Recensioni e Interviste

La nostra intervista a Francesco Nava

É uscito venerdì 15 marzo 2024 su tutte le piattaforme digitali (in distribuzione Believe Music Italy), il nuovo singolo del cantautore e musicista Francesco Nava dal titolo BLU.

Un nuovo capitolo per questo progetto viscerale, sincero e stratificato di influenze. Qui vince un immaginario dove uomo, voce e natura si si fondono e si completano. BLU affonda le radici in un pop folk elettro-acustico che travolge con la sua forza e la sua delicatezza. È un invito a lasciarsi sprofondare per riemergere, è concedersi di sentirsi innocenti, è remare fino a Giove, è esplorarsi nell’incontro con la parte più nuda di noi.

Noi lo abbiamo intervistato, facendoci raccontare di Daniela Pes e altri artisti a lui affini, un mondo pop folk elettroacustico che stiamo amando e abbiamo voluto approfondire.

Ci sono altri nomi in Italia che in questo momento stanno facendo musica, magari in contesti più mainstream, che senti a te affini?

Ci sono diversi nomi che sento affini come sensibilità e ricerca di altre vie. Penso per esempio a Daniela Pes, che nell’ultimo anno ha portato ovunque la sua musica in una chiave difficilmente inquadrabile, mescolando mondi diversi e dando vita a qualcosa di potente.

E se dovessimo incastrarti in un genere, quale potrebbe essere?

Direi pop folk elettroacustico, tenendomi aperto ad essere incastrato in altre definizioni che vi risuonino maggiormente.

E perchè dici che “Blu”, il tuo ultimo singolo è un invito a sentirsi innocenti? Quando hai avuto bisogno di sentirti così?

Innocenza è accettare di vivere in una terra di mezzo dove possiamo concederci di essere fragili, dove le certezze dei nostri padri vengono meno, dove è necessario cullarci, immergerci in un nuovo liquido amniotico per poter rinascere. Personalmente sento il bisogno di sentirmi innocente ogni giorno. È una forma anche di protezione in qualche modo, è sentirsi abbastanza piccoli da trovare sempre una nuova chiave di crescita.

In quali luoghi del mondo hai vissuto? E quale di questi ti ha segnato più degli altri per il tuo percorso musicale?

Ho vissuto e viaggiato in in alcune isole delle Maldive, in Etiopia, in Marocco e in tanti altri paesi… Non saprei dire qualche luogo mi abbia particolarmente segnato a livello musicale. Ogni incontro segna anche dei cambiamenti in questo campo, ma non parlo solo a livello di influenze sonore. Parlo anche a livello di come vedere la musica. Per esempio, ci sono alcuni luoghi dove raccontare la vita di una persona qualunque senza parlare di uno strumento è praticamente impossibile, come se una chitarra o una percussione fossero centro e scansione del tempo. Da noi, anche tra musicisti, ho a volte la sensazione che la musica sia vista più come una parentesi, lavorativa o meno. Sto provando in questi mesi a recuperare una visione musicale più “giocosa”, meno prestazionale. Spesso faccio fatica a lasciarmi andare.

E ora dove ti trovi, geograficamente e non?

Geograficamente, mi trovo ora abbastanza vicino a Milano. Non geograficamente, invece, non so onestamente dove mi trovo. È un periodo in cui sto mettendo in dubbio tante certezze accumulate su di me e questo percorso mi sta facendo sentire ogni giorni in diversi non-luoghi di me.

— Onda Musicale

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