Si intitola “Frammenti” questo primo lavoro di Marco Elba, EP digitale che troviamo in scena per la Volume!
“Frammenti” si muove inevitabilmente sfoggiando il solito osannato e ormai abusatissimo drilling per ogni tipo di soluzione. Oramai è come il prezzemolo e nessuno ne fa a meno. Chissà per quanti anni ancora dovremo portarcelo dietro… ma detto questo, sul santo drilling, si poggiano ballate trap che in due casi soltanto sembrano stagliarsi dal cliché. E cito qui i brani “Batman” – dai contorni cinematografici (sarà la suggestione del titolo a farmeli sentire) – e poi “Rub’ al-Khali” – che in fondo ha forza più per gli arrangiamenti che altro. Perché in questo altro, altro non c’è se non una voce trascinata col solito modo cantilenante che cerca tantissimo anche sfumature neo-melodiche tanto che più volte mi viene da pensare che la geografia del tutto sia Napoli e non Savona.
La periferia italiana, la città di provincia… non più il centro… si sta tornando li con la dimensione del suono e della lirica?
Tendenzialmente sì. Negli ultimi anni, la periferia italiana e le città di provincia sono tornate al centro della scena musicale, offrendo una nuova dimensione sia sonora sia lirica. Per quanto mi riguarda, sono molto legato a Savona perché è la città dove sono nato e in cui vivo. Passeggiare in riva al mare per trovare l’ispirazione penso sia un lusso e un privilegio. L’ambiente in cui si vive è determinante nel plasmare la propria musica, e penso che, per quanto le mie canzoni non siano molto “localizzate”, vivere in un posto come Savona abbia fatto la sua parte in “Frammenti”.
Parliamo di contaminazione. Parliamo di derive ad un genere classico. Da dove cerchi ispirazione per alterare la normalità?
La cerco un po’ dappertutto. Dalla mia quotidianità, dall’ascoltare tanta e tanti tipi di musica, dal rimescolare le carte in tavola per stravolgere le convenzioni musicali, e da tanto altro. Cerco sempre di trovare quel qualcosa di nuovo o utilizzare un determinato elemento in modo originale. Poi c’è da considerare che le note e gli strumenti ormai sono quelli, ma sono convinto che il modo per trovare la propria cifra e dare il proprio contributo in maniera riconoscibile ed originale ci sia sempre.
Che poi ti cibi anche di normalità: nel disco tante soluzioni sono quasi obbligatorie per restare nel trend oggi… vero?
Esatto. Volenti o nolenti, se si vuol fare della musica un lavoro ci sono dinamiche da tenere in considerazione. Quello che cerco di fare io è trovare un equilibrio tra quelle dinamiche e l’essere autentico, riuscire a dare il mio contributo coniugando entrambi gli aspetti. C’è anche da dire che fortunatamente mi piace e faccio un genere musicale che è abbastanza mainstream. Suonassi la ghironda medievale sarebbe sicuramente più difficile badare a certi aspetti. Tuttavia, le difficoltà si presentano anche nel pop moderno, ed essendo più sottili e affilate sono forse ancor più difficili da gestire.
E di questa scena, da esordiente? Che ne pensi? E che posto ti dai o pensi di meritare?
Penso poco a dove mi trovo, a quello che mi merito o no. Ciò che mi importa è dove voglio arrivare, ovvero sempre più in alto. Il mio obiettivo è quello di dare il massimo e migliorare sempre di più, crescere continuamente senza fermarmi mai per arrivare in cima alla vetta. Fare sempre un passo in più. Tutto ciò senza però dimenticare mai chi sono e da dove vengo. Essere autentico, essere me stesso, è e rimarrà sempre alla base di tutto.
Dopo l’EP “Frammenti”, arriverà il disco? Arriverai anche ad un’evoluzione del tuo stesso suono?
Sicuramente! I brani in cantiere sono moltissimi e non vedo l’ora di pubblicare tutto ciò a cui sto lavorando. Il mio suono continuerà ad evolversi come del resto continuerò a farlo io. Essendo il producer dei miei brani, mi diverto moltissimo a sperimentare, a cercare nuove soluzioni. Il sound è fondamentale nella mia idea di musica, e non smetto mai di lavorarci per evolverlo e migliorarlo. Non vedo l’ora di farvi sentire tutto quanto!