Esce “Controluce” il nuovo singolo di Nàe e in questa intervista ce ne parla a cuore aperto.
Ciao nàe, prima di parlare del singolo, c’è molto da dire anche sul tuo progetto in relazione ai tanti anni di carriera che hai fatto e che hanno fruttato tanti live e ben tre album. Come si sente al momento, Elena Sanchi nei panni di nàe? È un vestito nuovo o uno sviluppo di quello precedente?
Fondamentalmente mi sento la stessa di sempre nella mia continua ricerca di crescita e di diventare altro, per questo non c’è rottura con il progetto precedente ma semplicemente evoluzione verso qualcosa che oggi mi rispecchia di più. Sono partita dalla destrutturazione del mio nome Elena e dall’assonanza con il termine nave, da sempre simbolo di viaggio e di esplorazione e sono approdato quindi a nàe, un nome più intonato alla musica che produco ora, più concettuale e anche meno autoreferenziale.
Inoltre hai iniziato, grazie a questo nuovo percorso, ad utilizzare un nuovo strumento, l’Ableton. Come ti sei approcciata? È stato più timore di un nuovo strumento tutto da conoscere o eccitazione verso una nuova strada davanti a te?
Non ti nascondo che ho vissuto entrambe le emozioni, ho alternato momenti di grande euforia a momenti di scoraggiamento e di difficoltà nel trovarmi di fronte ad un nuovo strumento e a un linguaggio molto distante da quello conosciuto. Lo studio di Ableton è iniziato per il live del disco La lingua del bacio, LLDB tour. Dopo un primo momento di smarrimento ha vinto poi l’urgenza di sentirmi in crescita e di voler comunicare con parole e suoni nuovi. Se posso ringraziare una persona per avermi aiutata in questo delicato passaggio è sicuramente il produttore e musicista Alberto Melloni.
“Controluce” già partendo dal titolo richiama tantissimi significati che, a discrezione dell’ascoltatore, possono declinarsi in tante immagini mentali. Per te, il controluce come metafora, che cosa significa? C’è stata un’esperienza personale particolare che ha fatto nascere “Controluce”?
Il “controluce” che canto si riferisce a quella scintilla che ti riconnette con l’universo intero e che ti bilancia tra luce e oscurità: è soprattutto un invito a far emergere le proprie fragilità, a lasciarle andare senza la paura dei giudizi degli altri perché credo siano la parte più umana e quindi più bella di noi. Anni fa incontrai Mary Setrakian (vocal coach di Nicole Kidman) ad Area Sanremo: aveva tenuto una lezione stupenda sulla voce dove mi ero sciolta in un pianto liberatorio. Lei, vedendomi, venne da me e mi disse: “The tears of the stars”! Da quella volta non ho smesso mai di pensarci e da lì, credo, sia nata “controluce” e l’idea di voler scrivere dell’arrivo delle stelle in un cielo nero.
Vivere la vita in modo più autentico, racconti, significa anche prendersi del tempo. Se dovessi consigliare un’attività per rallentare e vivere la vita con meno frenesia, cosa consiglieresti?
Dedicare almeno 10 minuti al giorno alla respirazione e prendersi cura di un gattino!
“Controluce” come asserisci, è un vero e proprio porto sicuro che ti culla e ti accompagna nell’ascolto. Per te, nella tua vita, qual è un porto sicuro?
Sicuramente la musica. Per me lei è come una sorella che mi accompagna mano nella mano verso la donna che voglio diventare, coraggiosa e senza alcun tipo di limite se non quello del rispetto della libertà altrui.
Ci faresti una anticipazione del tuo prossimo singolo?
Inizia sempre per c e uscirà a fine marzo ;))