Vulpier, classe 1995, pugliese e musicista fin da bambino è un cantautore polistrumentista, autore di testo, musica e arrangiamenti delle sue canzoni.
Dal 2019 dà inizio al suo progetto solista “Pier” , collezionando momenti, live ed esperienze importanti per la sua formazione musicale. Nel 2023, forte di alcune collaborazioni, produce nuovi inediti e riarrangia quelli passati in una chiave più autentica e matura. Da qui nasce il nuovo progetto “Vulpier”.
Ciao Vulpier! Cosa abbandoni in questa nuova era del tuo vecchio progetto da solista? E cosa ritroviamo nel nuovo?
Il vecchio progetto poteva definirsi molto immaturo da parecchi punti di vista, dagli arrangiamenti alle strutture e i testi dei brani. Avevo una visione molto retrò e ingenua del “fare musica”. Non la vedevo come un vero e proprio lavoro ma come una mera forma di espressione. Sognavo troppo, pubblicavo canzoni traboccante di aspettative e ovviamente poi susseguivano attimi di delusione e demoralizzazione. Non avevo ancora acquisito tutti i mezzi per poter sopravvivere in questo mondo, non che ce li abbia tutti adesso. Ho fatto le mie piccole esperienze e molteplici errori. Ma non rinnego nulla. Ho imparato via via moltissime cose in tutto quel periodo, sono maturato parecchio e ho studiato tanto. Adesso con questo nuovo progetto sono più consapevole di ciò che faccio. Lo sto coltivando con più serietà e tenacia, e poco a poco mi sembra di starne raccogliendo i frutti.
Si respira forte il tono autobiografico del brano: parla di una grande maturità emotiva. A queste conclusioni ci sei arrivato da solo o sei stato aiutato?
Magari, sono sempre stato un tipo molto impulsivo e per molto tempo sono stato incapace di analizzare con cura e allo stesso tempo accettare le diverse dinamiche nella mia vita e nelle mie relazioni sociali. Negli ultimi anni però ho intrapreso un percorso di psicoterapia che mi ha fatto davvero crescere e acquisire molta più consapevolezza sulla mia persona e sul modo in cui funziona. Non bisogna però dimenticare che per quanto crediamo di conoscere noi stessi siamo sempre soggetti al mutamento. Penso che non si possa mai essere sicuri di chi si è o chi si è diventati e che avremo sempre bisogno di un aiuto consistente dall’esterno o comunque degli schiaffi morali, forse anche più efficaci. Quindi sì, direi di essere stato aiutato e che soprattutto abbia scelto di farmi aiutare, per fortuna aggiungerei.
Vulpier, tre cose che ti piacciono da morire della musica e una cosa su cui vorresti lavorare.
– In primis della musica amo il suo potere liberatorio, per me così come scommetto per tanti altri scrivere una canzone o semplicemente suonare cose a caso è come fare 2 ore di palestra. Mi alleggerisce come non mai, mi svuota la testa dallo stress e da tanti pensieri anche molto negativi.
– Come seconda cosa adoro il potere di aggregare le persone e di creare con estrema facilità le interazioni sociali. Ad esempio, recentemente ho partecipato alla cosiddetta “Cantata anarchica” in onore di Fabrizio De André, un evento in cui la gente si riunisce in varie piazze d’Italia per cantare le sue canzoni. Proprio lì ho notato quanto la musica abbia il potere di accomunare persone diversissime tra loro sia nel carattere che nello stile, anche nell’età insomma in tantissime cose. Accanto a me, ad esempio, avevo un gruppo di ragazzini che nello stile e negli atteggiamenti davano l’impressione di ascoltare musica trap tutto il giorno, un genere che personalmente non apprezzo e di conseguenza non mi capita di avere a che fare con chi lo ascolta. Eppure, quella sera pur non conoscendoci eravamo lì insieme a cantare le stesse canzoni.
– Come terza cosa amo il fatto di essere molte volte suggestionato dalla musica in ciò che capita nella mia vita e nelle scelte da prendere. La definisco un po’ come un “Dio” che mi manda segnali e mi suggerisce cosa fare.
– Una cosa su cui vorrei lavorare seriamente è tutto ciò che concerne la resa e la qualità di un’esibizione live, voglio capire come trasmettere al meglio le mie canzoni agli ascoltatori.
“Più forte” racconta pienamente la tua storia? Cos’altro hai da raccontare?
Ebbene no, “Più forte” descrive semplicemente gli ultimi mesi di una parte importante della mia vita. L’obiettivo però è un altro, non voglio continuare a pubblicare canzoni per raccontare la mia vita. Lo trovo un pensiero troppo egocentrico. L’obiettivo è sempre trasmettere o provocare delle emozioni in chi ascolta, farlo sentire compreso e meno solo. Spero comunque di riuscire a mandare una carezza a tutte queste persone e a spronarle in qualche modo a fare qualcosa per migliorarsi, così come in passato hanno fatto con me altri artisti attraverso la loro musica.
Vulpier, come vedi il tuo progetto artistico fra un anno?
Fra un anno avrò già pubblicato un album come minimo. Spero di trovare dei musicisti validi e seriamente intenzionati a supportare questo progetto così da portare in giro la mia musica in formato live, dove ovviamente si va a creare tutta un’altra esperienza con l’ascoltatore. Un’esperienza più diretta, più genuina e gratificante.