il primo Ep di Donïa Nö. “Finché sono viva” è una serie di danze macabre.
Disponibile su tutte le piattaforme il primo EP di Donïa Nö. “Finché sono viva” è una serie di danze macabre. Ci sono elettronica e chitarre distorte, cassa in quattro e ritmi tribali, sospiri e urla, il tutto volto come a compiere un esorcismo di sé. La paura della morte, le pressioni sociali e il femminismo sono alcune delle tematiche dei suoi brani, già anticipate nei primi due singoli usciti lo scorso anno. Al centro, il bisogno di esternare un disagio profondo e di liberarsi da un peso sul petto che non fa respirare, sintomo di un’ansia post-moderna su cui la musica di Donïa Nö vuol provare a farci ballare.
Se dovessi presentarti attraverso il titolo di una canzone (di altri artisti), quale sceglieresti e perché?
Direi “Everybody knows that you’re insane” dei Queens of the Stone Age. Gli switch di tempo e intensità riflettono perfettamente quelli di umore che posso avere io, specialmente quando sono sotto stress.
Che cosa può raccontare di te il disco “Finché sono viva”?
Il disco racconta sicuramente un periodo difficile. Un periodo in cui volevo scrivere perché ne sentivo la necessità ma allo stesso tempo in cui mi autosabotavo e procrastinavo per paura di scoprire di non essere in grado.
Quindi racconta la mia paura del fallimento e l’ acquisita consapevolezza che domani potrei morire e non essere riuscita a realizzarmi. Allo stesso tempovoleva essere un modo per esorcizzare queste ansie e paure, per ballarci e affrontarle con un po’ più di leggerezza senza piangersi addosso, che non è nel mio stile.
Come è cambiato il tuo progetto rispetto a quando eri “The Silence”?
I brani di The Silence erano nati nel 2019, questi sono nati tra il 2021 e il 2022 quindi nel frattempo sono cambiata io. Quando ero the silence per l’appunto, era la prima volta che scrivevo qualcosa completamente da sola, quindi c’era un approccio molto sperimentale e se vogliamo immaturo, timido. Stavolta, pur sempre con la voglia di sperimentare e giocare, avevo un’idea più chiara di come volevo evolvere il mio sound, di chi mi sento come artista e ho curato veramente nel dettaglio tutto. C’è più voglia di ballare, urlare ma senza voler solo fare “caciara” e senza smettere di dare importanza ai testi, anzi dandone di più, proprio perché mi sono “convertita” all’italiano.
Come dovrebbe essere la tua esperienza live ideale?
Penso sia uguale un po’ a quella di molti: mi piacerebbe suonare nei live club anche fuori Italia, perché no, gremiti di persone che hanno voglia di ballare e urlare le mie canzoni. E senza problemi tecnici che ogni volta me ne capita uno!
A proposito di live: potremo ascoltarti dal vivo prossimamente?
Assolutamente si! Mi trovate il 16 Maggio al Quid di Roma e il 25 maggio allo Spazio Modu di Perugia in full band. Il 1 giugno farò una serata acustica all’ Open Stage al Pigneto, sempre di Roma. Sto anche facendo un po’ di Open Mic in giro per la capitale quindi seguitemi nei miei social se vi va di bere una birra insieme e sentire qualche mio brano in veste un po’ diversa dal solito.