Recensioni e Interviste

Fuori “Cara amica mia”, la raccolta di Roberto Colzani

Cara amica mia

“Cara amica mia” racchiude tutti i singoli pubblicati negli ultimi due anni da Roberto Colzani.

In questo periodo Roberto Colzani ha avuto la possibilità di collaborare con alcuni tra gli autori di maggior successo della musica italiana come Andrea Bonomo, Saverio Grandi, Luca Chiaravalli e tanti altri, fino ad arrivare a “Cara amica mia”.

Roberto, congratulazioni per l’uscita di “Cara amica mia”. Cosa significa per te pubblicare questa raccolta che racchiude tutti i tuoi singoli degli ultimi due anni? 

È un po’ come aprire una vecchia scatola dei ricordi: le emozioni sono tante, tutte diverse, lontane, ma più forti e presenti di quanto lo fossero due anni fa. Riesco a vedere tutto da una nuova prospettiva, acquisendo una forte consapevolezza del lavoro svolto, degli ostacoli superati e delle emozioni attraversate. Significa anche mettere un punto che, però, non vuole fermarsi. Serve a farmi prendere un bel respiro, a darmi un abbraccio e a incoraggiarmi verso i progetti futuri, verso le nuove canzoni. Non vedo l’ora!  

Nella tua carriera hai collaborato con autori di grande successo come Andrea Bonomo, Saverio Grandi e Luca Chiaravalli. Come hanno influenzato il tuo lavoro queste collaborazioni? 

Lavorare con autori di questo calibro mi ha inizialmente un po’ spaventato. Mi sono chiesto più volte se fossi anche solo lontanamente all’altezza. Avevo paura di non sapere nulla, di non riuscire a trasmettere quello che avevo dentro, di non avere idee abbastanza forti e originali. Ma non è stato così. Prima di essere degli autori straordinari, sono persone, che sanno ascoltare e sanno lasciare spazio. In questo modo, il processo creativo diventa più simile ad un incontro caratterizzato dalla voglia di conoscersi, per scrivere e creare ogni volta qualcosa di meraviglioso e magico.  

Hai scelto di includere una cover di “Bellissima” di Annalisa nel tuo album. Qual è stato il processo di reinterpretazione di questo brano dal tuo punto di vista maschile? 

Reinterpretando “Bellissima” ho rivissuto momenti della mia vita in cui mi sono sentito più fragile e un po’ spaventato nel dover prendere decisioni apparentemente semplici, ma che mi hanno lasciato con molti dubbi e paure. Mi considero una persona abbastanza empatica e sensibile, e l’idea di aver sbagliato, di aver ferito qualcuno o di essermi allontanato da qualcosa di giusto, genera in me molte emozioni contrastanti che, inaspettatamente, ho toccato da vicino reinterpretando uno tra i brani più dance e “leggeri” di Annalisa. Anche noi uomini siamo fragili, cerchiamo solo di nasconderlo 

Puoi parlarci del significato dietro il brano “Mangiafuoco” e di come l’amore ti abbia ispirato a scriverlo? 

“Mangiafuoco” è la pelle dura che crediamo di avere, la convinzione di bastarci, ma che di fronte all’amore si fa più sottile, si lascia attraversare e ci rende soli, in disperato bisogno dell’altro. Questo pensiero, insieme alla penna e all’animo grande di Fabrizio Fusaro, sono state le scintille che hanno dato forma al brano. Con Andrea Cattaldo, in arte Nati, abbiamo successivamente scelto i colori giusti della prod. Sono orgoglioso di questo brano e felice di aver collaborato con persone dai cuori profondi.  

“Magari Piove” è una canzone molto personale che parla del tuo nonno. Come hai vissuto la creazione di questo brano e quali emozioni hai voluto trasmettere? 

Questo brano è nato all’improvviso, in camera, sotto un lucernario che dava su di un cielo “bianco-scuro”, carico d’acqua. Sotto le mie mani c’erano un taccuino e un paio di foto di mio nonno, venuto a mancare quando avevo solo 8 anni. Il desiderio di poterlo rincontrare si è fatto tanto forte da far viaggiare la mente sognavo di vederlo “cadere” dalle nuvole insieme alla pioggia che di li a poco sarebbe arrivata. Da questo desiderio magico ho iniziato ad abbozzare le prime melodie e le prime parole, le prime che aprono la canzone sono proprio “ magari piove un po’, magari cadi dalle nuvole, magari poi mi vesto al volo, esco di qui, e ti vengo a prendere”.

Avrei voluto condividere tanto con mio nonno; come me, amava cantare. Conservo ancora qualche sua audiocassetta dove posso riascoltare la sua voce. Lo immagino li con me e lo ringrazio sempre per il bellissimo dono che mi ha lasciato. C’è sempre un po’ di lui dentro le mie canzoni, spero possa arrivare anche a chi le ascolta.  

“Cara Amica Mia” sembra essere una dedica alla vita. Puoi raccontarci di più sul momento in cui hai scritto questa canzone e su come la tua fiducia nella vita è cresciuta? 

“Cara Amica Mia” è una dedica alla vita. Ho iniziato a scrivere questa canzone in un finto inglese, come spesso faccio, sapendo esattamente a chi mi stavo rivolgendo e quali sentimenti provavo dentro di me. Sono sempre stato profondamente fiducioso nella vita; non cerco scorciatoie e, anche se posso cadere facilmente, riesco sempre a ricordarmi di quanto sia fortunato per tutto ciò che mi accade, sia piccolo che grande, bello o meno bello. Ogni esperienza ha un motivo per essere vissuta, attraversata e accettata. 

Hai ottenuto per tre volte la copertina della playlist Scuola Indie di Spotify. Cosa significa per te questo riconoscimento e come pensi che abbia influenzato la tua carriera? 

Non sempre cerco di comprendere il motivo di ciò che accade; accetto semplicemente le cose per come si manifestano in un determinato momento.A volte, una risposta potrebbe arrivare più avanti, altre volte potrebbe non arrivare mai. Altre volte ancora, mi basta scrivere una canzone per avvicinarmi di più ad un senso. Mi piace credere che tutto sia giusto così com’è. Questo mi aiuta a essere sempre più consapevole di me stesso e di ciò che mi accade. Guardo alla vita con fiducia perché finora mi ha regalato emozioni forti e mi ha mantenuto in equilibrio, cambiando costantemente prospettiva ma permettendomi di apprezzare viste altrettanto diverse e meravigliose.  

Vedere la mia faccia per tre volte in copertina di Scuola Indie di Spotify mi ha sempre fatto sorridere. Tutte le volte sono state inaspettate, la prima in particolare modo. Ricordo di aver esultato da solo, come se avessi vinto al SuperEnalotto e se ci penso mi viene ancora da ridere. 

 Esultanza a parte, credo di riuscire a dare il giusto peso ai riconoscimenti da parte delle piattaforme streaming, servono e aiutano a raggiungere diversi nuovi ascoltatori creando anche una sorta di fiducia reciproca da parte di chi crea musica e chi la distribuisce. Purtroppo ci sono ancora dinamiche per le quali non tutti gli artisti riescono a ricevere i giusti riconoscimenti e rimangono nell’ombra. Sono dinamiche complicate per le quali anche io spesso mi lascio un po’ sconfiggere nonostante i risultati già attenuti perchè comunque sono ancora un super emergente e non ho milioni di stream.

Per questo motivo cerco sempre di rimanere un po’ “distaccato” dal mondo dello streaming digitale. L’importante è credere sempre in quello che si fa perchè il vero valore di ciò che si crea non risiede solo nel numero di copertine ottenute o nella quantità di stream accumulati, ma soprattutto nel valore che noi stessi attribuiamo a ciò che partoriamo e a ciò in cui crediamo.  

Infine, quali sono i tuoi progetti futuri e cosa possiamo aspettarci da Roberto Colzani nei prossimi anni? 

Nuove canzoni, un EP e spero un sacco di concerti. Roberto Colzani è fatto di tante persone, di diversi musicisti e autori straordinari, di amici e di quella voglia di fare musica genuina che sin dall’inizio mi accompagna. I nuovi progetti sanno sempre più di oltreoceano, di tramonti, di occhi chiusi e respiri profondi, si sentono le onde, i rumori delle stelle e le chitarre folk.  

Non vedo l’ora di condividere tutto questo con chi è là fuori. Intanto spero che possiate godervi questa raccolta, magari in macchina o seduti in riva al mare, ma fatelo tutto d’un fiato. Vi voglio bene. Robi  

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