band, hai fatto una pausa e poi hai deciso di ricominciare come artista solista. Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione e come ti ha cambiato come artista?

«Credo mi abbia spinto quella sensazione che dà scrivere, il fatto che aiuti a rendere più leggere delle situazioni una volta messe nero su bianco, pensando possano essere d’aiuto anche ad altre persone che stanno vivendo le stesse situazioni o le hanno vissute, condividendole. La sensazione di libertà dello scrivere, che mi faceva sentire vivo e nel posto giusto.

La convivenza con diversi cani e gatti adottati, mi ha fatto capire quante cose abbiamo in comune nelle nostre vite, più di quelle che immaginiamo, di quanto la maggior parte delle persone sia indifferente alle loro sofferenze, molto spesso create da noi stessi. Ha generato in me la necessità di sensibilizzare più persone possibili verso l’importanza della vita in generale, compresa quella degli animali.

Mi mancava inoltre condividere la passione per la musica con altre persone sopra e sotto al palco. Il fatto poi di potermi fare conoscere attraverso la mia musica, la mia visione e come persona, non solo come frontman di un gruppo, mi ha dato uno stimolo in più. 

La pausa dopo l’esperienza con le band, mi ha fatto apprezzare le piccole cose, quelle forse a cui non facevo caso poco prima e che davo per scontate. Mi ha fatto capire quali fossero davvero le cose che mi facevano stare bene e che dovevo portare avanti. 

Mi ha dato più consapevolezza ma anche responsabilità a livello artistico, in cui si può portare avanti una visione più personale, ma deve essere anche più completa a mio parere, anche se si delegano alcune mansioni o si lavora in team.

Ho cominciato a scrivere molto di più in italiano e a capire che era necessario arrivare prima di tutto a chi mi stava intorno e in maniera più diretta»

Prossimi progetti?

«Per il momento pochissimo riposo e poi di corsa a lavorare sui nuovi brani. L’ intenzione è quella di poter pubblicare qualche nuovo lavoro dopo l’estate e ragionare già su quello successivo».

Biografia

Medal, pseudonimo di Marco Medaglia, è un cantante e autore calabrese. In un mondo sempre più individualista e solitario, lui porta avanti il suo messaggio di sostegno dei diritti degli animali. La musica è per lui un mezzo salvifico con cui trasmettere ciò in cui crede.

Medal è anche la rappresentazione di un percorso lungo anni che unisce diversi mondi. E’ la sintesi dei diversi mondi musicali che hanno influenzato l’artista nel corso della sua carriera fino ad oggi.

Il suo viaggio nella musica è iniziato con una band punk rock nel ruolo di cantante. La band cambia formazione e nel giro di qualche anno si trasforma nei Daily Grind.

Iniziano così a macinare migliaia di chilometri in furgone nei tour che lo vedono esplorare l’Italia in lungo e in largo, fino a portare la propria musica in Francia e Spagna con un centinaio di date alle spalle e dischi venduti fino in Bulgaria e Giappone.

Quando tutto sembra andare per il meglio, lascia la band e dopo un periodo di pausa capisce l’importanza del dover portare in giro il suo messaggio, così ricomincia a scrivere.

Nel 2022 riparte con il suo progetto da solista pubblicando il singolo “Sahara”. A dicembre dello stesso anno esce anche “Gaviscon” ed entrambi riscuotono parecchio successo. Il 14 luglio 2023 pubblica il suo terzo singolo “Cose che non dici mai”.

Medal

— Onda Musicale

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