Intervista a Tōru sul nuovo singolo “Specchio”.
“Specchio” è il nuovo singolo del cantautore toscano Tōru, vero nome Elia Venturelli. Un singolo profondo che ci connette al nostro “io” più profondo e ad una ricerca intima, ma anche sperimentale, di una musica che tocca le corde della sensibilità.
Il tuo nuovo singolo “Specchio” sembra esplorare temi profondi come la misantropia e la ricerca dell’identità spirituale. Puoi parlarci di cosa ti ha ispirato a trattare questi argomenti così intimi nella tua musica?
Credo che sia fondamentale esplorare lati interiori di sé per poi poter scrivere qualcosa che possa essere di aiuto agli altri. Ogni comunicatore ha questa responsabilità. La scrittura deve essere una forma di ricerca, un lavoro costante che porta a scavare, talvolta con fatica. Non è sempre un lavoro piacevole. Ma è importante che questo avvenga, se si vuole arrivare a un risultato.
“Specchio” rappresenta un cambiamento significativo rispetto al tuo precedente lavoro. Qual è stata la tua visione creativa dietro questa nuova direzione sonora, e cosa ti ha spinto a esplorare territori musicali diversi?
Sono semplicemente molto curioso e ho sempre pensato che fosse interessante prendere la musica, nella sua fase compositiva, come un gioco da montare e rimontare più volte. Quindi cercando di trovare nuove forme e nuove modalità che possano comunque spingere a esplorare orizzonti differenti. E poi perché trovo interessante destabilizzare il prossimo e non rassicurarlo.
Hai menzionato che “Specchio” è nato da un esperimento sonoro ispirato da Battiato e Moderat. Come hai combinato queste influenze per creare un brano così unico e personale? Hai affrontato delle sfide particolari?
Non particolarmente difficili. Sicuramente è un brano piuttosto complesso, perché molto ricco di suoni e quindi c’era da trovare il giusto equilibrio per far sì che ogni parte avesse la dinamica adeguata. Però il lavoro di scrittura è stato piuttosto veloce a dire il vero. E anche decisamente divertente.
Dopo il successo del tuo album d’esordio “Domani”, cosa possiamo aspettarci dall’album che verrà dopo “Specchio”? Ci saranno altri brani che si discosteranno dal tuo stile abituale, o avrai una continuità tematica e sonora con i tuoi lavori precedenti? Raccontaci qualcosa.
Tutto il disco è molto differente da quello che era “Domani” che, tutto sommato, era un disco che aveva anche qualche colore chiaro e alcune atmosfere piuttosto leggere, nonostante i testi non lo fossero affatto. Il prossimo disco affronta una dimensione decisamente più scura e introspettiva. Ci saranno molti sintetizzatori. Moltissimi.
Oltre alla tua musica, hai anche pubblicato un libro intitolato “Coltelli e Crisantemi”. Come si relaziona il tuo lavoro letterario alla tua musica, e ci sono temi o esperienze che ritornano in entrambi i tuoi mezzi espressivi?
Come dicevo all’inizio, scrivere è un lavoro di ricerca. E in entrambi i casi si tratta di cercare zone inesplorate e riuscire a raccontarle nella miglior forma possibile. Certo, sono due tipologie estremamente differenti per quanto mi riguarda e credo che la narrativa sia molto più libera per certi versi. La forma canzone ha delle sue regole dalle quali è difficile evadere ma ammetto che, quando raggiunge una dimensione adeguata, riesce a dare soddisfazioni immense. Detto ciò, il tema principale della mia produzione in generale è la resistenza all’atrocità del mondo capitalistico tramite l’amore reciproco e la resistenza espressa tramite i sentimenti che ci rendono umani. Una cosa leggera, insomma.