Recensioni e Interviste

Intervista a Harry Tomei: nuova promessa della musica

Harry Tomei, classe 2005, è un giovane compositore romano con una formazione pop rock jazz. Inizia a studiare chitarra e pianoforte giovanissimo, da autodidatta e a comporre un gran numero di brani.

Nel 2022 va a Parigi per frequentare l’IMEP, scuola di Jazz, spin off della Berklee di Boston. In Francia suona e porta in concerto i suoi brani in molti locali, tra cui il The Dissident, accompagnato da Remi Vignolo al contrabbasso. Una borsa di studio al CET di Mogol lo apre alla composizione della musica leggera italiana.

Ciao Harry come stai?

Grazie per questa intervista Pasquale, sei il mio amico degli inizi, prima intervista della mia vita. Come sto? Sono sotto esame di maturità quindi un po’ stanco ma anche felice; e con l’arrivo dell’estate, ancora di più.

Quando nasce la tua passione per la musica?

Questa passione nasce con i Beatles. Le loro canzoni e il loro modo di essere sono un profondo contribuito alla mia musica e per la persona che sono oggi. Senza questa band non so cos’altro avrei combinato nella vita. Prima dei Beatles però, mi raccontano che un giorno – avevo 4 anni, ascoltai per la prima volta della musica con le cuffiette: era Vodoo child di Jimi Hendrix. Chiesi di ascoltarlo ancora e ancora: da quel giorno, ad ogni nuovo pezzo che ascoltavo, avevo una misura per definire cosa era buono, cosa era rock e cosa non lo fosse. 

Qual’é stato il tuo primo approccio con la musica ?

Il primo approccio con la musica ‘suonata’ è stato grazie a mio padre, appassionato di batteria. Mi mise una chitarra in mano quando avevo 6 anni. Ho ancora il video con la mia faccia deformata dalla gioia di sentire che potevo creare io quei suoni. Da quel momento non mi sono più staccato dallo strumento e ho capito che avrei suonato per tutta la vita.

Hai frequentato il corso di compositori al CET di Mogol

Si, ho seguito il corso compositori al CET l’anno scorso, grazie ad una borsa di studio. L’idea del CET nasce a Parigi, dove ho vissuto 1 anno per frequentare l’imep, una scuola jazz, spin off della Berklee. In quel periodo ho conosciuto Paolo Damiani che si è innamorato delle mie canzoni e mi ha suggerito la scuola di Mogol.  La mia formazione musicale, durante l’infanzia,  come ascolto, includeva anche Lucio Battisti per cui sapevo bene che il CET era una specie di luogo sacro della musica. Ho imparato tanto della musica italiana, ho acquisito nuove tecniche e sensibilità riguardo la scrittura di una canzone. Barbero è stato uno dei miei maestri. Ho stretto anche amicizie importanti, di quelle che dureranno per tutta la vita. È un’esperienza che non dimenticherò mai.

Il 9 Dicembre é uscito il tuo primo singolo, Walk in Paris, come nasce?

Walk In Paris nasce a Parigi mentre avevo una relazione a distanza con una ragazza di Roma. Eravamo distanti e sognavamo di camminare insieme a Parigi. Quando la relazione finì, il sogno diventò solo il mio. Mi sembrava impossibile. Questa cosa mi colpì, così ci scrissi una canzone.

E in vista dell’uscita del tuo singolo hai aperto il 9 Dicembre scorso il concerto di Durga McBroom l’ex corista dei Pink Floyd in provincia di Caserta

L’esperienza del 9 dicembre è stata una ‘pietra angolare’. Dovevo aprire il concerto di Durga, non ci potevo credere. Grazie a te Pasquale Marsilio, l’uomo delle prime volte, esibendomi davanti a centinaia di persone, non solo ho vissuto l’emozione del grande palco ma ho visto che potevo farlo. Una dose di fiducia incredibile. 

Il disco che ti ha cambiato la vita ?

Wow, domanda difficile. Ce ne sono tanti che hanno avuto un impatto importante nella mia vita, ma probabilmente l’album che ha cambiato la mia visione musicale è stato “You Must Believe In Spring” di Bill Evans. Grazie a questo album ho capito il jazz – se mai si può capire il jazz fino in fondo. Il Jazz in questi pochi anni ha trasformato il mio modo di scrivere e di comporre. È l’influenza più rilevante del mio stile.

Il duetto dei tuoi sogni: con chi ?

Sembra scontato ma direi proprio Paul Mccartney. È un sogno che mi porto dietro da sempre e forse è il motivo per cui voglio avere successo nella musica, per conoscerlo. Ce ne sono tanti altri, come John Mayer, Peter Gabriel, James Taylor ma prima di tutto direi proprio Paul Mccartney, la felicità che mi portano le sue canzoni non ha paragoni. 

Hai progetti fuori? Tour, o nuove uscite?

Dopo la maturità lavoro su un nuovo singolo, il mio secondo, e sicuramente farò tanti live per far conoscere la mia musica a più persone possibili. Per il resto, sto mettendo tutto me stesso per la musica. Voglio raccontare a tutto il mondo ciò che ho da dire, nella speranza di dare gioia, armonia, idee e alte frequenze al mio pubblico. Grazie Pasquale per questa intervista.

— Onda Musicale

Tags: Mogol, Pink Floyd, Lucio Battisti, The Beatles, Jimi Hendrix, Peter Gabriel, Paul McCartney, Durga McBroom
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