Sono tornati, carichissimi, con questo singolo che ha il sapore di un’estate passata ad ascoltare gli 883… in chiave punk rock.
I McBain ci raccontano tutto ciò che dovremmo sapere del loro nuovo singolo “Un’ora di Pioggia”.
Ciao McBain! “Un’ora di Pioggia” segna una nuova fase per la vostra band. Come è nata l’idea di questo singolo e qual è il significato che volete trasmettere attraverso di esso?
“La verità è che l’ho sognata di notte. Non scherzo. Sono andato a vedere Max Pezzali con un’amica che, tornando a casa, mi ha raccontato che ultimamente non riusciva a godersi dei risultati importanti perché c’era sempre qualche problema che non le permetteva di stare serena. È stata una piccola illuminazione: non succede solo a me. Avevo in mente di mettere quel pensiero in una canzone, ma il mio cervello l’ha fatto da sé. Mi sono svegliato alle 3 del mattino con la canzone in testa. Mi sono dovuto nascondere in bagno per registrarla con il telefono, al minimo volume possibile per non svegliare nessuno. Avevo già quell’idea chiara in testa: se un’ora di pioggia d’estate spezza il caldo e ci fa godere la giornata, perché non possiamo avere un’ora di pioggia al giorno per allontanare l’aridità della vita adulta?”
Avete parlato di sperimentare con suoni elettronici e synth in questo brano. Qual è stata l’ispirazione dietro questa scelta e come avete trovato il giusto equilibrio tra il vostro stile punk rock e queste nuove influenze?
“Avevamo fatto un primo esperimento nel 2021, ma non pensavamo che saremmo tornati sul luogo del misfatto. L’anno scorso però ci siamo ritrovati senza batterista e abbiamo dovuto imparare a programmare i suoni per continuare a suonare dal vivo. Chris degli Streuner, caro amico e musicista straordinario, ci ha dato una mano insegnandoci parecchio e aiutandoci ad arrangiare alcuni brani, tra cui “Don’t Waste Tonight”. Poi Giulio è entrato nella band e sono cambiate le carte in tavola. Bye bye drum machine, ma i synth sono rimasti con noi. Il risultato ci piace ed è questa l’unica cosa che conta. In studio ci piace sentirci liberi di sperimentare ma dal vivo rimaniamo un trio che non prende fiato tra un pezzo e l’altro.”
L’ingresso di Giulio alla batteria ha portato dei cambiamenti nel vostro approccio musicale. Come ha influenzato la sua presenza il processo creativo di “Un’ora di Pioggia” e l’evoluzione complessiva della vostra band?
“Giulio ha portato molto entusiasmo ed energia ma anche un punto di vista diverso nella composizione e nell’arrangiamento dei brani. Spesso entriamo in sala prove con un’idea e usciamo con qualcosa di molto diverso… E non ci pesa. Abbiamo messo a terra Un’ora di pioggia in un’ora di sala prove. È stato tutto molto naturale.”
“Un’ora di Pioggia” sembra avere radici profonde nella vostra esperienza personale, dai ricordi di estati milanesi alla vostra adolescenza fino ai momenti più adulti. Come avete tradotto questi sentimenti in musica e testi?
“Se ci fossimo messi d’impegno, non ci saremmo riusciti. Ma è proprio questo il bello di realizzare una cosa tutto d’un tratto. Ripensando al caldo delle ultime estati, con la siccità che ha seccato laghi e fiumi e ci ha fatto passare le notti insonni… Un’ora di frescura non è chiedere tanto! Allo stesso modo non sarebbe male poter staccare il cervello per un’ora al giorno e rimanere imbambolati alla finestra semplicemente perché piove e si può respirare… Anche se alla fine forse non è il caldo il vero problema.”
Nel singolo parlate della voglia di rimanere un po’ bambini nonostante le sfide dell’età adulta. Come riuscite a mantenere questa freschezza e spensieratezza nella vostra musica mentre affrontate temi più complessi?
“Non sappiamo se ci riusciamo, ma la canzone vuole dare un messaggio positivo sul rimanere se stessi nonostante le frustrazioni della vita quotidiana. Non avete mai pensato di voler guardare dritto negli occhi tutte quelle meteore che hanno cercato di rendervi delle persone peggiori per dirgli di andare al diavolo? Ecco, noi abbiamo preso quei sentimenti e li abbiamo canalizzati e compressi in questi 3 minuti.”
Questo singolo rappresenta una sorta di “rivincita sui momenti grigi” della vita. Come sperate che i vostri ascoltatori reagiscano e si identifichino con il messaggio di speranza e resilienza trasmesso da “Un’ora di Pioggia”?
“Speriamo che nessuno si tatui la parola “resilienza” a causa nostra. La musica è la vera ora di pioggia: ai concerti scompaiono tutta la rabbia, la frustrazione e la stanchezza. Se ascoltando questo pezzo, in casa o dal vivo, qualcuno riesce a vivere qualche minuto di pioggia noi abbiamo raggiunto l’obiettivo. Che poi, quanto è buono l’odore di pioggia? Lo sapevate che ha un nome? Petricore!”
Con “Un’ora di Pioggia” esplorate nuovi territori sonori pur rimanendo fedeli alle vostre radici punk rock. Quali sono le vostre prossime sfide musicali e cosa possiamo aspettarci nel futuro dalla vostra band?
“Spoiler alert: non lo sappiamo. Stiamo lavorando a dei nuovi brani, un po’ in inglese un po’ in italiano. Ci piacerebbe registrare un album l’anno prossimo ma la strada è ancora lunga. Ci godiamo la gioia di non avere un piano ben definito e di poter decidere man mano che procediamo. Possiamo solo promettervi che dal vivo continueremo a suonare 13 pezzi in 22 minuti… magari 23.”