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The Frog: il duo metal – punk si racconta in questa nuova fase 

Self Tilted

Con un sound esplosivo che mescola metal, punk e hardcore, The Frog si sono fatti strada nell’underground con due EP di successo.

Ora, con l’uscita del loro album Self Tilted”, i The Frog sono pronti a conquistare nuovi ascoltatori. In questa intervista ci raccontano il processo creativo, le loro influenze e le sfide di essere una band in continua evoluzione. 
 

“Larry” è un’esplosione di energia e ironia. Come è nato questo brano e cosa rappresenta per voi? 

Questo brano è nato agli albori del progetto The Frog e per noi rappresenta la nostra amicizia, cioè puro divertimento. Larry era l’insegnante di basso di Umberto ai tempi del liceo ed era spesso vittima di scherzi telefonici che facevamo per divertimento, facendo il verso della gallina (lo stesso che sentite all’inizio del videoclip). Partendo da questa idea, abbiamo pensato di sviluppare un videoclip immaginandoci questo scherzo telefonico diventare realtà, immaginando un mondo dove le galline chiamano gli esseri umani per richieste comuni, come ad esempio ordinare una pizza, e da lì è partito tutto il trip.

Per noi è veramente fondamentale unire la narrativa visiva alla nostra musica, sia per cercare di comunicare la nostra identità sia perché è il modo in cui scriviamo la nostra musica, immaginandoci situazioni bizzarre e cinematografiche trasportati dal sound. Siamo fortunati di avere come uno dei nostri migliori amici Federico Munari, che oltre ad essere un bravissimo video maker ci conosce talmente bene che sa veramente come soddisfare le nostre richieste e renderle “froggose”. 

Il vostro sound mescola metal, punk e hardcore in una formula unica. Qual è il segreto per mantenere un equilibrio tra questi generi senza sacrificare l’energia e la coerenza? 

Il segreto non lo conosciamo, ma in fase compositiva cerchiamo di immaginare di essere una band completa di tutti gli strumenti e proviamo a sintetizzare al massimo le nostre idee, rendendole ottimali per il nostro duo di basso e batteria. La sfida più grande è cercare delle reference e l’originalità nella composizione, che va di pari passo alla pratica dello strumento sincronizzato alla voce. Il nostro è sempre un compromesso tra quello che vorremmo fare e quello che possiamo fare come duo. Il nostro processo artistico di composizione è in fase di sviluppo e speriamo lo sarà per sempre, perché crediamo sia questo il modo di tenere viva la voglia di fare musica nuova insieme. Essere un duo è difficile, ma crediamo che un grande vantaggio sia che, una volta collaudato il beat di batteria sul riff di basso, il nostro lavoro è finito. 

Dopo due EP che vi hanno fatto conoscere nell’underground, come avete affrontato la sfida di un full-length album come “Self Tilted”? 

Per noi il full-length non è una sfida ma un obiettivo, perché è principalmente il nostro modo di ascoltare la musica. A noi piace ascoltare dischi, conosciamo tanti album a memoria dalla prima all’ultima traccia, quindi non vedevamo l’ora di dare agli altri la possibilità di ascoltarci nel modo in cui noi ascoltiamo le nostre band preferite. Il motivo per cui il nostro album sarà self-titled è semplicemente per rendere più facile la memorizzazione di un nome ancora poco conosciuto. Rispetto alle nostre prime uscite, i nuovi brani sono molto più pensati e studiati. Abbiamo trascorso tanto tempo mettendo in discussione i nostri punti deboli e di forza, cercando di creare qualcosa che risulti credibile agli ascoltatori. Abbiamo dato il massimo per quello che è il nostro attuale livello e non vediamo l’ora di continuare a scrivere nuova musica e migliorarci nel farlo. 

Matteo Ciube e Federico Ascari hanno lavorato con voi per produrre e masterizzare questo album. Come hanno contribuito a valorizzare la vostra identità sonora? 

Matteo “Ciube” Tabacco ci ha letteralmente aperto un mondo. L’opportunità di condividere il tempo di composizione con un professionista come lui ci ha cambiato il modo di ascoltare e scrivere la musica e penso che siamo migliorati veramente tanto grazie a lui, sia a livello tecnico che compositivo. Matteo ci ha dato maggiore consapevolezza delle nostre capacità e ci ha indirizzati verso quella che secondo noi è la nostra identità di band. Abbiamo lavorato molto sull’interazione tra le due voci, sul sound, sui dettagli e sulla semplicità dei brani, che abbiamo capito essere la cosa più difficile, ma soprattutto ci siamo divertiti tanto. Sempre su consiglio di Matteo, ci siamo affidati a Federico Ascari, che ha masterizzato il nostro disco rendendoci veramente fieri del lavoro fatto. 

“Larry” rappresenta l’essenza del vostro sound: riff taglienti, breakdown esplosivi e un groove irresistibile. Come avete costruito questa “ricetta sonora” e quali sono le vostre principali influenze? 

Siamo cresciuti insieme ed abbiamo sempre suonato nelle stesse band, ascoltando gli stessi generi musicali fin da piccoli, e questo ha sicuramente giocato un ruolo importante sulle influenze da utilizzare nelle nostre canzoni. Pensiamo di essere molto aperti dal punto di vista musicale, anche se alcune influenze sono più evidenti di altre, come ad esempio Anthrax, Beastie Boys, Pantera, Rage Against The Machine e molti altri che potete sentire. Ma ci ispiriamo anche alla musica pop rock anni ’80/’90/2000, come The Police, The Killers, Foo Fighters, The Hives. Quello che ci piace lo usiamo per cercare di creare qualcosa di unico, che suoni “frog”. 

L’album “Self Tilted” sembra promettere intrattenimento puro e tensione sonora costante. Cosa possono aspettarsi i fan dei The Frog dal resto del disco? 

Il disco ci sembra scorrere in modo fluido, siamo felici e non vediamo l’ora di ricevere dei feedback. Siamo usciti dalla nostra comfort zone e abbiamo provato ad inserire due canzoni che sicuramente suoneranno diverse dalle altre; in una in particolare abbiamo sperimentato molto, associando musica elettronica ed effetti vocali, esplorando una nuova sfumatura del nostro progetto che ci piace e ci diverte molto. Abbiamo inserito anche un altro brano un po’ più melodico rispetto al resto dell’album.

Avete già consolidato un seguito nell’underground italiano e oltre. Con l’uscita di “Self Tilted”, come pensate di espandere ulteriormente il vostro pubblico? 

A gennaio saremo in America per un mini tour nella East Coast, inizieremo così a promuovere il nostro disco, in attesa e nella speranza che ci si presentino nuove opportunità per il futuro! 

— Onda Musicale

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