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La nostra recensione di “Pretzel Logic” degli Steely Dan

Steely Dan (1974)

Pretzel Logic è il terzo album degli Steely Dan, una band che ha lasciato un’impronta significativa nella musica degli anni ’70.

Gli Steely Dan nascono a New York nel 1971 dall’incontro tra Donald Fagen, cantante e tastierista e Walter Becker, bassista e chitarrista, due menti brillanti con un’ossessione per il jazz, il pop e testi criptici. Iniziano come band vera e propria con membri fissi come Denny Dias alla chitarra, Jeff “Skunk” Baxter alla chitarra e Jim Hodder alla batteria, ma presto si trasformano in un progetto da studio guidato da Fagen e Becker, con l’aggiunta di musicisti di sessione di altissimo livello.

Dopo il successo di Can’t Buy a Thrill (1972) e il meno fortunato Countdown to Ecstasy (1973), la band pubblica Pretzel Logic, un album che segna una svolta

La storia del disco inizia nel 1974, dopo la delusione commerciale di Countdown to Ecstasy. La band è stanca delle tournée: odia il caos del rock’n’roll itinerante e sogna uno spazio creativo puro, il controllo totale in studio. Decidono così di abbandonare i lunghi jam strumentali del secondo album e puntano su canzoni brevi, sotto i quattro minuti, perfette per la radio ma dense di idee. Il disco Pretzel Logic viene registrato al Village Recorder di Los Angeles con il produttore Gary Katz, chiamando a raccolta talenti come Jim Gordon e Jeff Porcaro alla batteria, Victor Feldman alle percussioni e Michael Omartian alle tastiere. È l’ultima volta con la formazione originale: dopo questo album, Baxter se ne va nei Doobie Brothers, Hodder diventa un corista e Dias si riduce a collaboratore occasionale. I superstiti prendono il timone, trasformando gli Steely Dan in un duo che orchestra un esercito di session men.

L’anailisi di “Pretzel Logic”

Pretzel Logic si apre con “Rikki Don’t Lose That Number”, un biglietto da visita perfetto: un’intro di piano sincopata che ruba il basso a “Song for My Father” di Horace Silver, una melodia pop irresistibile e un testo enigmatico che mi lascia a chiedermi chi sia questa Rikki. Il singolo scala le classifiche fino al numero 4 negli USA, un successo che riporta gli Steely Dan sotto i riflettori. Segue “Night by Night”, un funk-rock cupo con fiati taglienti e un groove che mi fa muovere: qui la band mostra i muscoli.

Any Major Dude Will Tell You” è una perla di conforto raro nel cinismo degli Steely Dan. Con un riff di chitarra acustica che culla l’ascolto e armonie vocali morbide, il brano racconta di consolazione e squonk, creature mitologiche che si sciolgono in lacrime. Segue “Barrytown”, un pop-rock semplice ma con un testo che punzecchia i pregiudizi sociali, forse un ricordo dei Moonies visti da Fagen vicino al Bard College.

Il lato A si chiude con “East St. Louis Toodle-Oo”, un omaggio a Duke Ellington e al jazz

Sul lato B, la prima traccia è “Parker’s Band”, un tributo a Charlie Parker: tamburi doppi (Gordon e Porcaro insieme) e sassofoni che duellano e che portano l’ascoltatore nel cuore del bebop, mentre si canta di “Groovin’ High” e “Relaxing at Camarillo”. Segue “Through With Buzz”, un brano breve e “un po’strano” con archi che danzano attorno a un testo sul rifiuto di un’amicizia: è un riempitivo, ma piace la sua eccentricità. Segue il pezzo forte, “Pretzel Logic”, un blues che si trasforma in un coro jazz in cui si racconta di viaggi nel tempo e di Napoleone, mentre Becker sfodera un assolo feroce. È il cuore dell’album.

Il disco prosegue con “With a Gun”, un country-rock su un oscuro scambio di droga e pistole

La pedal steel di Baxter quasi sorprende, ma il brano resta leggero. Poi è la volta di “Charlie Freak”, che colpisce l’ascolto: un pianoforte “minimal” accompagna la storia di un tossico che vende un anello per l’ultima dose, un racconto tragico che scuote l’anima. Il disco si chiude con “Monkey in Your Soul”, un funky breve con fiati vivaci e un testo assurdo che strappa un sorriso: è un finale allegro, ma non memorabile.

Pretzel Logic può essere visto come un ponte

La band abbandona i concerti e le jam sessions per abbracciare lo studio e la perfezione pop-jazz in un mix di pop, jazz, blues e R&B con una produzione impeccabile. Anche se a volte i testi sono troppo criptici, la musica cattura l’ascoltatore. Nel 1974 il disco raggiunge la posizione numero 8 nella classifica Billboard 200 e ottiene l’approvazione della critica. Non è poco per un disco che nasce da una crisi e da un cambio di rotta.

Formazione degli Steely Dan durante la realizzazione di “Pretzel Logic

  • Donald Fagen – voce solista, tastiere
  • Walter Becker – basso elettrico, chitarra, accompagnamento vocale-cori
  • Jeff Baxter – chitarra
  • Denny Dias – chitarra
  • Jim Hodder – batteria

— Onda Musicale

Tags: Jeff Porcaro, Blues, Steely dan, Duke Ellington, Charlie Parker, Donald Fagen
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