Il 18 ottobre Giulia debutta con il singolo “Viola”, prodotto da Wrongonyou. Un invito ad essere se stessi senza farsi fermare dai pregiudizi degli altri.
“Viola”, colore particolarmente significativo per la cantautrice Giulia, è il lungo e tortuoso percorso che l’ha portata fino a qui. Nasce proprio come rivincita dopo un periodo in cui la frustrazione l’aveva portata a mettere in pausa la musica.
Ecco l’intervista per conoscerla meglio
“Viola” è il tuo primo singolo ufficiale: come ti senti all’idea di condividere finalmente questo brano col mondo?
Emozionatissima! Ho scritto questa canzone due anni fa. È stato un percorso tortuoso, e sono felice sia finalmente uscita. E, ammetto, anche un po’ in ansia, non solo perché è la prima, ma soprattutto per il significato che ha questo testo per me.
Il colore viola ha un significato speciale per te. Puoi raccontarci cosa rappresenta per te e perché lo hai scelto come titolo?
È sempre stato il mio colore preferito, per la sua intensità. Trovo sia un colore complesso e intrigante. Il fatto che sia da sempre considerato un porta sfortuna, poi, me lo ha fatto amare ancora di più: spesso mi sono sentita un’emarginata, non desiderata dalle persone che avevo intorno.
Nel brano esplori temi delicati come la salute mentale e la disillusione. Come ti ha aiutato la musica ad affrontare questi momenti?
È stata ovviamente un’ancora in tanti momenti, in tanti altri una fonte di dolore, perché la consideravo qualcosa di inarrivabile, un grande irraggiungibile sogno nel cassetto. Tutti abbiamo canzoni o artisti che, in qualche modo, ci hanno salvati e ci salvano da noi stessi. Per me è stato un verso in particolare: “the hardest part of ending is starting again”.
Hai lavorato a questo progetto con Wrongonyou: com’è stato collaborare con lui e quanto ha influenzato il sound del brano?
Marco è un artista eccezionale. Ho imparato (e sto imparando!) tanto da lui e da Francesco, della Nebraska Prod. Mi sono sentita subito a mio agio con loro, si è creata fin da subito un’ottima intesa. Sono entrambi davvero delle persone fantastiche. È stata un’esperienza meravigliosa, divertente, che ha influenzato molto il sound del brano, arricchendolo e migliorandolo.
Nel tuo percorso musicale, Giulia, hai attraversato anche pause e ripartenze. Cosa ti ha spinto a tornare a cantare e a scrivere?
Non ho mai smesso di scrivere, è da sempre il mio modo di mettere in ordine i pensieri. Riprendere a cantare, invece, è stato più difficile. A lungo l’ho vissuto come un hobby superficiale, infantile, di cui quasi vergognarmi. Poi mi è capitato di cantare al matrimonio di un amico, dopo tanto tempo che non lo facevo, e mi sono sentita come sollevata. Ho realizzato che, smettendo di farlo, non ero più me stessa al 100%. Mi sono ricordata di quanto mi rendesse felice, e ho capito che anche la mia felicità aveva la stessa importanza di quella di chi mi stava vicino. Su quest’ultima parte ci sto ancora lavorando, e la psicoterapia mi ha aiutata molto.
Dal tuo percorso personale e artistico emerge il coraggio di esprimersi liberamente. Cosa consiglieresti Giulia a chi sta attraversando un momento di dubbio o frustrazione, come quello che hai vissuto tu?
Esprimersi liberamente è difficile, fa spesso paura, e ammetto non sono sicura di essermi del tutto liberata da quel tipo di insicurezza. Credo che mettersi in discussione sia giusto, anzi, sacrosanto, e che i momenti “no” siano parte dell’esperienza di chiunque. Ma che la cosa più importante di tutte sia ricordarsi di volersi bene, nel mentre. E chiedere aiuto quando serve
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