I Bosco tornano con un nuovo singolo che porta il nome di “Leica”, una canzone commovente che tratta il tema di Cernobyl e la celebre macchina fotografica.
La canzone dei Bosco racconta di un’immaginaria scena del 1986, anno di nascita della Leica, in un periodo in cui le persone si trovavano a scattare foto, ignare del disastro che si stava per verificare, senza sapere che non sarebbero mai state meglio di così.
Con sonorità simili a quelle di artisti come Niccolò Fabi, Bianco, Baustelle, Brunori e I Cani, i Bosco creano ballate emozionanti sui synth elettronici, intrecciando diverse voci e loop musicali. Il singolo “Leica”, pubblicato e distribuito da McFly Dischi / Visory Records, è un inno all’amore e alla nostalgia, e con il suo tocco malinconico, riesce a mettere in musica ricordi e rimpianti di grande impatto emotivo.
Noi li abbiamo intervistati.
Come mai siete rimasti affascinati dal tema di Cernobyl, tanto da pensare una canzone come “Leica”?
Abbiamo vissuto quei tempi, l’86 è stato un anno strano, prima elementare, le madri che non compravano la verdura, il latte, l’incertezza del futuro, qualcosa di impalpabile e devastante come una nube radioattiva era alle porte e nessuno era preparato per affrontarla, una situazione che abbiamo rivissuto qualche anno fa in pandemia e ci ha colpito.
Come nasce il progetto Bosco e come mai questo nome?
Il progetto nasce con il primo album “Era” del 2015, ad Alessia (basso), Francesco (drum) e Daniele (voce,guitar) si è unita Giulia (voce, synth) e pensando ad un nome per la band ci piaceva trasmettere l’immagine di un posto chiuso, con delle regole, potenzialmente infinito quando sei dentro dove ti ricordi di respirare solo quando ne sei fuori, come un Bosco.
E come siete entrati in contatto con McFly Dischi e Visory? Quale pensate possa essere il ruolo di un’etichetta discografica, in un momento come il 2024 dove forse si può fare quasi tutto da soli?
Abbiamo avuto modo insieme alla nostra SMM Cristina Talanca di conoscere Gianluca Sala, label manager di McFly e Visory, al quale è subito piaciuto il nostro progetto, punto fondamentale per chiunque voglia mettersi al centro del Bosco con noi, coinvolgersi nel sound e nel mood della nostra musica. Il ruolo dell’etichetta è cambiato e bisogna seguire i tempi, prima si parlava di radio ora si parla principalmente di playlist, reel, post, stories, si valuta tutto sugli stream e non si può semplicemente rifiutare di farne parte, l’importante è produrre buona musica, è tutto quello che vogliamo, l’etichetta serve a darci una mano per proporla a più persone possibili.
Roma è una città accogliente per i nuovi progetti musicali?
Roma è una città difficile da tutti i punti di vista, meravigliosa allo stesso tempo. Anche musicalmente, per noi grandi orfani del “Circolo degli Artisti” i locali dove proporre la propria musica originale sono diminuiti negli scorsi anni per poi riprendersi dal 2023, speriamo torni ad essere il centro delle produzioni indipendenti e fuori dagli schemi come è stata anni fa.
Qual è il fil rouge che unisce tutti i brani dei Bosco?
Ci piace scrivere e suonare quello che ci fa emozionare ed è proprio la visione romantica e nostalgica delle nostre emozioni che crea un’unione perfetta tra come siamo e come vogliamo che arrivi la nostra musica. Cerchiamo di essere onesti anche quando parliamo di qualcosa che non abbiamo vissuto in prima persona ma che ci ha colpiti tanto da scriverne e siamo felici che sia evidente a chi ci ascolterà.