Un’amicizia speciale raccontata da Davide Prezzo in “Agàpe”
Davide Prezzo è un cantautore, chitarrista e compositore siciliano classe ’92. Migra in giovanissima età nel lontano Trentino dove muove i primi passi nella musica. Si diploma in chitarra jazz al conservatorio di Trento e inizia la sua carriera solista nel 2018 pubblicando il suo primo disco auto-prodotto “Da che parte stai”. Negli anni ottiene diversi riconoscimenti e premi portando avanti un’intensa attività concertistica affiancato da una band di altri 4 musicisti e musiciste. Luciano Sorcinelli al basso elettrico, Francesca Endrizzi batteria e voce, Massimiliano Peri percussioni e Silvia lo Sapio tastiere e voce. Il sound del progetto è una sintesi tra rock alternativo, tradizione mediterranea e cantautorato italiano. Nel 2023 inizia a lavorare al secondo album in studio, in uscita nella primavera 2024. A gennaio 2024 esce il primo singolo “Nascere è come morire” per Indaco Records e Needa Records distribuito da Altafonte. A seguire il singolo “Favole” e infine “Scusami tanto”. Il nuovo disco “Agàpe” arriva il 3 Maggio e sarà accompagnato da una tournée con diversi concerti in Trentino e in giro per l’Italia anche grazie alla collaborazione con l’agenzia booking Altini Cose.
Abbiamo chiesto a Davide di raccontarci qualcosa di più sul suo disco:
Quando sei entrato in contatto per la prima volta con il termine “Agàpe” e con il suo significato? In che modo ti rappresenta?
Cercavo il titolo per la canzone “Agàpe” che al tempo si intitolava “Si sparteru tuttu”, aveva la prima strofa in dialetto siciliano. Ma era un titolo che non mi convinceva, troppo descrittivo, cercavo qualcosa di più universale e potente. La canzone racconta di un’amicizia tra due ragazzi che passano una vita insieme ma che arrivati a un certo punto di vita diventa amore. Un amore che mette quasi paura a loro stessi che lo vivono, troppo grande, ma col tempo si rendono conto che si tratta di un amore che nutre l’anima e il mondo, incondizionato ed eterno. Allora sono andato a spulciare in uno dei libri di Platone che mio padre teneva in casa, una grande collezione di saggi, poemi che non leggeva più di tanto ma gli piaceva collezionare. Ho aperto il libro e nella sezione dell’amore, casualmente la prima parola che ho letto è stata Agàpe, mi ha subito colpito il suono, ma poi sono andato a vedere il significato spiegato da Platone ed era proprio quello che stavo cercando per la canzone. Qualche anno dopo, nel momento di scegliere il titolo del disco, quando mancava poco alla stampa, ai depositi ecc, ho scelto il titolo Agàpe anche per l’album perché racchiudeva un po’ tutte le canzoni e anche ciò a cui ambisco di più per me e per il mondo intero. Il raggiungimento di quell’amore incondizionato e puro che ti porta solo a fare del bene, a lasciare libera la persona che ami e a liberarsi dal possesso.
Qual è una cosa che davvero non sopporti della scena musicale indipendente? Ti senti accolto e tutelato dai tuoi colleghi cantautori, artisti e band?
Diciamo che sono più nel Mainstream le cose che non sopporto, ma nella scena indipendente trovo fastidioso il fatto di doversi mettere in mostra a tutti i costi; di accettare qualsiasi compromesso per essere notati. Il fatto che tanti gruppi suonino gratis non è solo un problema loro ma diventa una questione collettiva che influenza e abbassa anche la qualità delle proposte. Questa sorta di corsa a chi è più figo sui social e quant’altro è un po’ deprimente e trovo tutto molto falso. Ah, inizio a non sopportare più i contest musicali; riescono a mettere in competizione persone che sono lì a esprimere i propri sentimenti e non a gareggiare su chi è più veloce o chi salta più in alto. È anche vero che qualche compromesso è giusto farlo. Qualche contest si può e si deve provare ma bisogna sempre restare ancorati alla propria verità e alla musica. Poi c’è tanta bella musica; progetti che hanno un mondo da esprimere, persone disposte ad accogliere a condividere il poco che hanno. Tanta bellezza che purtroppo spesso rimane nascosta, immersa e mescolata nell’immenso calderone di canzoni che vengono pubblicate ogni venerdì.
Notiamo che il tuo disco è frutto anche della collaborazione di due etichette, cosa non comune. Com’è andata? E qual è il ruolo di un’etichetta oggi, nel 2024?
Sì, l’etichetta è Indaco che è la Sub label di Needa. Sicuramente aiuta avere una rappresentanza anche se formale, e avere qualcuno che si occupa di pubblicare la tua musica. Poi credo che la cosa più importante resti quello che fa l’artista e la sua cerchia di fan, soprattutto nel mondo indipendente/emergente. Un’etichetta dovrebbe investire su un progetto musicale promuovendolo nel miglior modo possibile, ma spesso investire su emergenti o sconosciuti è difficile. Per quello ritengo importante il farsi un po’ da soli soprattutto all’inizio, trovare il proprio pubblico anche se piccolo, chiedersi perché qualcuno dovrebbe ascoltarti ecc. ecc.
Possiamo definire “Agàpe” una sorta di romanzo di formazione?
Non avevo mai pensato a questa definizione, mi piace perché sfocia nella letteratura. E in effetti non è sbagliato considerare questo disco come un romanzo, in cui diversi personaggi agiscono portando avanti una sorta di viaggio di formazione. Forse più che formazione direi coscienza ed evoluzione, ma dipende dalle interpretazioni.
Programmi per l’estate?
Suonare il più possibile, stare con le persone che amo e vedere il mare. Ho già diverse date in Trentino e fuori regione; alcune con la band altre in solo o trio e spero che questo disco mi porti dove non sono mai stato sia geograficamente che in altre forme. E mi auguro che più persone possibili possano incontrare questa musica sulla propria strada.