Li abbiamo conosciuti come dinosauri dediti al punk rock. Con il nuovo album #manifesto, i T-Rex Squad dimostrano che c’è molto di più.
Suono massiccio, testi diretti e dritti al punto e featuring importanti, questi sono i T-Rex Squad. Abbiamo indagato più approfonditamente in questa intervista esclusiva per Onda Musicale.
“#manifesto” è il vostro primo full-length album. Cosa significa per voi questo traguardo e come pensate che rappresenti la crescita della band rispetto ai lavori precedenti?
Ciao e grazie dell’opportunità e dello spazio. #manifesto è la naturale e fisiologica conseguenza di questi anni di attività musicale. Ormai sono più di 20 anni che ognuno di noi scrive, compone e suona dal vivo in Italia e non. Il disco ci ha portato alla crescita complessiva come gruppo. Continuiamo ad essere una band “relativamente giovane”, o almeno così ci dicono, anche se i nostri acciacchi non confermano questa affermazione! I lavori precedenti sono stati lavori “preparatori” abbiamo creato il progetto un po’ per scherzo e anche la produzione stessa non voleva essere così impegnativa. Ma abbiamo riscontrato un forte interesse nel progetto fin dall’annuncio.
Avevamo 4-5 brani che poi sono confluiti in #resistiallestinzione e nel primo singolo uscito T-Rex Squad, da lì abbiamo capito che non potevamo prenderla sottogamba, quindi abbiamo iniziato a lavorare in maniera più intensa e decisa. Nonostante il problema della distanza, pandemia e una serie di sfighe non assolutamente trascurabili. La composizione di questo disco è iniziata musicalmente a fine 2022/inizio 2023, i testi sono stati scritti tra estate 2023 e fine dello stesso anno. è stato un lavoro lungo e a tratti estenuante per tutti, ma se un brano come Nostalgia è stato scritto e concluso alle 2 del mattino in una calda notte d’agosto poteva anche il disco poteva vedere la luce ed essere il
nostro #manifesto di questi anni.
I testi del nuovo album affrontano temi importanti, ma il piglio dell’album è comunque divertente e capace di “intrattenere”. In che modo questi valori hanno influenzato la scrittura dei brani e come siete riusciti a creare questa ricetta tra serietà e divertimento?
Il progetto T-Rex era nato con lo spirito di non prendersi troppo sul serio e questo lo si capisce anche da come ci “comportiamo” siamo comunque dei “coglioni” com’è solito dire Thomas. E infatti, per noi è molto importante mantenere comunque un po’ di spensieratezza e felicità. Ma siamo pur sempre dei “Compagni Incazzati” e con un governo di chiara matrice Fascista, non pensiamo sia più possibile stare in silenzio. Più della metà del testi di questo album gridano antifascismo e antirazzismo, nei precedenti abbiamo cercato di parlare anche di antisessismo e di piaghe come la Violenza sulle Donne. Siamo una band molto vicina ai temi sociali.
Questo album è molto vario, soprattutto in tema di sonorità, abbiamo scritto tralasciando l’antropomorfizzazione del Tirannosauro, che non è scomparso, ma resta molto in secondo piano rispetto ai precedenti. È forse vero che avendo scritto e cantato in prima persona questo disco stia riuscendo a coinvolgere di più. Speriamo che diverta e faccia comunque riflettere.
Musicalmente, avete consolidato il vostro stile ma anche sperimentato. Quali sono le influenze principali che emergono in #manifesto e quali nuovi elementi avete introdotto rispetto a #alladeriva?
Allora, questa è una bella domanda, partiamo da un presupposto. Abbiamo una “warmachine” in produzione che è Vittorio, lui scrive la totalità delle bozze dei brani a livello musicale, poi gli stessi vengono visti e rimodellati insieme a Thomas e Moreno. Io sono quello un po’ inutile, in quanto prendo il microfono e “sbraito” senza curarmi troppo. Sono anche quello che deve scrivere i testi, questo album l’ho scritto, come sempre per la maggiore, fatta eccezione per Assenza e per Nostalgia che ho scritto a 4 mani con Vittorio.
Musicalmente abbiamo cambiato un po’ di ascolti, ma niente che abbia influito totalmente sulla composizione di questo disco. La cosa che abbiamo variato leggermente è stato introdurre un po’ di levare in più e abbiamo rispolverato sonorità più hardcore. Tutti noi veniamo comunque da esperienze con band in quel genere, c’è piaciuto riportarle un po’ in questi brani. Per la prima volta ci siamo confrontati anche con la dimensione acustica. Da cantante mi sento molto soddisfatto. E ci siamo confrontati con i Fiati degli Ottone Pesante, come band ancora non avevamo affrontato la cosa e ci è piaciuto molto il risultato.
Avete collaborato con diversi artisti del panorama punk e hardcore, come Ivan degli Straight Opposition e Olly degli Shandon, passando per Seby dei Derozer e Steno dei Nabat. Come sono nate queste collaborazioni e come hanno arricchito l’album dei T-Rex Squad?
Siamo molto legati alla vecchia scuola, come si evince da questi nomi. Ivan e Steno, sono amici di “vecchia” data, Ivan è un fratello con cui abbiamo condiviso molto negli ultimi anni, Moreno è cresciuto nel Pescarese e Ivan è un’istituzione in Abruzzo ed è stato il primo nome dopo aver eseguito la prima volta per intero il brano in sala prove. La sua voce era la più adatta a “picchiare” duro sulla traccia e non poteva uscire meglio di così. Steno invece non è che gli servano molte presentazioni, è un maestro del genere, noi ogni 2 settimane siamo in sala prove al Vecchio Son e lui ha sempre mostrato un interesse e un rispetto enorme nei nostri confronti (e la cosa è assolutamente reciproca) e con Vittorio mentre stavamo ultimando “Assenza” ci siamo guardati e abbiamo chiesto seduta stante a Steno che per amicizia e per empatia visto l’argomento ha partecipato al brano inizialmente suonando l’armonica.
Successivamente gli abbiamo chiesto di partecipare anche con la voce e il risultato ci dicono sia da brividi (e lo pensiamo pure noi). Per quanto riguarda Olly e Seby, la storia è diversa. Siamo figli degli anni ‘80 e nel fine ‘90, inizio 2000 ci siamo affacciati ai generi alternativi. La “porta di ingresso”, come per tanti di noi, è stato il Punk Italiano: Derozer, Shandon, Punkreas, Pornoriviste, Skruigners e molti altri.
Olly, l’ho incontrato personalmente qualche volta e quando gli ho mandato la proposta ha accettato alla grande, la sua voce è per noi memorabile, brani come Viola, Whashing machine ci hanno fatto battere il cuore ai nostri 16 anni. Seby è uno di quelli che ha un’aura di austerità e forza devastante, forse una delle voci che più mi ha influenzato nella mia attività musicale, nell’ultimo anno siamo andati in giro con “Chiusi Dentro”, comunque un venerdì pomeriggio ci siamo imbarcati io e Tom e siamo andati da lui in negozio a Vicenza, siamo arrivati li con una demo in MP3, gli ho piazzato la cassa sul tavolo e dopo un ascolto gli abbiamo chiesto di collaborare. Ha accettato con gioia e noi siamo quelli più felici per il risultato complessivo del disco.
Poi, voglio citare anche Ottone Pesante e il Paso che hanno collaborato registrando fiati e tastiere, con gli Ottone il nostro Tom si era conosciuto anni fa durante un concerto e i ragazzi hanno fatto un lavoro rimarchevole. Il Paso è ormai un 5° componente dei T-Rex Squad che oltre a essere una persona paziente è un musicista e un ingegnere impressionante che con noi è riuscito a trovare la quadra perfetta per il nostro suono.
Uno dei brani più particolari è “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, che include un’intervista a Pier Paolo Pasolini. Come avete scelto questo pezzo e che ruolo ha nella narrazione complessiva dell’album?
Pasolini rappresenta un punto di riferimento per noi, il monologo che abbiamo utilizzato si sposava benissimo con il concept dell’album e con la musica di sottofondo, l’idea era quella di fondere una base strumentale malinconica e logorante, al parlato enfatico pungente di Pasolini. Il risultato è stato eccellente!
Nonostante i temi seri e impegnati, avete mantenuto l’ironia che vi caratterizza. Come riuscite a bilanciare l’energia ribelle del punk con il messaggio sociale profondo che trasmettete?
La cosa che ci stupisce è che tanti ci considerano frivoli e/o superficiali, in realtà trattiamo temi sociali fin dall’inizio. Ogni nostro brano nasconde un sottotesto sociale e/o culturale, spesso mi vengono a chiedere cosa significhi, ad esempio, il testo di Guerra. Anzitutto è un brano molto metaforico, e la “guerra” alla quale auspico è in realtà la rivoluzione sociale che tanto servirebbe al nostro paese e a questo mondo in generale. Abbattere differenze di genere, razza, cultura, sesso e religione. Impossibile pensare che nel 2024 ancora dobbiamo ancora vedere discriminazione, violenza e guerre, quelle vere. Per non parlare di genocidi e segregazione.
La cosa che la gente ha visto e interpretato come “ironia” spesso e volentieri è sarcasmo o l’antropomorfizzazione dei due personaggi che hanno accompagnato la produzione di #resistiallestinzione e #alladeriva che erano questi due T-Rex Dino e Rexa, in #manifesto, ad esempio, non sono presenti. Lo stanno definendo un disco di crescita, secondo noi è solo un’evoluzione di ciò che avevamo già cominciato. Comunque conciliamo tutto con la passione che ci mettiamo, chi più chi meno, siamo da 20 anni in giro a suonare e non è “solo una fase” come diceva mamma alle sue amiche!!
Il vostro nuovo album sarà disponibile in diversi formati, inclusa la musicassetta. Qual è il significato dietro questa scelta e cosa vi aspettate dalla risposta del pubblico al disco dal vivo?
Il significato di queste stampe è semplice, siamo dei maniaci collezionisti. Ahahahah, scherzi a parte, siamo tutti figli degli anni ‘80, i nostri coproduttori, Baku di Rumagna sgroza su tutti, hanno preferito il vinile per una maggiore richiesta sulle nostre precedenti pubblicazioni. Il CD sarà in tiratura limitata, nonostante anche dei precedenti siano rimaste una manciata di copie. E le MC invece sono una decisione di Giorgio di Gasterecords che si gasa in produzioni HomeMade molto rimarchevoli.
Per quanto riguarda la risposta del pubblico, vi rispondo come dico sempre alla gente che viene a sentirci in live: “Se fate un passo avanti, vi divertite voi e ci divertiamo anche noi!” Non ci stiamo facendo tante aspettative, vogliamo solo vedere un sacco di gente e divertirci con loro. La Squad è un’entità viva e vive grazie al live! Quella è la nostra dimensione reale.