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Zero.55: dagli anni ’80 al nuovo suono di oggi

Zero.55

Era il 1984 probabilmente quando hanno mosso i primi passi. Oggi la nuova rinascita dopo la morte del bassista e co-fondatore Marzio Bianchini.

Sono gli Zero.55 che per la RadiciMusic pubblicano “L’Aria che tira”, un Ep anche stampato dalla sempre attenta mano grafica di Aldo Coppola Neri. Fermiamo Silvio Brambilla e compagni per farcelo raccontare, dal suono che sembra provenire dalla New-Wave di oggi, alla canzone d’autore di ieri che omaggiano in chiusura. Spigoloso, severo ma anche attendo al dialogo che sia di tutti. Pochi cliché, tanta urgenza e tanta voglia di dare vita al suono e ad un prezioso concetto di libertà.

Zero.55, possiamo parlare di Rock Wave? Una sorta di New Wave in stile rock d’autore?

Onestamente non ci poniamo la questione di quale genere sia la nostra musica. Chiaramente noi siamo figli del nostro percorso musicale e delle nostre origini, ma siamo anche persone che vivono i tempi e viviamo i cambiamenti. Sicuramente cerchiamo di essere più “autorali” possibile, questo sì!

I colori scuri di questo suono che cosa indicano? Visto che è un disco ampiamente dedito alla riflessione…

Sui colori, sui suoni, molto è stato fatto grazie al lavoro di Francesco Fanciullacci, che ha curato la supervisione artistica del disco, riuscendo a coniugare il nostro bagaglio, anche come singoli musicisti, con i suoni che meglio avrebbero rappresentato sia noi che il momento che stavamo vivendo, di riflessione, appunto.

Eppure, poi la copertina e tutto il disco è di un bianco accecante. Come la leggiamo questa “contraddizione”?

Non è una contraddizione. Nella vita si va sempre avanti, facendo tesoro di quanto ci lasciamo alle spalle per proseguire ed esplorare nuove strade. E questo si applica anche nella musica!

E ispirato da alcune critiche rivolte a questo lavoro ti chiedo anche io: possiamo anche definirlo “politico”?

A partire proprio dalla copertina, che nella sua immagine vuole simboleggiare il concetto di libertà da qualsiasi forma di etichettatura, di differenziazione, di barriere di qualsiasi genere, per proseguire nel “concept” dei brani, si, potremmo definire politico il nostro lavoro, prescindendo dal desolante panorama che attualmente ci circonda.

Nuova vita degli Zero.55 e anche nuova formazione o comunque un nuovo organico che nasce dal tragico evento che conosciamo. È cambiato anche qualcosa nel suono e nel modo di pensare alla musica?

Il nuovo organico è stato la quadratura del cerchio. Ci siamo ritrovati con nuovi input musicali e nuovi modi di suonare, che magicamente si sono amalgamati quasi naturalmente, anche grazie alla nostra mentalità aperta e alla “fame” di percorrere sempre nuovi territori sonori, e con la “guida” di Francesco il risultato è esattamente quello che avevamo in mente.

E Firenze com’è cambiata? Firenze quanto entra dentro la scrittura del disco?

Qui ci sarebbe da parlare per ore… La Firenze nella quale siamo nati e cresciuti musicalmente non esiste purtroppo più. Quando si dice che negli anni 80/90 Firenze era il centro vivo della musica italiana non si esagera. C’era un fermento impressionante, una vita musicale in continua evoluzione, supportata da molti locali che ospitavano praticamente tutte le sere i live delle band, non solo fiorentine. Si respirava musica e la voglia di aggregazione. Adesso tutto questo purtroppo a Firenze, ma in generale in tutta Italia, non c’è più, tranne rare eccezioni. Per quanto riguarda la scrittura del disco la Firenze come era non c’entra. Come detto, noi guardiamo avanti!

— Onda Musicale

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