Recensioni e Interviste

Luca Maciacchini: la poetica del dissenso ironico

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“La farmacia potrebbe anche non esserci” è il nuovo disco di Luca Maciacchini: lo abbiamo incontrato.

“La farmacia potrebbe anche non esserci” di Luca Maciacchini è decisamente un disco denso di stile, di ironia, di critica sociale senza ricorrere a mezzi termini. Certamente coltiva la risata, certamente fa finta di essere sodale alla normalità politica perché sicuramente ci prende per i fondelli e fa teatro (bel teatro) in questo. Quindi prima di ridere occhio, siamo noi la preda della sua battuta. Siamo tutti professori e dunque capaci di curarci… ecco inteso il senso del titolo del disco.

“La farmacia potrebbe anche non esserci”

Luca Maciacchini, uno dei grandi contemporanei del teatro canzone, sfoggia un pop ottimamente registrato. Che però sfida le orecchie della plebaglia comune, scarno di ritornelli da fischiettare, di trovate sonore dai modi televisivi anzi social(i), di liriche “sole-cuore-amore” che così sicuramente arriva a tutti. Dunque, niente alla moda e per questo bandito alla pubblica piazza dei talent e dei concorsi pettinati. C’è invece ricerca e la tessitura melodica ha carattere e non è in cerca di consensi. Fa il cantautore Maciacchini, sa usare le parole, forse un po’ meno la scrittura musicale ma in fondo questo disco non deve “solo” far cantare… questo disco deve far pensare. E non poco…

La comicità oggi? Ho come l’impressione che sia un poco come la musica, scivolata dentro soluzioni a buon mercato e dal linguaggio popolaresco… che ne pensi?

“Discorso che probabilmente terminerebbe fra qualche secolo. La comicità è stata per troppo tempo di facile presa ed effetto commerciale. Lucio Dalla in una canzone del 1984 dice “Non mi fa più ridere niente”. Ed è vicino al mio pensiero. Per fortuna la comicità becera è passata di moda. A me diverte solo l’umorismo surreale e con varie possibilità interpretative alla Antonio Rezza, per intenderci. Poi certo, se vedo un vecchio film di Pozzetto, sorrido pensando alla beata gioventù….

Che poi ho usato la parola comicità… ma in verità penso non sia corretta, vero? “La farmacia potrebbe anche non esserci” lo trovo più un disco politico denso di ironia…

Sono parole tue, non mie. Di certo non ho inteso fare un “disco comico”, ma parlare di quello che mi pareva; e a modo mio; almeno in un disco di canzoni (certo non destinato a grandi vendite) me lo concedo.”

Mi incuriosisce questa immagine di copertina: buttata lì alla prima impressione direi l’allegoria di un virus?

“Ho chiesto all’amica artista Cristina Bulgheroni un’immagine astratta e le ho dato carta bianca. I cerchi stilizzati bianchi e blu sono “tutti” che dicono (e commentano) “tutto”; i due cerchi rossi che svettano come un’anomalia sono le relazioni buone, da tenere “al centro”.”

Mi incuriosisce il monologo finale. Cosa in fin dei conti, dopo un disco di severe critiche, ti rende ottimista? Qualche farmacia c’è ed è anche aperta aggiungerei io…

“Certo che ce ne sono di aperte! Quando si dice una frase del tipo “QUESTO RISULTATO -che lo si ottenga- DIPENDE DA NOI”, bisognerebbe sempre ribattere “NOI CHI”? Dai pochi umili che sanno che pensare con la propria testa non significa necessariamente “Essere fuori dal coro”, anzi! A volte chi si vanta di essere fuori dal coro è il più conformista perché presuntuoso e narcisista. Farsi aiutare da chi ne sa più di te non è peccato. E’ l’ottimismo della ragione ma anche dell’umiltà.”

Il suono di Luca Maciacchini? L’ho trovato pulito e sicuro ma mai in cerca di qualche trasgressione… anzi… sempre molto pop, molto classico. Insomma, come a dire: un disco da leggere più che da ascoltare?

“A Roma dicono “Come se fà, se sbaja”. Se sperimenti troppo, “tu me fai le orecchie”. Se sei classico, “non trasgredisci abbastanza”. E allora stavolta mi sono affidato ad un grande musicista svizzero come Marco Zappa, che sicuramente se ne intende. Io sono soddisfatto del risultato. Il resto…ditelo voi. Poi i dischi, a differenza dei libri, di solito si leggono e si ascoltano…”

Una domanda un poco spigolosa: quando suono “Non perdonare” quasi che venga a rompersi il filo conduttore della teatralità. Quasi che sia una canzone “normale”. Non pensi che possa venir meno il “filo logico” o comunque quel senso che ha costruito tutto il disco? Come a dire: e ora che succede?

“Appunto, la sfida è proprio questa. Squadra che vince…si cambia anche “in corsa”. Può spiazzare, ma fa parte del non voler essere prevedibile, se no sai che noia! E comunque nel caso specifico di “Non perdonare” c’era un’urgenza di dire alcune cose che non poteva essere repressa. E la persona cui mi rivolgo nel testo…sa tutto.”

Dal vivo ok il suono e la canzone… ma il teatro? Luca Maciacchini, che cosa porti in scena?

“Quando non è la canzone d’autore la direzione centrale, porto sulla scena monologhi con brevi interventi musicali a tema, e la canzone occupa meno spazio. Alcuni titoli di miei spettacoli: “Morti in progress, amianto e dintorni” , “Semplicemente donne – quando la mafia incontra l’altra metà del cielo “(entrambi scritti con Antonio Zamberletti) e poi “Sicuro azzardo – la ludocrazia in Italia” (scritto con Davide Colavini). In una parola…cerco di dare il mio modesto contributo alla lettura di alcune ineludibili realtà.”

Luca Maciacchini è su Facebook e Instagram.

— Onda Musicale

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